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Perché doveva morire. Subito. (Quella banda di criminali che governa a Washington)

di Paolo Jormi Bianchi - 30/12/2006





Non gli hanno dato nemmeno il tempo di rispondere a tutti i delitti di cui è responsabile. Doveva sparire il più presto possibile. Prima che parlasse. Perché uno dei crimini per i quali la storia ora dovrà processarlo da morto è la sanguinosa guerra portata avanti per 8 anni, tra il 1980 e il 1988, sostenuto in ogni modo dagli Stati Uniti con finanziamenti e armi. Nella foto, Donald Rumsfeld, allora inviato speciale del presidente Regan in Medio Oriente, stringe la mano al dittatore. Era la fine di dicembre del 1983. A marzo dell'anno successivo le nazioni unite rendevano noto che Saddam aveva utilizzato il gas nervino contro gli iraniani.

Erano le armi di distruzione di massa che l'amministrazione Bush ha tanto cercato, ostinata, convinta fino al ridicolo di riuscire a trovarle, e questo per un semplice motivo: sapeva che l'America gliele aveva vendute. Chi in quella ammistrazione aveva lavorato per Regan, sapeva che gli avevano dato i soldi per comprare quelle armi. Nell'ultimo mese uno degli avvocati difensori di Saddam, Giovanni di Stefano, ha rilasciato interviste a tutto spiano a testate giornalistiche di tutto il mondo per rivelare che gli Usa negli anni '80 avrebbero "girato" al dittatore iracheno ben 1,5 miliardi di dollari perchè comperasse, tra le altre cose, le armi in questione. Saddam poi avrebbe fatto "la cresta", e l'invasore americano trasformatosi da amico a nemico non avrebbe trovato le armi di distruzione di massa che cercava.

Saddam tramite i suoi avvocati aveva insomma cominciato a parlare. Ma troppo tardi. Forse ha pensato fino all'ultimo momento che se taceva lo avrebbero risparmiato. Ma si sbagliava.