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Gli Stati Uniti e il nucleare: due pesi e due misure

di Alessandro Ursic - 12/12/2006

Gli Usa approvano il trattato di cooperazione nucleare con l'India. Manca solo la firma di Bush
Creando un precedente in materia di proliferazione nucleare che molti analisti giudicano pericoloso e controproducente, il Congresso statunitense ha approvato sabato un accordo nucleare con l’India già raggiunto tra i due paesi nel corso di quest’anno. Washington fornirà a Nuova Delhi combustibile nucleare in cambio dell’impegno di aprire alle ispezioni 14 centrali nucleari indiane a uso civile (ma non le otto a uso militare). Affinchè l’intesa diventi legge, negli Usa manca solo la firma del presidente George W. Bush, mentre in India il primo ministro Manhomah Singh ha di fronte in Parlamento un’opposizione che giudica il patto umiliante per il paese. Ma è molto probabile che l’accordo, alla fine, entri in vigore. Con conseguenze sulla situazione geopolitica in Asia e sul futuro del nucleare.
 
Il presidente statunitense George W. Bush e il primo ministro indiano Manmohan SinghAccordo storico. L’intesa tra Washington e Nuova Delhi è storica sotto molti punti di vista. Sancisce il cambio di atteggiamento statunitense verso l’India, paese nell’orbita sovietica durante la Guerra fredda ma su cui ora Washington punta in funzione di contenimento del gigante Cina. In materia nucleare, pone fine all’irrigidimento degli Usa verso Nuova Delhi dopo che l’India si dotò dell’arma atomica, scegliendo di rimanere fuori dal Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp, al pari di Pakistan e Israele). Dal punto di vista energetico, potenzia un’India sempre più assetata di energia (ma povera di risorse, a parte il carbone), fornendole le condizioni per una crescita esponenziale nei prossimi anni. “L’approvazione bipartisan della legge”, ha detto Bush anticipando la sua firma, “rafforzerà la relazione strategica tra l’America e l’India, garantendo preziosi benefici a entrambi i paesi”.
 
La questione del nucleare. Oggi l’India dispone di una cinquantina di testate nucleari, che programma di portare a qualche centinaio nel giro di qualche anno. Non essendo vincolata dal Trattato di non proliferazione nucleare (che limita a Usa, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna il diritto di possedere armi atomiche), Nuova Delhi non deve rispondere a nessuno se vuole potenziare il suo arsenale. Ma l’accordo con gli Usa è arrivato in un periodo in cui la questione del nucleare è al centro di una crisi diplomatica con l’Iran e la Corea del Nord. Il paese degli ayatollah – firmatario del Tnp – dichiara di voler sviluppare il nucleare a uso civile, ma le resistenze mostrate negli anni nel collaborare con gli ispettori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) inducono gli Usa e gran parte della comunità internazionale a sospettare che le intenzioni di Teheran non siano totalmente pacifiche. La Corea del Nord, dopo essersi unilateralmente tirata fuori dal Tnp, ha fatto esplodere pochi mesi fa la sua prima bomba atomica. Con entrambi i paesi, Washington ha minacciato sanzioni non solo diplomatiche.
 
Una centrale nucleare indianaLe polemiche. Scendendo a patti e anzi favorendo l’India per un nucleare a usi civili, come faranno gli Usa a essere credibili quando punteranno i piedi contro gli strappi di Teheran e Pyongyang?, si chiedono i critici dell’accordo, secondo i quali Washington perderebbe così la sua “autorità morale”. Tanto più che i confini tra civile e militare sono labili, e i reattori indiani a uso militare rimarranno chiusi alle ispezioni. Il primo ordigno atomico indiano “fu messo insieme usando tecnologie e materiali inizialmente per uso civile”, ha ricordato l’Economist in un editoriale dove il settimanale ribadisce la sua contrarierà al trattato. Che deve ancora ricevere l’approvazione dell’Aiea e del “Gruppo dei paesi fornitori”, l’organo di 45 membri formato nel 1975, proprio in risposta ai test atomici condotti dall’India.