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Il Manifesto (già giornale comunista) difende gli oligarchi russi

di Andrea Forti - 20/12/2006

 
 
 
Da sinistra: Edward Limonov, Garry Kasparov Vainshtein e Mikhail Kasyanov

Il giorno 17 dicembre il giornale della sinistra radicale ha pubblicato un interessante articolo, non firmato, che suscita alcuni interrogativi sulla linea editoriale del noto quotidiano.
Riporto integralmente l’articolo:
 
In piazza a Mosca contro Putin
Schiacciata da ottomila poliziotti la prima manifestazione unitaria contro la repressione
Per protestare contro “la discesa negli abissi dell’autoritarismo”, forze politiche e sociali di sinistra hanno manifestato nella capitale, tra mille vessazioni da parte del regime”.


Mosca
Ottomilacinquecento poliziotti per tremila manifestanti.
Uno scenario da Bielorussia sulla Tverskaya, il “miglio d’oro” dello shopping moscovita, addobbata con alberi di natale e nastri d’argento, ma ieri lastricata di poliziotti in tenuta anti-sommossa e cani al guinzaglio.
Questa l’accoglienza preparata per la prima importante manifestazione del dissenso organizzata da Drugaya Rossija (Un’altra Russia), il comitato che raccoglie gli oppositori di Putin mettendo insieme le forze liberali con l’estrema sinistra nostalgica.
A giugno il comitato aveva organizzato una conferenza in coincidenza con il G8, per dimostrare al mondo intero l’autoritarismo di Putin.
Ma senza ottenere una vera reazione in patria, visto che Drugaya Rossija viene boicottata dalla stessa opposizione ufficiale - l’Unione delle forze di Destra e Yabloko, partiti rappresentati in parlamento che oggi hanno condannato la manifestazione.
Presenti invece sul palco Eduard Limonov, carismatico scrittore leader dei ‘Nazional-Bolscevichi’, Viktor Anpilov, leader della ‘Russia del lavoro’, l’ex premier Mikhail Kasyanov, alcuni deputati e l’ex campione mondiale di scacchi e leader ‘globale’ del movimento, Garry Kasparov.
Una manifestazione voluta per protestare contro la ‘discesa nell’abisso dell’autoritarismo’, a un anno dalle elezioni parlamentari programmate per l’autunno prossimo.
Gli organizzatori avevano ottenuto regolare autorizzazione per l’incontro, ma non per la marcia che si sarebbe dovuta svolgere lungo la Tverskaya fino alla piazza del teatro Bolshoi.
A mezzogiorno di ieri più di tremila persone erano radunate ai piedi della statua del poeta Majakovskij in una giornata eccezionalmente tiepida.
Dal palco si grida ‘Svoboda, svoboda’ (libertà) ma l’urlo degli oratori è flebile nell’enorme piazza. Ci sono decine di bandiere dei limonovtzi, i ragazzi di Limonov, con la falce e martello su sfondo rosso (i più coraggiosi oppositori del regime, picchiati, trascinati in tribunale con le catene a mani e piedi, condannati a pesanti pene detentiva senza mai aver compiuto un solo atto violento).
E ancora, foto di Anna Politkovskaya, la giornalista uccisa mesi fa, e di Mikhail Khodorkovsky, ex proprietario della Yukos da due anni in un carcere siberiano.
La folla è circondata da transenne, tutt’intorno poliziotti e omon, le forze di sicurezza.
La maggior parte dei dimostranti sono pensionati, molti i ragazzi sostenitori di Limonov e quelli del movimento ‘Avanguardia della gioventù rossa’ e di ‘Smena’ (cambiamento) con bandiere e bandane azzurre.
‘Oggi è il giorno che segna la nascita dell’opposizione, la dimostrazione che esistiamo e che siamo uniti’ dicono Kasparov e Limonov, mentre Kasyanov denuncia il governo per aver ripetutamente infranto i diritti dei cittadini.


Sul tetto del palazzo di fronte compare un gruppo di ragazzi, sventolano bandiere bianche-rosso e blu e cartelloni ingiuriosi.
Sono quelli di ‘Giovane Russia’, i ragazzi filo-Putiniani.
Domani è in programma una manifestazione di ‘Nashi’ (i nostri), il più grande dei gruppi filo-putiniani.
Per un attimo la folla si ritrova in marcia, in direzione opposta alla piazza Teatralnaya, dove originalmente si sarebbe dovuto tenere un secondo incontro.
Ma dopo una decina di minuti viene ingiunto di non cercare lo scontro con la polizia: quindi la manifestazione si disperde, le bandiere spariscono nelle custodie e la gente nei sottopassaggi.
Non basta ad evitare più di sessanta arresti, tra cui almeno due degli organizzatori della marcia.
Il portavoce del municipio di Mosca definisce la marcia ‘un fiasco’; Limonov risponde che ‘è un atto irresponsabile per un ufficiale pubblico definire fiasco il rifiuto di uno scontro diretto’.
L’opposizione russa rimane debole, e l’azione di oggi ha un’ importanza circoscritta.
Ma significativa, per il clima sempre più aggressivo, e le pressioni sempre più violente su chi osi criticare il Cremlino.
E’ di tre giorni fa la perquisizione fatta negli uffici di Kasparov, con relativo sequestro di volantini e giornali accusati di contenere ‘linguaggio estremista’.
Accusa permessa da una vaga ‘legge contro l’estremismo’ da poco approvata.
In cui il titolo di estremista può applicarsi a terroristi islamici, giornalisti o moderatissimi oppositori del Cremino”.
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/17-Dicembre-2006/art18.html
 
Sulla manifestazione, svoltasi il sabato 16 dicembre, si possono fare alcune considerazioni.
E’ stata organizzata dall’ala più smaccatamente mondialista dell’opposizione russa, il Comitato “L’altra Russia”  guidato da Garry Kasparov Vainshtein, l’ex scacchista, e da Mikhail Kasyanov, già primo ministro di Putin e membro della ristretta cerchia di “amici” di Eltsin.
Alcuni gruppi di estrema sinistra, l’ “Avanguardia della Gioventù Rossa”, nota per gli scontri di piazza con attivisti nazionalisti e assimilabile per certi versi ai nostri “autonomi”, “Russia del lavoro” e i seguaci del sedicente nazional-bolscevico Edward Limonov, in passato legato ad ambienti tutt’altro che liberal-democratici (1), completano il quadro, confermando, anche per la Russia, il ruolo di fiancheggiatori del liberal-capitalismo mondialista che svolgono molte organizzazioni della sinistra radicale.
Il comitato “L’altra Russia” fu fondato a Mosca mentre si svolgeva l’ultimo G8, durante un congresso al quale parteciparono anche diplomatici inglesi e americani; la natura sospetta di tale iniziativa fu così palese che persino i principali partiti d’opposizione a Putin, il Partito Comunista di Zyuganov e i liberali filo-occidentali dell’ “Unione delle Forze di Destra” e di “Yabloko”, boicottarono l’evento.

Ulteriori informazioni su “L’altra Russia” (interessante l’elenco dei partecipanti al congresso di fondazione) possono essere reperite nel sito ufficiale: http://www.theotherrussia.ru/eng/
Le manifestazioni di “Altra Russia” sono puntualmente boicottate dal Partito Comunista della Federazione Russa, la principale forza comunista russa, e dalla maggioranza degli altri gruppi comunisti (2), ma nonostante ciò il nostro Manifesto, giornale comunista per definizione, tesse le lodi dell’opposizione legata a Soros, agli oligarchi iper-capitalisti alla Khodorkovskij, presentati quasi come eroici dissidenti e non come dei saccheggiatori delle risorse nazionali, ai rimasugli del regime eltsiniano e alle ambasciate anglo-americane!
Il Manifesto è il giornale di sinistra e “alternativo” per eccellenza, che denuncia a gran voce  il “fascismo” imperialista delle destre americane (ma l’America è comunque un grande Paese, la patria delle libertà, ci mancherebbe!) e  che difende iracheni e palestinesi (ma che non usino la violenza, perché se reagiscono con le armi non sono più vittime innocenti, i “pacifisti” non si commuovono più e non vengono alle marce per la pace!); tuttavia nella grande campagna mediatica contro Putin, che cerca di difendere spazi di sovranità per il suo Paese, il Manifesto si trova nella stessa trincea della finanza internazionale, degli oligarchi in esilio a Londra o Tel Aviv, di Soros, Glucksmann e dei… neoconservatori israelo-americani!!


Andrea Forti


Note
1)
Negli anni ‘90 lo scrittore Edward Limonov fondò, assieme al filosofo neo-eurasista Alexander Dugin, il Partito Nazional-Bolscevico. Considerato all’epoca alla stregua di un movimento neo-nazista il partitello di Limonov si spostò sempre di più verso posizioni di sinistra libertaria, fino ad approdare, dopo l’uscita di Dugin dal movimento alla fine degli anni ‘90, alle attuali posizioni filo-oligarchiche. Il partito ha aperto una sezione israeliana (http://www.another-israel.org/ ), attiva fra la comunità russofona, che organizza picchetti anti-putiniani davanti all’ambasciata russa di Tel Aviv.
2) Per quel poco di russo che capisco, lo stesso giorno della marcia dell’ “Altra Russia” si è svolta a Mosca una piccola manifestazione “anti-liberale” promossa da sette formazioni neo-comuniste, che protestavano contro il le riforme “liberali” di Putin (!) e contro l’adunata di “Altra Russia”, accusata di voler organizzare una “rivoluzione arancione” e di voler restaurare il “dominio incontrollato degli oligarchi” in Russia (http://www.rksmb.ru/get.php?1456 ).
Al Manifesto non piacciono i “compagni anti-liberali”?