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Tassi più alti famiglie più povere (Prodi: ma l'Euro non ci avrebbe dato stabilità monetaria?...)

di Galapagos - 09/12/2006

 
La Bce, con l'alibi del rischio inflazione, alza nuovamente il costo del denaro che sale al 3,5%. Pesanti conseguenze per i paesi con alto debito pubblico e per la famiglie alle prese con i mutui

«In ogni caso, la nostra politica resta accomodante», ha ripetuto Jean-Claude Trichet per giustificare il nuovo rialzo del costo del denaro deciso ieri dalla Bce. Sarà: resta il fatto che in alcuni paesi (Italia in testa)
l'aumento non è gradito poiché inciderà sull'onere del debito pubblico visto che saliranno i rendimenti e quindi la spesa per interessi. Peggio di tutti, però, andrà ai milioni di cittadini che hanno contratto un mutuo a tasso variabile per comprare casa: sommando i sette aumenti dei tassi decisi dalla Bce nel 2006, si troveranno a pagare rate più pesanti che per un mutuo di 100 mila euro possono arrivare a sfiorare i 100 euro al mese.
Secondo quanto affermato nella conferenza stampa dal presidente della Bce, la decisione di aumentare di 25 punti base, al 3,5%, il tasso di rifinanziamento dell'euro, è stata presa per contrastare «i rischi al rialzo per la stabilità dei prezzi nel medio termine» emersi nella valutazione dell'andamento monetario ed economico. Per Trichet, tuttavia, anche dopo la nuova stretta «la politica monetaria della Banca centrale continua a essere accomodante con tassi base a livelli bassi, una forte crescita del credito e della moneta e una liquidità ampia in tutta l'area secondo tutti i parametri». Per questa ragione e guardando al futuro, «è necessario agire in modo deciso e nei tempi più adeguati per assicurare la stabilità dei prezzi nel medio termine». Il Consiglio direttivo, ha «giurato» Trichet, «monitorerà con molta attenzione tutti gli sviluppi per impedire che si materializzino» questi rischi.

Per il presidente della Bce, quindi, nell'area dell'euro circola troppa moneta e il ricorso al credito si sta espandendo in maniera eccessiva. A Francoforte come al solito leggono i dati nel loro complesso e fanno poca chiarezza sui motivi di espansione della massa monetaria e quindi del credito. Ovviamente dietro la forte crescita delle componenti monetarie c'è speculazione, molto impiego di denaro sui mercati finanziari, ma larga parte della espansione è «buona»: dipende dall'impennata della crescita del pil e dalla ripresa degli investimenti. Ma anche dall'esplosione dei mutui e molto meno dall'aumento dei consumi che rischiano di essere penalizzati dai continui aumenti del costo del denaro, vista la crescente diffusione in tutta Europa del credito al consumo.

Ma la Bce non molla: l'aumento dei tassi è anche una clava ideologica con la quale minacciare i lavoratori, invitandoli a stare buoni, a moderare le loro richieste salariali. Non a caso la Bce, come ha detto Trichet, ritiene che i rischi inflativi dall'andamento dei salari «siano in aumento». Poi ha aggiunto: «Non si sono ancora materializzati rischi a questo livello nell'Eurozona, ma non abbiamo dubbi a questo riguardo, perché ci sono tentazioni in giro che non sarebbero adeguate per noi». Insomma, la Bce lavora sulle sensazioni e cerca di prevenire: «Abbiamo fiducia nel fatto che le parti sociali daranno prova di grande senso di responsabilità», ma nel frattempo «dobbiamo tenere particolarmente d'occhio questo elemento di rischio», perché «una volta che si materializza, è già troppo tardi».
Con il rischio inflazione, insomma, la Bce giustifica i rialzo dei tassi. Ma se poi si guardano le previsioni degli economisti di Francoforte il quadro cambia e Trichet non ha potuto nasconderlo. Gli esperti della Bce, infatti, hanno riveduto al rialzo le stime di crescita per il 2006 e il 2007, mentre le stime sull'inflazione sono state rivedute al ribasso per entrambi gli esercizi. Per quanto riguarda il pil, l'economia dell'eurozona crescerà quest'anno del 2,7% (2,5% nelle stime di settembre) e del 2,2% nel 2007 (2,1%). L'inflazione è prevista al 2,2% nel 2006 (contro il 2,4% previsto un paio di mesi fa) e al 2% nel 2007, lo 0,4% in meno della precedente previsione. Questo significa che non ci sono rischi sui prezzi.

La decisione dell'aumento dei tassi era largamente prevista e anche scontata dai mercati visto che nelle scorse settimane il costo del denaro era già progressivamente salito. La conseguenza è stata che il cambio euro/dollaro non ha registrato movimenti particolari rimanendo a quota 1,33. A questo punto per capire come si muoverà il dollaro occorre aspettare la riunione della Fed del 12 dicembre: se la banca centrale Usa decidesse di lasciare invariati i tassi o addirittura di ridurli, la moneta verde potrebbe scendere in poche settimane a quota 1,40 sul dollaro.
Chi se la passa peggio in questa situazione sono le famiglie alle prese con un mutuo. Secondo MutuiOnline (www.mutuionline.it) la rata mensile di un mutuo di 100 mila euro in un anno è salita tra i 60 e i 90 euro a seconda della durata che per quelli decennali è ben oltre i 1000 euro al mese. Ma quel che è peggio che viste le incertezza sui tassi futuri, stanno diventando molto più cari i mutui a tasso fisso.