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L'Iran? Non è come lo si dipinge.

di redazionale - 04/12/2006

 

 


 Ci sono molti luoghi comuni riguardo all'Iran. La foto, ad esempio, non ritrae ragazze italiane durante lo shopping del sabato, ma due ragazze di Teheran durante lo shopping... del giovedì. I giovani iraniani sono tra i più attivi del mondo su Internet, praticamente tutti hanno un blog e comunicano furiosamente online via chat, email e commentandosi a vicenda. 

Ma c'è un altro luogo comune che ora tocca smentire (ci avevamo provato anche qualche tempo fa, in questo post e in questo ) ed è quello delle infinite risorse petrolifere dello Stato persiano. Secondo Business Week , l'industria petrolifera iraniana sta mostrando seri segni di difficoltà. Non che le risorse, seconde solo a quelle saudite, siano carenti: è che il consumo interno di petrolio è arrivato a livelli che mettono a repentaglio le esportazioni. I pozzi più antichi, che risalgono addirittura al 1920, sono in declino, e c'è necessità di investimenti stranieri per migliorare la tecnologia produttiva.

E qui cade un altro luogo comune: ovvero che l'ENI, in Iran dai tempi di Mattei, faccia la parte del leone. Invece, la compagnia italiana produce la miseria di 35.000 barili al giorno in Iran perché, come sostiene Scaroni, i contratti sono poco convenienti.

Ma il vero problema sono i consumi interni. Con la benzina praticamente regalata, ogni iraniano ha l'automobile e ne fa uso smodato. Il Paese è già oggi costretto addirittura ad importare benzina, e anche costruendo nuove raffinerie si otterrà soltanto un ulteriore crescita dei consumi. E' ovvio che le potenze straniere non vedono di buon occhio tutto questo "spreco di petrolio" dei cittadini iraniani quando gli occidentali ne hanno disperato bisogno.

L'unica soluzione sarebbe quella di aumentare il prezzo alla pompa: ma Ahmadinejad non è Putin. Potrà politicamente permetterselo?