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Il nuovo salasso: il «ticket ricette»

di Maurizio Galvani - 19/01/2007

 
Sanità Dall'1 gennaio, oltre al solito ticket, si sborsano 10 euro a ricetta per prestazione

Brusco risveglio per gli assistiti. Con la finanziaria 2007 sono entrate in vigore le nuove forme di pagamento per le prestazioni sanitarie. Esempio (fonte Fimmg, medici di base di Roma): prima del 31 dicembre 2006 il ticket per una visita cardiologica era di 26,40 euro; oggi questo costo rimane immutato, ma ogni singola prestazione - quello che il governo ha battezzatto «costo ricetta» - vale 10 euro. In totale, insomma, arriviamo a 36,40 euro, di cui 26,40 per il ticket più 10 per la ricetta (un aumento del 40%).
Se poi le richieste sono due, il costo aumenterà di altri 10 euro (ovvero sarà di un più 80%). Per gli esami di laboratorio: per una glicemia ed un emocromo, fino a dicembre scorso, si pagavano soltanto 6 euro, con la nuova normativa il prezzo finale della prestazione sarà di 16 euro (un aumento stimato pari al più 150%). I 10 euro a ricetta, l'assistito li dovrà sborsare anche per la fisiochinesiterapia. Viceversa, sono esenti da questa tassa, gli ultrasessantacinquenni, i giovani under 14, gli esenti per reddito o invalidità. Inoltre, le categorie riconosciute esenti per patologia o per il monitoraggio specifico delle donne in gravidanza non a rischio, qualora abbiano il diritto per gli accertamenti di ogni singolo trimestre di gestazione (nella realtà sono poche sia le analisi che le indagini).

Brutto risveglio e ulteriore sterzata della sanità pubblica verso la privatizzazione: i cittadini/pazienti sono stati ancora una volta «sezionati» per affermare il principo che la la sanità e l'assistenza sarà programmata da una parte per gli indigenti e dall'altra per coloro che potranno/dovranno pagarsela. Si lede il diritto all'universalità e alla solidarietà dell'assistenza, discriminando coloro che dovranno «accontentarsi» di una prestazione minore o diluita nel tempo (come già accade con le lunghissime liste d'attesa o il lavoro di intramoenia negli ospedali, il privato scoperto e introdotto dall'allora ministro Bindi).
«Può aumentare il peso della privatizzazione nella sanità pubblica», come denuncia la stessa Fimmg, dopo l'introduzione del listino libero delle prestazioni da parte degli Ordini dei medici; può più semplicemente accadere che convenga «sborsare» soldi di tasca propria invece che avere in mano una ricetta.

Un altro caso recentissimo: una paziente si presenta in laboratorio con la richiesta di un esame completo delle urine, il costo privato dell'indagine è di 5 euro. Viceversa, con la richiesta nel servizio pubblico le costerebbe 10 euro. Il rischio è concreto ed è la fuga verso il privato, anche in nero e a basso costo. Vicino ai prezzi stabiliti dal Servizio sanitario nazionale, potrebbe «prendere» il posto delle prestazioni pubbliche. Quale sarebbe l'incentivo alla prevenzione e alla cura con questa nuova misura? Nessuno, al più potrebbe essere più «vantaggioso» ricorrere alle assicurazioni che, in definitiva, intervengono solo per grandi prestazioni (almeno per il momento).

Questa mossa del governo Prodi e del ministro Livia Turco è impopolare ed impropria. Oggi si riunisce il tavolo tra il ministero e i rappresentati della conferenza Stato-Regioni. Il ministro della salute ha parlato dell'applicazione «dei ticket flessibili»; occorrerà vedere cosa sono e cosa modificano. Uno dei patti di questa amministrazione con gli elettori era quello di non ricorrere più ai ticket. Invece sono diventati la misura più semplice per risanare i deficit, anche quelli ereditati dalle precedenti gestioni.

Tra le voci di protesta quelle della Fp (Funzione pubblica) della Cgil. La segretaria nazionale, Rossana Dettori, ha denunciato questa situazione e ha chiesto «l'abolizione di ogni ticket» come pure «il mantenimento del sistema sanitario legato alla fiscalità generale».