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Serve un governo di unità. Intervista a Michel Aoun

di Camille Eid - 05/12/2006


 
   
Premessa redazionale: la seguente intervista ad un rappresentante dei cristiano-maroniti di Michel Aoun e’ importante perche’ getta luce sull’attuale situazione libanese e sulle motivazioni che hanno spinto il generale cristiano Aoun, l’unico difensore del Libano dall’invasione siriana alla fine degli anni ’80, all’epoca svenduto dagli americani in cambio dell’appogio della Siria contro Saddam, ad appoggiare Hezbollah contro chi vuole la guerra civile in Libano tra cristiani e mussulmani nell’interesse di Israele e degli U.S.A.

 

Ibrahim Kanaan, deputato del blocco cristiano: dopo 30 anni di guerre e occupazioni la logica della contrapposizione non può funzionare

 


L'avvocato Ibrahim Kanaan è un deputato del blocco parlamentare guidato dal generale Michel Aoun e un leader di spicco della "Corrente nazionale libera". Lo abbiamo raggiunto al telefono non appena era finito il discorso del generale davanti alla folla di manifestanti a Beirut.
Aoun ha detto che queste manifestazioni sono fonte di speranza e non di preoccupazione. Ma molti libanesi temono che la logica della "piazza contro piazza" possa portare al peggio.
L'invito di Aoun parte da presupposti su cui si trovano concordi tutti i libanesi. Noi non pretendiamo di poter garantire da soli quella sicurezza cui ambisce la popolazione. Per questo, malgrado l'assenza di una buona parte di libanesi, questo raduno vuole porsi contro la logica della divisione.
Il Libano, dopo 30 anni di guerre e occupazioni, sta attraversando una fase critica della sua storia: in questo momento non può funzionare la contrapposizione tra una maggioranza che governa e una minoranza che fa l'opposizione. Ecco perché questo raduno vuole sollecitare la formazione di un governo di unità nazionale in grado di affrontare le sfide del futuro in cui tutti si possano sentire degnamente rappresentati. Questo obiettivo di unità è quanto mai necessario nel momento in cui il Medio Oriente assiste a divisioni etnico-religiose e continui scontri tra "assi", ognuno dei quali cerca di risucchiare il Libano.
Ma il suo partito è sceso in piazza a fianco a dei movimenti che dichiarano chiaramente di essere vicini, appunto, all'"asse" Teheran-Damasco.
Il Libano non è un'isola felice nel Medio Oriente. Al contrario, proprio qui si intrecciano molti interessi regionali e internazionali. Se vogliamo essere realisti, all'asse Teheran-Damasco si contrappone oggi una grande potenza che conduce una tremenda guerra. Non dimentichiamo che questa stessa potenza ha "svenduto" per 15 anni il Libano alla Siria e sarebbe pronta a farlo ancora in caso di un compromesso. Noi diciamo di no a tutti gli assi. Non vogliamo finire di nuovo come merce di scambio, e l'unico mezzo per evitare ciò è la nostra unità nazionale.
E perché questa unità nazionale non ha funzionato l'anno scorso quando i siriani se ne sono andati?
Perché è prevalsa una logica di potere. Che bisogno c'era di ricostruire la democrazia libanese in base a una legge elettorale fabbricata dai siriani? Le forze che oggi contestano il duo sciita Amal-Hezbollah sono state le prime a stringere un'alleanza elettorale con loro per conquistare la maggioranza al Parlamento. Noi invece siamo contrari all'esclusione di qualsiasi comunità.
Non era meglio per Aoun fare da ago della bilancia tra i due campi invece di apparire come l'alleato dell'Hezbollah?
Abbiamo tentato in tutti i modi di svolgere questo ruolo, incontrando un muro. Siamo stati emarginati per un anno e mezzo, nonostante il nostro movimento abbia giocato un ruolo essenziale nella rivolta dei cedri.
Il patriarca Sfeir non condivide la scelta di scendere in piazza e molti temono di vedere i cristiani pagare il prezzo di questa spaccatura.
Il patriarca ha anche ammesso che mancano nell'attuale governo equilibrio e partecipazione. Assicuro che, nonostante le provocazioni e le intimidazioni, eviteremo di cadere nel tranello delle rivalità tra cristiani. La salvaguardia dell'indipendenza del Libano vale più di ogni altra considerazione.