Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / E il Pentagono sbarca in Africa

E il Pentagono sbarca in Africa

di Paolo Mastrolilli - 30/12/2006

 
Dietro il sostegno americano all’offensiva contro le milizie islamiche di Mogadiscio c’è la genesi di «Africom», il nuovo Comando Africa del Pentagono che il presidente George W. Bush istituirà entro poche settimane. La nascita di «Africom» ridisegna la strategia di Washington, svela una forte preoccupazione per l’insediamento di gruppi islamici in nazioni come Somalia e Sudan, preannuncia tanto la costruzione di basi che l’impegno per addestrare truppe africane, e paventa il rischio di attriti con gli interessi di Pechino, la cui influenza economica è in costante ascesa.

La revisione strategica si spiega con il fatto che finora le operazioni delle forze armate degli Stati Uniti sono state coordinate da cinque comandi regionali (Europa, Pacifico, Nordamerica, Sudamerica ed il Comando Centrale responsabile del Grande Medio Oriente) con il risultato di relegare l’Africa ad una posizione di secondo piano, con le sue regioni suddivise fra tre comandi: Europa, Pacifico e il Centrale (competente per il Corno d’Africa).

A spingere Casa Bianca e Pentagono a dare maggiore importanza all’Africa è stato l’impatto degli attacchi dell’11 settembre 2001, provenienti da uno «Stato fallito» come l’Afghanistan assai simile alle «aree di forte instabilità» che il politologo Joseph Nye indica in «Somalia, Sudan, Congo, Sierra Leone e Liberia». «Siamo sempre più preoccupati per le aree africane non-governate usate come santuari da terroristi e narcotrafficanti per addestrarsi e pianificare interferenze» ha affermato in una testimonianza al Senato il direttore della Defence Intelligence Agency, Lowell Jacoby, puntando l’indice sulle «città densamente popolate nelle quali i terroristi islamici possono celarsi». Le infiltrazioni di Al Qaeda in Africa Occidentale, unite alle stragi in Darfur perpetrate dai predoni arabi Janjaweed - lodati in un messaggio da Osama bin Laden - ed all’insediamento dei fondamentalisti in Somalia hanno portato negli ultimi 18 mesi l'amministrazione Bush a ritenere che il continente a lungo dimenticato dal Pentagono sia oggi un posto ancor più pericoloso rispetto al 7 agosto del 1998, quando i kamikaze di Al Qaeda si lanciarono contro le ambasciate Usa in Kenya e Tanzania causando 257 morti ed oltre 4000 feriti. Anche perché fu sui cieli del Kenya che, nel 2002, Al Qaeda tentò per la prima volta di abbattere un aereo civile con un missile nelle stesse ore in cui attaccava un hotel di Mombasa affollato di turisti israeliani, causando 15 vittime. Il compito di «Africom» sarà di coordinare le attività anti-terrorismo per «evitare nuovi Afghanistan», come anticipa il portavoce del Pentagono Joe Carpenter, ed anche di «addestrare truppe di nazioni locali» con l’obiettivo di arrivare al contingente di pace africano di 75 mila uomini proposto nel 2004 dal G8 di Savannah su proposta di Stati Uniti ed Italia. A guidare «Africom», secondo alcune indiscrezioni, potrebbe essere proprio il generale a quattro stelle che si è finora occupato dell’addestramento delle truppe di Algeria, Mali e Mauritania: l’afroamericano William Ward.

E’ stato Bush ad anticipare la missione di «Africom»: «Impegnandoci in Africa aiuteremo a ridurre le sofferenze, diminuiremo l’estremismo e forgeremo più solidi legami di amicizia con un continente sempre più strategico». Quali che siano tempi e modi della nascita del Comando Africa la riconquista di Mogadiscio lascia intendere che lo sbarco è iniziato. E l’interrogativo è come reagirà Pechino, la cui presenza economica in Stati come il Sudan viene interpretata dall’ex generale dei marines Ray Smith come «la prova della nascita di una coalizione sino-islamica» rivale degli Stati Uniti.