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Usa-Russia: scenari di guerra fredda

di Andrea Perrone - 05/12/2006

 


La dottrina dello spazio di Bush non piace proprio a Mosca e il clima tra Russia e Usa rischia di precipitare.
Il responsabile dell’agenzia dello spazio russa ‘Roskomos’, Vitaly Davydov, ha dichiarato all’agenzia statunitense ‘Associated Press’ che la nuova dottrina dello spazio avallata dal presidente americano George W. Bush potrebbe accrescere la tensione e provocare un confronto militare nei cieli siderali. La nuova dottrina statunitense asserisce che Washington ha il ‘diritto’ di negare ai suoi avversari l’accesso allo spazio e dichiara che gli Stati Uniti si opporranno strenuamente ad una qualsiasi iniziativa in tal senso. Ribadendo perciò il solo diritto di Washington di controllare lo spazio con le sue armi tecnologicamente avanzate.
“Questo documento può essere considerato come il primo passo verso un approfondito confronto militare nello spazio”, ha dichiarato Davydov all’agenzia russa ‘Interfax’. “Attualmente gli americani dichiarano che intendono non soltanto andare nello spazio ma dettare anche a chiunque altro il permesso di farlo”, ha proseguito Davydov. La dottrina afferma che “gli Stati Uniti manterranno i loro diritti, le loro capacità e la libertà d’azione nello spazio, inoltre, dissuadono o impediscono ad altri sia da impedire questi diritti sia da sviluppare le capacità atte a farlo” e “impedisce, se necessario, agli avversari l’uso dello spazio per finalità contrarie agli interessi degli Usa”. Davydov ha poi criticato i piani di Washington di dispiegare armi nello spazio e ha dichiarato che la Russia potrebbe rispondere militarmente, agli Usa, se questo avvenisse.
Ma il confronto fra le due super-potenze è ormai in atto da tempo. Da quando Mosca ha ripreso il controllo della Federazione e progressivamente sta riconquistando il suo prestigio nel mondo dopo la pessima era Eltsin. Il dilemma degli Usa è costituito però dal tentativo portato avanti dal Cremlino di conquistare i mercati europei con le commesse di gas e petrolio attraverso le condotte siberiane e quelle del Mar di Barents. Un progressivo avvicinamento economico che potrebbe precorrere persino ad un futuro allineamento politico fra il Vecchio Continente e la Russia.
Gli Usa, infatti, conducono operazioni clandestine in tutta l’Asia centrale, essenzialmente per spiazzare la Russia. Le tensioni in Armenia, Azerbaigian e Georgia sono il risultato diretto del coinvolgimento geopolitico statunitense in quella che una volta veniva considerata la tradizionale sfera d’influenza russa. Georgia e Azerbaigian sono diventate di fatto protettorati americani. Infatti, nel recente confronto tra Russia e Georgia, il presidente di Tiblisi, Mikhail Saakashvili, ha dichiarato “di voler proseguire gli sforzi della Georgia per entrare a far parte della Nato e per accelerare il ritiro delle truppe russe dal territorio del paese”. Mosca ha risposto mettendo le truppe russe in Georgia in stato di massima allerta, dopo l’accusa di Tbilisi secondo cui alcuni ufficiali russi di stanza nel paese sarebbero coinvolti in fatti di spionaggio. Nel frattempo, facendo riferimento all’allargamento della Nato, ai primi di ottobre Mosca ha ammonito l’Alleanza Atlantica che adotterà “le misure opportune” qualora la Polonia collochi “sul proprio territorio elementi del sistema di difesa missilistico degli Usa o della Nato”.
“Continuiamo a giudicare negativamente questi piani. Noi pensiamo che questi piani e il possibile spiegamento del sistema di difesa missilistico della Nato avrebbero effetti negativi sulla stabilità strategica, la sicurezza nella regione e i rapporti tra gli Stati”, ha dichiarato il ministro degli Esteri russo, Mikhail Kamynin. “Una nuova situazione di questo tipo ci obbligherà obiettivamente a prendere misure appropriate, perché non possiamo farvi fronte basandoci solo sull'affermazione che il sistema di difesa missilistico degli Usa e della Nato in Europa non è diretto contro la Russia”, ha aggiunto Kamynin. Varsavia, infatti, continua a bloccare l’apertura delle trattative per la conclusione della nuova intesa economica ed energetica, utilizzando il pretesto del mantenimento dell’embargo di Mosca sui prodotti agroalimentari polacchi. Varsavia giudica tale embargo “prettamente politico” e sottolinea che questo costituisce per la Polonia una perdita di circa 400 milioni di euro all’anno. In realtà il vero scopo dei filo-atlantici di Varsavia è quello di impedire un accordo sull’energia tra Ue e Russia che vedrebbe la Polonia definitivamente tagliata fuori.