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Libano: il governo Siniora è incostituzionale e deve dimettersi

di Michel Aun* - 07/12/2006





Alla conclusione della guerra, le formazioni politiche che hanno difeso il Libano contro l’aggressione straniera dispongono di un massiccio sostegno popolare, mentre la maggioranza parlamentare viene schernita per la sua inerzia nei giorni della sofferenza. Privo, da tre settimane, di legittimità costituzionale, il governo si abbarbica illegalmente al potere con il sostegno degli Stati Uniti e di una parte del governo francese. Il 2 dicembre 2006, 800 000 Libanesi hanno manifestato per esigere che il governo se ne vada e 5 000 persone sono accampate giorno e notte per bloccare l’accesso al palazzo governativo. Riproduciamo il discorso del generale Michel Aun, portavoce dell’opposizione.

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4 dicembre 2006





Grande popolo del Libano !



In questi momenti storici, mi rivolgo a voi in un’atmosfera piena di speranza e non di apprensione, perché noi abbiamo la coscienza tranquilla e cerchiamo di raggiungere i nostri obiettivi nazionali in modo da garantire la sicurezza, la sovranità e l’indipendenza della nostra patria. Oggi, insieme, noi concretizziamo le concezioni nazionali ed etiche che non sono più dei vuoti slogan, ma una realtà vissuta in ogni casa e in tutti i cuori.



Oggi noi consolidiamo l’unità nazionale divenuta un modello di vita che scegliamo per il futuro.



I nostri valori non si fondano su un discorso politico e, se altri si esprimono meglio di noi, noi abbiamo dimostrato nei fatti di rispettare i nostri impegni e di mantenere le nostre promesse più di ogni altro partito.



Oggi non siamo, come essi pretendono, ad un crocevia, ma su una via diritta che lascia alle nostre spalle la paura, l’angoscia e i mormorii.



Saluto i presenti, ma vorrei salutare anche gli assenti e preciso che saremmo stati ben più felici se questo Serraglio [1] fosse stato presente tra noi con i suoi ministri. Noi non cerchiamo di isolarli, né di monopolizzare il potere, né di realizzare degli interessi personali o di parte, ma di consolidare oggi la patria sulle sue basi essenziali senza le quali essa non può esistere.



Abbiamo sufficiente determinazione, pazienza e saggezza per cercare di ottenere il ritorno del figliol prodigo a questo grande popolo il quale non aspira che ad unificare tutti i suoi figli.



Nonostante questi pericoli che consideriamo momentanei, noi ringraziamo le reti televisive, anche quelle che, in tali manifestazioni nazionali dove non sventola che la bandiera libanese, possiedono dei contatori di confessioni ed enumerano migliaia di cristiani e centinaia di migliaia di sciiti [2]. Diciamo loro : è un’offesa delle distinzioni tra i Libanesi su basi confessionali. Ci siamo riuniti sotto la bandiera nazionale e ne siamo fieri senza vergognarci di fronte a nessuno al mondo.



Sì, noi siamo estremisti nel mantenimento della sovranità e dell’indipendenza, nella salvaguardia del libero giudizio e nel nostro attaccamento alla moderazione. Moderazione non significa rinuncia al diritto né alla sovranità e all’indipendenza. Non significa nemmeno ricerca di una decisione perduta nelle capitali vicine e lontane. Oggi noi vogliamo liberare questa decisione.



La libera decisione è incontrarci tra Libanesi e, attraverso l’intesa sulla politica interna, sulla politica estera e quella difensiva, noi otteniamo la nostra libera decisione e questo non si può fare che per mezzo dell’intesa dei Libanesi sulla politica interna, la politica estera e la politica di difesa del paese. E questa libera decisione non cambia geograficamente tra le regioni libanesi né tra queste e altre regioni all’estero.



Noi contiamo di mantenere le nostre amicizie e di instaurare legami di amicizia con tutti, ad Est come ad Ovest, a condizione che costoro rispettino la nostra volontà nazionale e ci lascino decidere sulle nostre questioni.



Noi riteniamo che ogni appoggio al governo Siniora, da qualsiasi Stato provenga, non sia per nulla un sostegno amichevole, ma che tenda a provocare degli scontri in seno alla società e che il complotto prenda di mira il Libano e la sua unità nazionale.



Noi non cerchiamo di ritrovare una posizione di potere, né di guadagnare una poltrona ministeriale in più o altro, noi cerchiamo di partecipare alla decisione nazionale perché essa sia conforme alla società libanese, non a paralizzare questa decisione né a sabotarla come pretendono certi ministri e responsabili.



Noi non vogliamo mettere i bastoni tra le ruote, ma fare del buonsenso una base per ogni decisione che riguardi i Libanesi ed il territorio nazionale.



Quando mi rivolgo al Primo ministro, io non parlo ad un sunnita, non più di quanto, rivolgendomi al Presidente della Repubblica io parli ad un maronita o, al presidente della Camera, ad uno sciita. Io mi rivolgo al Primo ministro del Libano, perché non c’è appartenenza alle comunità nella risoluzione delle questioni pubbliche e il presidente del Consiglio non ha altra qualifica che essere un Libanese ed essere per tutti i Libanesi.



Criticandolo, non attacchiamo la comunità sunnita come alcuni amano dire, ma ci rivolgiamo al Primo ministro del Libano, che ha commesso molti errori e deve dimettersi. Che lo sostituisca un altro sannita, più esperto e che conosce meglio il tessuto sociale libanese e le sue cause nazionali.



Oggi, all’interno della nostra società, soffriamo di numerosi flagelli. Essi hanno fatto della corruzione il nostro destino, ma io vi dico che questo non è per niente un destino e possiamo riformare la società, purificarla dalla corruzione [3].



[L’oratore è interrotto dalla folla che scandisce « Siniora dimissioni ! »]



Questa è la vostra volontà e, del resto, noi siamo qui per esprimerla. Il Libano resterà libero per tutti i suoi cittadini. La coabitazione [tra comunità] non ha per niente bisogno di essere difesa, essa esiste e noi la viviamo ogni giorno. È un modo di vita e non uno slogan privo di ogni contenuto.



Faccio appello perché voi appoggiate la marcia del cambiamento e della riforma, la marcia per il consolidamento della libertà e per il consolidamento dei diritti di tutti i cittadini. I diritti del cittadino non sono sottomessi alle fedi religiose, né alle appartenenze di comunità, né ai partiti politici. Sono dei diritti acquisiti che tutti i governi devono mantenere e che appartengono a tutti, siano al potere o all’opposizione.



Oggi soffriamo di una sistematica marginalizzazione e certi partiti al potere vogliono provocare un’atmosfera di scontro che noi non cerchiamo. Siamo aperti al dialogo e cerchiamo ogni tregua che ci conduca ad un’unità nazionale in cui tutti i Libanesi partecipino all’elaborazione delle sue decisioni.



Non possiamo ammettere che il governo attuale sia un governo di unione nazionale. Esso ha chiaramente preso in giro i testi costituzionali [4]. Auspichiamo che il Primo ministro e i ministri leggano di nuovo questi testi, affinché siano convinti, di fronte a questa marea umana, che la loro situazione è divenuta anticostituzionale.



Sappiamo tutti che la violazione della Costituzione è un crimine punito dalla legge



Avrei desiderato che oggi il Primo ministro e i ministri fossero con noi e non si nascondessero dietro il filo spinato e i blindati dell’esercito [5]. Chi ha l’appoggio del popolo non ha alcun bisogno di filo spinato né di blindati. Può ricorrere ad una guardia che lo protegga contro un eventuale alienato o un marginale di natura malvagia, ma non si protegge da tutto un popolo.



Rivolgo un appello al Primo ministro e ai suoi ministri perché si dimettano, al fine di mettere termine all’attuale crisi e per aprire la strada alla formazione di un governo di unione nazionale che tratti i problemi spinosi.



Non siamo qui per dare spiegazioni, né entrare nei dettagli, ma l’unica via d’uscita che rimane sono le dimissioni del governo.



Oggi abbiamo iniziato il sit-in [6] e io chiedo a tutti i suoi partecipanti di continuare e persistere.



E chiaro che non sarà con il medesimo numero, ma avremo altri incontri simili. Invito tutti a proseguire in questo continuo sit-in fino a raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati.

Viva il Libano !



* Portavoce dell’opposizione libanese unita. Presidente della Corrente patriottica libera.





[1] Il Serraglio è la sede del governo.
[2] La manifestazione è stata ritrasmessa da numerose televisioni. Per la CNN, essa ha radunato 200 000 persone, in maggioranza sciiti e pochi cristiani e comunisti. La catena statunitense ha presentato dei piani fissi che limitavano il campo visivo della folla. Le sue immagini sono state commentate da un consigliere del Primo ministro libanese. Per Al-Jazeera, essa ha riunito 800 000 Libanesi di ogni confessione. La rete del Qatar ha presentato vedute aeree per riprendere le dimensioni della manifestazione e ha dato la parola a numerose personalità rappresentative delle diverse comunità e ad anonimi cittadini.
[3] Il Primo ministro Fuad Siniora è l’ex procuratore delle società del clan Hariri. Il suo fondatore, Rafik Hariri, si era reso indispensabile partecipando alla soluzione della guerra civile (accordo di Taëf) e aveva tratto vantaggio dalla sua situazione per accumulare una fortuna personale di 16,7 miliardi di dollari facendo del Libano il paese più indebitato del mondo (38,6 miliardi di dollari prima dell’offensiva israeliana).
[4] Dopo le dimissioni, l’11 novembre 2006, di tutti i ministri sciiti (due membri di Hezbollah, due membri di Amal, una personalità indipendente), poi del rappresentante della comunità greco ortodossa, il governo non è più rappresentativo della diversità del Libano come richiede l’articolo 95A della Costituzione.
[5] Per la sua sicurezza, il Primo ministro ha costituito una guardia pretoriana interamente finanziata ed equipaggiata dagli Stati Uniti.
[6] 5 000 volontari si alternano notte e giorno per bloccare l’accesso al Serraglio.


Voltaire, édition internationale