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Wal-Mart, i turni li fa il computer

di Sara Farolfi - 07/01/2007

 
Flessibilità totale I dipendenti chiamati, o mandati a casa, sulla base dei picchi di clientela previsti nei mega store nel corso della giornata

Nel gergo aziendale si chiama «ottimizzazione dei turni di lavoro». In pratica, è la flessibilità totale. Targata Wal-Mart, la multinazionale Usa che ancora una volta apre la strada alla deregolamentazione selvaggia dell'organizzazione del lavoro.

Con il nuovo anno infatti, il colosso della distribuzione mondiale (1,6 milioni di dipendenti) ha annunciato la messa a punto di un nuovo sistema di programmazione dei turni di lavoro. Addio al monte ore regolare e prevedibile (e di conseguenza anche al salario fisso, equivalente a quel dato monte ore). A decidere la turnazione dei lavoratori - o «associati» come confidenzialmente li chiama l'azienda - nei vari megastore sarà un sistema computerizzato in grado di integrare i dati relativi al numero di clienti presenti nei diversi store a tutte le ore della giornata (Wal Mart è aperto 24 ore su 24, 7 giorni su 7) con quelli relativi al tempo che ciascun lavoratore impiega per vendere un determinato prodotto.

Il super cervellone, elaborato dalla Kronos Inc. e già sperimentato da Wal-Mart lo scorso anno, come anche da altri big della grande distribuzione americana, sarà in grado di elaborare dati ogni 15 minuti, in un arco di 7 settimane. Riuscendo così a prevedere il numero di lavoratori necessari nei diversi momenti della giornata. «Un sistema dalle conseguenze devastanti» commenta sulle pagine del Wall Street Journal Paul Blank, sindacalista e direttore di WakeUpWalMart.com.

Ai lavoratori potrà essere richiesto di essere presenti al lavoro «on call», cioè alla bisogna, o anche, nel corso della giornata lavorativa, di sospendere il turno per un improvviso ristagno di clientela. In più, come riferiva sempre il Wsj, il nuovo sistema permetterà ai manager di controllare minuziosamente e capillarmente l'orario di lavoro di ogni dipendente. Ed evitare così che un lavoratore si avvicini a un orario full time, o, ancora peggio per l'azienda, faccia straordinari, cosa che comporta, oltre a un maggiore salario, maggiori benefici sociali.
Alcuni sindacalisti, ma anche diversi analisti, sostengono che questo sistema finirà per tradursi in un aumento del lavoro part time. «Il punto centrale della questione - come ha efficacemente sintetizzato un manager interpellato dal Wsj - è che se prima i lavoratori erano un costo fisso, ora sono un costo variabile».

Molto si sa ormai sulla storia del numero uno della distribuzione mondiale: un fatturato che nel 2005 è stato di circa 310 miliardi di dollari, una famiglia in cui quattro dei figli figurano tra le dieci persone più ricche al mondo, una catena di ipermercati che è diventata la più grossa impresa al mondo e il primo datore di lavoro privato.

Le vendite natalizie hanno fatto registrare un aumento dell'1,6% sull'anno precedente. Ma - riporta il sito WakeUpWalMart.com - dal 2001 al 2006 le vendite hanno registrato una vera e propria débacle, passando dall'8% all'1,6%. Chiaro dunque l'obbiettivo di una corsa ai ripari immediata. Come sempre nella sua storia, sulla pelle dei lavoratori.