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Idee eretiche

di Francesco Gesualdi - 19/12/2006

 

Quattro rapporti, quattro condanne a morte. Tutti usciti tra fine ottobre e
inizio novembre. Il primo, il Living Planet 2006 pubblicato dal Wwf, ci
ricorda che di questo passo nel 2050 ci vorranno due pianeti per procurarci
le risorse rinnovabili come cibo, legna, acqua. Il secondo, il Rapporto
Stern del governo britannico, ci ricorda che entro il 2050 i cambiamenti
climatici avranno effetti catastrofici sotto tutti i profili: ambientale,
umano, sociale, economico. Il terzo, il Rapporto sullo stato degli oceani
pubblicato dalla rivista Science, ci ricorda che entro 40 anni sarà
scomparso tutto il pesce che finisce sulle nostre tavole. Il quarto
rapporto, pubblicato dall'Agenzia internazionale per l'energia, ci ricorda
che nei prossimi cinque anni i giacimenti petroliferi di Russia, Norvegia,
Usa e Messico entreranno in crisi.

Tutto ciò conferma che la sobrietà non è più un optional, ma una strada
obbligata, e che è arrivato il momento di passare dalle parole ai fatti.
Fortunatamente diverse realtà stanno sperimentando dei percorsi che si
ispirano alla sobrietà. Alcuni esempi sono l'esperienza dei Bilanci di
giustizia, portata avanti da centinaia di famiglie, o i progetti di energia
rinnovabile e di riduzione dei rifiuti gestiti da alcuni Comuni. Ma se
vogliamo fare avanzare il progetto di sobrietà in maniera più spedita, non
possiamo accontentarci delle iniziative isolate. Dobbiamo strutturare un
progetto ben organizzato perchè le cose da fare sono tante.
Sono almeno tre gli ambiti di impegno da occupare contemporaneamente. In
primo luogo dobbiamo avviare una campagna di sensibilizzazione di massa per
fare prendere coscienza dei rischi che stiamo correndo e indicare i
cambiamenti negli stili di vita che possiamo introdurre da subito per vivere
bene con meno. In secondo luogo dobbiamo avviare un dialogo col corpo
insegnante e col mondo degli economisti, almeno i più illuminati, per fare
intrare le nostre idee dove si costruisce e si trasmette il sapere. Infine
bisogna costruire dei ponti con la politica per spingere le istituzioni
locali e quelle nazionali a scelte immediate, anche se piccole, che si
pongono sul sentiiero di un'economia di sobrietà. Ponti sempre diversi a
seconda del soggetto che abbiamo davanti. Di fronte ad un parlamento ostile,
il ponte è l'iniziativa di legge popolare magari accompagnata dalla
manifestazione di piazza. La lotta in Val di Susa insegna.
Un progetto così articolato è molto impegnativo e non c'è gruppo o
associazione che possa assumerlo da solo. Per questo è fondamentale
costruire delle alleanze.

Ancora una volta, in Italia esistono centinaia, addirittura migliaia di
gruppi che si occupano di temi che sono come tanti pezzi del progetto di
sobrietà. Alcuni esempi sono l'ambiente, l'equità, la pace, l'economia
solidale, l'energia rinnovabile, i beni comuni. Ma poiché manca la
consapevolezza di un orizzonte comune, ogni gruppo si muove in ordine sparso
con notevole perdita di efficacia e incisività. Mi dico che il progetto di
un'economia di sobrietà, che implica rispetto per l'ambiente, per i diritti,
per la pace, per l'equità, potrebbe diventare l'orizzonte comune che ci
potrebbe permettere di prenderci per mano. Ma questo è un punto di arrivo,
non di partenza. Perciò bisogna cominciare da un'altra parte per costruire
il progetto. Mi viene in mente che le forze che potrebbero assumere il peso
del progetto di sobretà sono alcune associazioni nazionali come Arci, Acli,
Legambiente. Ma non so quanto siano pronte a recepire un invito del genere.
Per cui penso che il vero punto di partenza potrebbe essere l'organizzazione
di una campagna di pressione nei confronti di tali associazioni per
spingerle a prendere in seria considerazione la gestione del progetto di
sobrietà. Una petizione popolare è un'iniziativa a portata di mano e alcune
piccole associazioni potrebbero pensare seriamente di organizzarla. Chissà,
forse la Rete di Lilliput potrebbe pensarci!