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La beffa della differenziata. Gli impianti di riciclaggio sono insufficienti

di Alessandro Mondo - 23/11/2006


 
Paghiamo un sacco di soldi e ci danniamo per dividere i rifiuti e ora si scopre che gli impianti di riciclaggio sono insufficienti e una fetta della nostra fatica finisce ugualmente in discarica,
di Alessandro Mondo

TORINO - Il 29 per cento della plastica raccolta nel Torinese finisce in discarica. Su 100 tonnellate di organico che arrivano all’impianto di Pinerolo, 40 tornano in discarica. Il combustibile ricavato dai rifiuti non ha mercato. Il compost si vende, ma a fatica. La raccolta differenziata, in certi casi, ha il sapore di una beffa. I pochi dati disponibili fanno emergere le contraddizioni di un sistema che non garantisce il pieno recupero dei rifiuti che i cittadini selezionano con tanta cura. Motivo in più per migliorare l’efficienza della filiera, ribatte la Provincia, che punta alla revisione del Piano provinciale di gestione dei rifiuti. Ma l’opposizione non dà tregua.
Cosa si ricicla? Nessuno lo sa. I numeri non ci sono. Né l’Osservatorio provinciale, né l’ATO, l’Associazione d’ambito torinese per la gestione dei rifiuti, conoscono le percentuali di riciclo del pattume differenziato. O le conoscono parzialmente. “Manca la tracciabilità del prodotto”: un problema al quale si intende rimediare chiedendo conto ai Consorzi di bacino e al Conai, il Consorzio nazionale per il recupero degli imballaggi.
I problemi Varie cause compromettono l’efficienza del sistema, creando una forbice fra le percentuali della raccolta e quelle dell’effettivo riciclo: scarsa qualità dei materiali, linee di smistamento inadeguate, deficit delle strutture di trattamento. Emblematico il caso dell’impianto di compostaggio di Borgaro, fermo dal 2005 in attesa di essere ammodernato: oggi Amiat trasferisce a sue spese l’organico in eccesso fuori Provincia (Alessandria, Ferrara, Bologna).
Plastica Ogni produttore versa al Conai 72 euro per ogni tonnellata di plastica (imballaggi) prodotta: il 10% di questa cifra copre la quota di funzionamento del Corepla, Consorzio per il recupero degli imballaggi in plastica. La selezione è affidata alla Demap di Beinasco che vaglia e lavora il materiale trasformandolo in prodotti da rivendere. Il ricavo per il Corepla è di 100-150 euro a tonnellata. Tra scarto di selezione (24%) e scarto di lavorazione (5%), la quota non recuperabile - smaltita negli inceneritori con un costo di 100 euro a tonnellata -, raggiunge il 29%. Scarto eccessivo, ha già avvertito il Corepla, che si traduce in un costo per la Demap.
Verde e organico «Siamo malmessi», ammette il presidente dell’ATO Paolo Foietta. Su 100 tonnellate di organico che entrano nell’impianto di Pinerolo - l’unico a pieno regime (35 mila tonnellate l’anno, 50 mila in prospettiva) - 40 tornano in discarica. Pesa, fra le altre cose, il deficit di impianti. Stando ai dati forniti da Alleanza nazionale, sostanzialmente confermati dall’ATO, nel 2005 sono state raccolte 125 mila tonnellate di verde e organico mentre la capacità di smaltimento in Provincia nel 2006 non supera le 65 mila.
Compost E’ il concime ad uso agricolo ricavato dalla raccolta dell’organico. Non ha un grande mercato: 10 euro a tonnellata, quando va bene; difficile competere con i fertilizzanti chimici.
CDR Pare che il combustibile ricavato dai rifiuti solidi urbani, utilizzato da inceneritori e cementifici, non lo voglia nessuno. “La linea di trattamento del rifiuto secco è sottoutilizzata anche per problemi di mercato - conferma la Provincia -: non si trova chi lo acquisti, anche al solo costo di trasporto, sebbene fino a qualche anno fa tale scelta sembrasse efficace e remunerativa”.
Carta Situazione buona. Secondo Comieco, delle 152 mila tonnellate raccolte nel 2005 solo 3 mila sono finite in discarica. La qualità della carta di Torino è fra le migliori d’Italia.
Vetro, lattine, metalli La mancanza di dati impone un atto di fede: stando all’ATO, lo scarto non supera il 2%, grazie alla domanda sul mercato e allo scarso trattamento del prodotto recuperato.
Legno Il trasporto alle piattaforme di smistamento non supera il 50%. Il motivo, secondo l’ATO, è un mercato parallelo più conveniente: sovente i Consorzi preferiscono vendere gli imballaggi alle imprese di trasformazione.