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Dietro Addis Abeba gli specialisti americani

di Paolo Mastrolilli - 29/12/2006

 
Gli Stati Uniti stanno addestrando le truppe etiopi e hanno incoraggiato il governo di Addis Abeba a lanciare l’offensiva in Somalia, nella speranza di piegare i fondamentalisti islamici che controllano gran parte del paese. Lo scrive oggi il New York Times e lo conferma a La Stampa l’ambasciatore Princeton Lyman, ex assistente segretario di Stato e responsabile degli studi sull’Africa del Council on Foreign Relations. Secondo il Times, oltre cento soldati americani si trovano in Etiopia, dove da diversi mesi addestrano le truppe di Addis Abeba. Ieri nella zona delle operazioni sarebbero stati avvistati anche aerei spia degli Stati Uniti, forse in missione per dare informazioni alle forze del premier Zenawi. Il maggiore Kelley Thibodeau, portavoce del contingente americano basato a Gibuti, non ha confermato o smentito l’impiego di apparecchi Usa. Non ha però negato l’assistenza offerta ad Addis Abeba: «Ufficialmente, non abbiamo soldati in Somalia. Gli americani non avanzano con gli etiopi: li addestrano in Etiopia».

Lyman ha spiegato così la strategia di Washington: «L’obiettivo degli Stati Uniti è mettere i fondamentalisti islamici in un angolo, per spingerli ad accettare l’autorità del governo provvisorio. Questo serve ad impedire che la Somalia venga usata come base da al Qaeda o gruppi simili.
L’amministrazione Bush ha incoraggiato l’azione militare di Zenawi, perché spera che la aiuti a raggiungere il proprio scopo». Lyman però considera pericolosa l’offensiva etiope, che ieri è stata discussa dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu durante una riunione d’emergenza: «Le forze di Addis Abeba sono sicuramente in grado di battere gli estremisti islamici sul piano militare, ma non di governare poi la Somalia. Quindi questa offensiva corre il rischio di aumentare l’instabilità regionale, allargando il conflitto anche all’Eritrea e Gibuti, senza centrare l’obiettivo di eliminare i fondamentalisti. Per risolvere la crisi serve un’iniziativa diplomatica che coinvolga tutta la regione».