Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Perché è giusto «nascondere» quelle immagini

Perché è giusto «nascondere» quelle immagini

di Massimo Fini - 28/11/2006

 
Quando nel 1984 il segretario del Partito Comunista Enrico Berlinguer si abbattè sul palco durante un comizio colpito da un ictus devastante, nessuna televisione, benché l'uomo e il luogo fossero pubblici, trasmise quelle immagini. Perché si ritiene - o perlomeno questa era la sensibilità di allora - che il momento della morte biologica (diverso è il discorso per quella violenta che ha un altro statuto) sia il più privato, il più intimo, il più sacro della vita di un uomo, che sarebbe osceno profanare con lo sguardo, e così lo sente colui che muore. Nel solo passaggio di una generazione le Tv, alla perenne ricerca di ciò che fa spettacolo e audience senza più alcun rispetto della dignità o della persona, avevano abbattuto anche quest'ultimo tabù.


Quando nel 2004 il ventitreenne calciatore ungherese Miklos Feher si accasciò sul campo colpito da un aneurisma, le Tv di tutto il mondo si accanirono ossessivamente sulle immagini di quel corpo giovane, ma già intimamente minato, che cade sul terreno di gioco allargando lentamente le braccia in segno di resa.

Anche se, grazie a Dio, questa volta la cosa ha avuto un lieto fine - che però nessuno poteva prevedere nel momento in cui si svolgeva - han fatto benissimo le Reti Mediaset a non rimandare le immagini del malore di Silvio Berlusconi e malissimo quelle Sky a insistervi, morbosamente, per tutta la giornata. Le Reti Mediaset avranno certamente avuto anche motivazioni di ordine politico - non mostrare l'umana debolezza del leader di Forza Italia - ma ciò non toglie che questo sia il comportamento corretto da tenere. Né vale il ragionamento di Mauro Paissan, uno dei componenti del Garante della Privacy (bel garante davvero), il quale ha affermato che "Quelle immagini potevano essere trasmesse perché Berlusconi è un uomo politico e la manifestazione era pubblica". Anche Berlinguer era un uomo politico e anche allora la manifestazione era pubblica, ma la sensibilità del tempo inibiva di far vedere lo smarrimento e il disfacimento di un uomo che muore o - il che fa lo stesso - che crede di star per morire (gli occhi sbarrati di Berlusconi dicevano questo). "Quando una persona perde il controllo di sè - ha detto giustamente il direttore di Studio Aperto Mario Giordano - non si mandano in onda le immagini, per rispetto".

Le vicende più intime di una persona - e la salute e, a maggior ragione, la morte appartengono ovviamente a questa sfera privatissima che nessuno ha diritto di violare - non possono e non debbono essere abbandonate alla curiosità pubblica, chiunque ne sia il protagonista. E ci auguriamo che questo "memento", che il malore di Berlusconi ha riportato all'onor del giorno, valga, fra i media, per il futuro. Non solo per importanti uomini pubblici, ma anche per i Miklos Feher.