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Democracy Crushing

di Miguel Martinez - 04/12/2006

 

Ieri sono scesi in piazza a Beirut circa un milione di libanesi. Un quarto della popolazione, come se in Italia ci andassero in quindici milioni in una sola manifestazione. Sulla cifra, non ci sono molti dubbi, visto che anche Il Giornale titola, "Un milione di hezbollah assediano Beirut." C'era anche la mitica cantante (cristiana) Fairouz, che da sola (almeno per me) vale per un bel po' di altre persone.

Questo milione di libanesi chiede, in maniera assolutamente pacifica, che si dimetta il governo di Fuad Sanyora (o Siniora) che ha devastato il paese con le riforme economiche e che non ha saputo difenderlo dall'invasione. Un governo che ha messo insieme storici capiclan che hanno commesso numerose stragi, estremisti wahhabiti e la destra falangista, tenuti insieme dal denaro saudita.

Due Terroriste Islamonazicomuniste a Beirut ieri esprimono tutto il loro odio per i Nostri Valori.
Notare il minihijab mimetico della fanatica (in senso romanesco) a sinistra

I manifestanti chiedono la fine di un sistema rigorosamente basato su quote etnico-confessionali.

Da che parte sta l'Italia? Avete indovinato:

D'Alema: difendere il governo Siniora  
 
Libano: Prodi, "Sono preoccupato, sostengo Siniora"

L'esponente più in vista del movimento per cambiare il governo libanese è il generale Michel Aoun, un cattolico che si è opposto per anni all'occupazione siriana del suo paese (ma la cosa non sembra interessare i nostri media che continuano a parlare solo di "filosiriani").

Durante la manifestazione, Michel Aoun ha spiegato il pensiero dei manifestanti:

"E' una vergogna distinguere tra una confessione e l'altra, perché noi ci siamo incontrati sotto la bandiera libanese, e ne andiamo fieri.

Sì, siamo estremisti: estremisti per la conservazione della sovranità e dell'indipendenza del Libano, per la conservazione della libertà di decidere, di condurre vite moderate. La moderazione consiste nella coesistenza e nell'apertura verso gli altri. La moderazione non consiste nel sacrificare i propri diritti e la propria indipendenza. La moderazione non consiste nella ricerca di decisioni nei capiluoghi vicini e lontani del mondo. Oggi cerchiamo di liberare il diritto di prendere le decisioni in libertà. La decisione la prendiamo qui dove ci troviamo, come un Libano unito, a concordare le nostre politiche interne, esterne e di difesa.[...]

Riteniamo che ogni sostegno di parte al governo, da qualunque paese provenga, non costituisca un sostegno amichevole, ma sia un sostegno che crea uno scontro nella società, mentre la cospirazione minaccia la nazione e la sua unità."

Quale sia questa "cospirazione", e chi stia preparando la guerra civile in Libano, lo spiega proprio Il Giornale,  in un articolo di sorprendente sincerità ( La «milizia blu» anti-sciita è l’arma segreta di Siniora). Cito integralmente la parte fondamentale dell'articolo (ripeto, quelle che seguono non sono parole mie, sono parole della redazione del Giornale berlusconiano):

"Americani e Sauditi, con l'appoggio alterno di Parigi, non sembrano disposti ad assistere alla sconfitta di Fouad Siniora e degli altri alleati libanesi.  Contrariamente al passato sembrano esser arrivati preparati allo scontro finale. La loro arma segreta, la milizia messa in piedi in gran segreto negli ultimi 17 mesi, è venuta allo scoperto sul campo di battaglia del Gran Serraglio, il palazzo di governo nel cuore di Beirut assediato dai dimostranti filo siriani.

 

Hanno le divise grigio azzurre della vecchie forze della Sicurezza interna, ma non hanno nulla a che fare con la forza derelitta e inefficiente di un tempo.

I servizi di sicurezza americani e francesi,  consapevoli di non poter fare affidamento, neppure dopo il ritiro di Damasco, su un esercito controllato da generali filosiriani puntarono tutto, d'intesa con i sauditi, sulla ristrutturazione di quell'unità di sicurezza. Per annacquare la maggioranza sciita la portarono da dodicimila a 24mila uomini reclutando esclusivamente giovani sunniti e cristiani rigorosamente anti siriani. Subito dopo iniziò l'addestramento pagato da Parigi e Washington con la supervisione di un buon numero di consiglieri militari.

Solo gli Stati Uniti hanno contribuito con almeno 1 milione e mezzo di mezzo di dollari all'addestramento della nuova unità. Un nucleo di specialisti dell'Fbi ha organizzato le “Pantere“, il nocciolo duro dei “miliziani blu“ composto da 325 uomini addestrati con le tecniche delle forze speciali e degli “Swap team“. A questo lavoro di formazione si è aggiunto nelle ultime settimane il “regalo“ degli Emirati Arabi Uniti che hanno accelerato l'invio di forniture d'armi e di automezzi.

Grazie a questo lavoro Fouad Siniora e i suoi ministri possono contare su una forza di fedelissimi schierati nella capitale e nei centri nevralgici del paese. 

Nei giorni scorsi, secondo il ministro sunnita Ahmad Fatfat, la Forza di Sicurezza Interna ha fatto affluire nella capitale 8mila miliziani armati di tutto punto e pronti a respingere qualsiasi assalto al palazzo del governo. Per ammissione dello stesso Fatfat, la “milizia blu“ può contare sulla consulenza strategica e sulle informazioni d'intelligence messe a disposizione dai servizi segreti egiziani, sauditi e kuwaitiani. Oltre, ovviamente, all'aiuto fornito da Cia, Fbi e e dagli agenti francesi del Dgse

La stessa Forza di sicurezza interna ha speso almeno 30 milioni di dollari, messi a disposizione dai suoi finanziatori, per organizzare un'unità d'intelligence autonoma e indipendente dagli altri tre servizi segreti libanesi."