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Body worlds: arte morta o morte dell'arte?

di Alessio Mannucci - 11/01/2007

 



«Scopri il mistero sotto la tua pelle», è uno degli slogan di “Body Wordls”, mostra di cadaveri itinerante, «in nome della scienza», sostiene l'autore delle “opere d'arte”. Ma dietro l'anatomia spettacolo, si nasconde uno squallido traffico di corpi con le prigioni cinesi.

Gunther von Hagens, tedesco, 58 anni, è professore di anatomia, nonché artista autoproclamato, ribattezzato dai media “Dottor Morte”. Nel 1977 ha messo a punto la “plastinazione”, un metodo di conservazione delle salme che permette di preservare organi e tessuti attraverso un trattamento chimico che sostituisce con plastica l'acqua che compone le cellule. Il processo offre il vantaggio che i cadaveri si possono mantenere posizioni realistiche: si possono così “ammirare” corpi che giocano a basket, a scacchi, a scherma, che vanno a cavallo.

La plastinazione consiste dapprima nella depurazione (di un intero cadavere oppure di singoli organi, umani o animali) da ogni componente di grassi e liquidi, attraverso l'immersione in soluzioni appropriate in cui tali componenti vengono sostituite con acetone; in seguito si immerge il corpo in un preparato sintetico a base di materie plastiche, e si fa evaporare l'acetone depressurizzando l'atmosfera. Il materiale plastico prende così il posto dell'acetone, ed il corpo assume una consistenza gommosa. Si può allora plasmare un modello, ad esempio un manichino, come quelli che si utilizzano per le lezioni di anatomia, oppure figure animali che evidenziano organi o funzionalità selezionate. Si può comporre anche “artisticamente”, ad esempio ponendo un cadavere umano sopra il cadavere di un cavallo, oppure rappresentando degli uccelli in volo, o ancora mostrando un gorilla scuoiato, con l'impressionante muscolatura in grande evidenza, ricostruire un cammello, ecc. ecc. Con tecniche simili, ma distruggendo poi tutti i residui organici, si ottengono anche impressionanti “atlanti” tridimensionali di un intero sistema circolatorio, in dimensioni naturali. L'esposizione al calore o alla luce, infine, rende solidi ed estremamente resistenti questi “preparati anatomici”.

Da una parte, Von Hagens utilizza queste sue tecniche per fabbricare modelli utili a fini didattici nelle Università e nei Policlinici di molti paesi del mondo - ad esempio in Arabia Saudita e paesi limitrofi. Dall'altra, si sbizarrisce anche in creazioni spettacolari ed artistiche, con le quali allestisce mostre come “BodyWorlds” (“Körperwelten”). Sono decine di milioni, fino ad oggi, le persone che hanno visitato le sue esposizioni, soprattutto in Germania, ma anche in Corea e Giappone e Stati Uniti. E non sono mancate le polemiche. Von Hagens è odiato e duramente contestato soprattutto dalle chiese (cattolica e protestante) in Germania. Ciò che più dà fastidio, delle esibizioni “BodyWorlds”, è il modo in cui viene rappresentata la morte, in tutta la sua materialità, scevra di ogni connotazione spirituale e morale, “sdrammatizzata” e offerta in pasto al pubblico.

Su un approfondito reportage che “Der Spiegel” ha dedicato all'argomento sono emersi anche sospetti sulla provenienza dei cadaveri utilizzati da Von Hagens: si sostiene che utilizzi cadaveri di condannati a morte cinesi d'accordo con il governo. Ma gli attacchi non si esauriscono qui: si lascia intendere che Von Hagens abbia messo su una compravendita di cadaveri da vari paesi del mondo - in particolare dal Kirghistan - in maniera poco lecita, sfruttando il bisogno economico e la corruzione di singoli personaggi. Nell'articolo di "Der Spiegel" si usano come prove contro Von Hagens brani della corrispondenza privata di quest'ultimo, soprattutto email contenenti mezze frasi e riferimenti a questioni definite “delicate” e “da approfondire in altra sede”: sono riportate confidenze tra Von Hagens e la moglie, brani da lettere di lavoro riservate, in cui si discute di come procurarsi i corpi da “plastinare”, come pagare o come farsi pagare, ecc. Per quanto riguarda la Cina, “Der Spiegel” si basa sulle rivelazioni di un ex responsabile della “fabbrica di cadaveri” di Von Hagens a Dalian. Si tratta di un tale dottor Sui che da collaboratore di Von Hagens sarebbe diventato “suo concorrente”. I toni usati sono pesanti: si descrive la “fabbrica” cinese come una specie di lager nazista, dove gli addetti allo “smontaggio” dei cadaveri umani venerano Von Hagens come il loro “Fuehrer” (termine che in tedesco si usa anche nel senso di “dirigente”).

Dietro le quinte delle mostre agisce un'azienda che conta ben 170 operai impegnati a scuoiare e sezionare cadaveri in stile catena di montaggio e una compravendita di corpi, altro che donazioni. È la Von Hagens Plastination Ltd, con sede a Dalian, nella Repubblica Popolare Cinese. A quanto emerso, l'inventario totale dei corpi, scorte incluse, ammontava in data 12 novembre 2003 a 647 cadaveri di adulti, 3.909 membra tra mani, gambe, piedi, peni e uteri, 182 tra embrioni, feti e neonati. Le ragioni che hanno spinto il Dottor Morte a impiantare la sua fabbrica proprio in Cina sono semplici: Dalian, oltre a essere una tra le più belle città turistiche, nonché zona molto competitiva dal punto di vista dell'innovazione tecnologica, conta due penitenziari e un campo di lavoro, dove sono rinchiusi e anche giustiziati, oltre a delinquenti comuni, dissidenti, attivisti del Fulan Gong e attivisti per i diritti umani. Il secondo motivo è che proprio in Cina la legislazione sull'utilizzo dei cadaveri è molto più flessibile di quella tedesca dove solo i corpi degli individui che avevano espresso il proprio consenso possono essere usati per scopi scientifici. Le altre fabbriche si troverebbero a Heidelberg (Germania) e Bischkek (Kyrgyzstan). Tra i corpi “importati” ci sarebbero anche quelli di una ragazza e di un ragazzo giustiziati con un colpo di pistola alla nuca.

La Repubblica, citando Der Spiegel, ha riportato un telegramma di un manager cinese della Von Hagens Plastination Ltd: «Ci hanno appena fornito due esemplari freschissimi, di prima qualità. Sono così freschi che i loro fegati sono appena stati venduti per trapianti urgenti: un uomo e una donna, entrambi giovani». L' “artista” ha ammesso che alcuni suoi collaboratori hanno accettato la consegna, ma ha detto anche di averli licenziati. Altri cadaveri ancora potrebbero provenire da un Istituto di Medicina Legale della città russa di Novosibirsk dove alcuni corpi erano scomparsi nel nulla. Sull'origine delle salme umane utilizzate per “Body Worlds”, “Der Spiegel” sostiene che si tratti di morti di morte violenta, di ex detenuti, di giustiziati, persone scomparse, senza famiglia. Per tutti questi casi, di solito è lo Stato a decidere cosa fare del cadavere, se destinarlo a corsi di anatomia o ad altre finalità scientifiche. Von Hagens si difende sostenendo di svolgere le sue attività nel rispetto delle leggi dei Paesi dove opera.

“Der Spiegel” accusa Von Hagens di avere creato un “mercato” (di cadaveri ed oggetti macabri) “che funziona secondo le più elementari regole capitalistiche”. Von Hagens, che con i suoi “preparati anatomici” fa affari d'oro, viene accusato di esporre cadaveri “dietro pagamento del biglietto d'ingresso”. E, oltretutto, anche di frode fiscale. Von Hagens avrebbe aperto dei conti in banca in Svizzera, dove notoriamente è più facile avere una “base” per i versamenti internazionali e dove si può facilmente registrare una attività di impresa transnazionale (non importa se si commercia in cadaveri o in cioccolatini, tutto è merce). Von Hagens risponde che dopo aver visitato le sue esposizioni il 10% dei visitatori smette di fumare e il 30% diventa donatore di organi.

L'inchiesta aperta su Von Hagens in seguito alle rilvelazioni di Der Spiegel è stata subito archiviata. Sulla edizione in lingua inglese della Frankfurter Allgemeine Zeitung del 12 marzo 2004 si leggeva: “Von Hagens era stato accusato di comprare corpi da fonti dubbie in Cina e Kirghistan, nonché di usare le salme di criminali giustiziati e vittime di crimini. Era stato anche accusato di usare i corpi senza l'autorizzazione dei parenti o degli stessi interessati quando ancora in vita. Ma i giudici di Heidelberg hanno stabilito che Von Hagens aveva ricevuto i corpi da fonti legittime, quali ospedali e prigioni che potevano disporre delle salme non avendo ricevuto istruzioni da parenti”. Il risultato è stato che, con tutta questa pubblicità, più di 13 milioni di visitatori hanno visitato le sue esibizioni itineranti pagando un costo dei biglietti fra i 6 e i 12 euro.

La pseudo-arte di Von Hagens è la consacrazione definitiva della “morte dell'arte”, è “arte morta” par excellence. Un'arte che mette in scena un mondo senza più umanità, una fredda accettanza della sofferenza umana e della distruzione, ridotta a merce-spettacolo.

Arte Morta data in pasto a dei Morti Viventi.

Data articolo: gennaio 2007

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