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Ecologia profonda: che fare ora

di Guido Dalla Casa - 23/01/2007

 

 

L’ecologia profonda è un sistema di pensiero: non richiede azioni drastiche o violente né dimostrazioni plateali. Un movimento si ispira a un’ecologia profonda se ne segue la radicalità del pensiero e intacca alla radice gli attuali fondamenti culturali, non se compie azioni fanatiche o di rottura. Non si può comunque dimenticare che per modificare il sottofondo filosofico del pensiero generale e quindi l’atteggiamento verso la Natura occorrono tempi lunghi.

Quasi tutti i movimenti ecologisti oggi presenti in Italia, e forse nel mondo, si fondano sulle concezioni dell’ecologia di superficie.

E’ probabile che l’azione ecologista impostata senza modifica del pensiero generale comporti solo vantaggi limitati nel tempo e non riesca ad evitare un successivo collasso del Pianeta. Comunque, in questo mondo dominato dalla religione industriale-tecnologica, anche la posizione “di superficie” è assai utile, soprattutto per salvare almeno isole di Natura e per guadagnare tempo, dando così qualche possibilità di diffusione a filosofie naturali più profonde.

Nelle nostre scuole non c’è praticamente alcuna traccia delle tendenze del pensiero moderno cui si è accennato nel testo. Il sottofondo cartesiano-newtoniano è sempre presente e non viene mai messo in discussione. Si vogliono ottenere tecnici e specialisti, non offrire un panorama delle diverse visioni del mondo. Così si perpetua l’attuale aggressione alla Natura.

Comunque, nei cenni di confronto fra diverse concezioni, un po’ schematizzate per semplicità espositiva, non ho inteso dare alcun giudizio di valore né voluto considerarne qualcuna “migliore” di qualcun’altra. Ho cercato solo di evidenziare che le idee-guida della civiltà industriale non sono né uniche, né più “vere”, né migliori di tante altre. Fra le varie concezioni globali, quelle “non-ecologiche”, come quella diffusa oggi nella nostra cultura, sono sostanzialmente impossibili, su tempi lunghi, perché incompatibili con il sistema biologico terrestre, cioè con il funzionamento vitale della Terra.

Si potrebbe ripetere la premessa di Bateson ai corsi di una Università americana:

E’ una questione di obsolescenza. Mentre buona parte di ciò che le Università insegnano oggi è nuovo e aggiornato, i presupposti o premesse di pensiero su cui si basa tutto il nostro insegnamento sono antiquati e, a mio parere, obsoleti.

Mi riferisco a nozioni quali:

- Il dualismo cartesiano che separa la “mente” dalla “materia”.

- Lo strano fisicalismo delle metafore che usiamo per descrivere e spiegare i fenomeni mentali: “potenza”, “tensione”, “energia”, “forze sociali”, ecc.;

- Il nostro assunto antiestetico, derivato dall’importanza che un tempo Bacone, Locke e Newton attribuirono alle scienze fisiche; cioè che tutti i fenomeni (compresi quelli mentali) possono e devono essere studiati e valutati in termini quantitativi.

La visione del mondo – cioè l’epistemologia latente e in parte inconscia – generata dall’insieme di queste idee è superata da tre diversi punti di vista:

- Dal punto di vista pragmatico è chiaro che queste premesse e i loro corollari portano all’avidità, a un mostruoso eccesso di crescita, alla guerra, alla tirannide e all’inquinamento. In questo senso, le nostre premesse si dimostrano false ogni giorno, e di ciò gli studenti si rendono in parte conto.

- Dal punto di vista intellettuale, queste premesse sono obsolete in quanto la teoria dei sistemi, la cibernetica, la medicina olistica, l’ecologia e la psicologia della Gestalt offrono modi manifestamente migliori di comprendere il mondo della biologia e del comportamento.

- Come base per la religione le premesse che ho menzionato divennero chiaramente intollerabili e quindi obsolete circa un secolo fa.

Ogni aspetto della nostra civiltà è necessariamente spaccato in due. Nel campo dell’economia ci troviamo di fronte a due caricature esagerate della vita – quella capitalista e quella comunista – e ci viene detto che dobbiamo schierarci per l’una o per l’altra di queste due mostruose ideologie in lotta. Nella sfera del pensiero, siamo lacerati tra varie forme estreme di negazione dei sentimenti e la forte corrente del fanatismo anti-intellettuale. (64)

Agli atteggiamenti, agli schemi mentali ed ai comportamenti dispotici di cui i sistemi economici capitalisti o socialisti sono intessuti, alla loro cultura riduzionistica e meccanicistica, la nuova cultura propone di sostituire l’idea di cooperazione simbiotica con la natura, una visione sistemica della vita, il riconoscimento dei diritti degli altri animali, una concezione olistica della salute del corpo e della mente.

Per un settore delle scienze sociali che alla fine del secolo ventesimo appare in crescita, sebbene ancora minoritario, la nuova sensibilità per i problemi della sopravvivenza e dell’adattamento dovrebbero tradursi in misure originali della qualità della vita.

Fino ad oggi le misure del livello di vita sono state basate esclusivamente su indicatori economici. Ma, per quanto siano disaggregati e ponderati, gli indicatori economici presentano una correlazione assai scarsa con il benessere fisico e psichico; e in certi casi, anzi, presentano una relazione inversa, come mostrano quegli indicatori di malessere che sono i tassi di criminalità, suicidi, tossicodipendenze e malattie mentali caratteristici della civiltà industriale.

Allenamento

Siete qui, in mezzo a un mondo tecnologico e inquinato. Automobili corrono ovunque. Questa è la realtà di oggi.

Non potete lasciare tutto, anche perché siete parte di quanto vi sta attorno.

Potete provare a fare qualcosa di diverso, o di normale, ma con atteggiamenti nuovi. Prendete un sacco in spalla e girate per le montagne: le Alpi si prestano bene. Da una valle all’altra, dormendo dove capita: rifugi, o baite, o fienili. Ricordate l’atteggiamento: non competere con nessuno e con niente, né arrivare prima né dopo di alcunchè. Non c’è alcun tempo da rispettare.

Se piove o c’è la nebbia, godetevele: anch’esse hanno la loro magica bellezza. Anche la pioggia ha il suo bello, e le nuvole sono meravigliose.

Il tempo qualche volta è bello, e qualche volta no.

L’atteggiamento mentale sarà di non-competizione, mai di conquista. Non dovete dimostrare niente a nessuno, neppure a voi stessi; non dovete competere né con il tempo, né con la montagna, né con niente altro. L’esperienza sarà rasserenante, di percezione della Totalità, sentendovi parte della Natura, in posizione di non-contrasto, di non-dualità. Il camminare lento e ritmico della salita concilierà questa integrazione. La respirazione profonda e il ritmo lento vi saranno amici. Non sarà necessario “raccontare”, né “dimostrare” niente. Non preoccupatevi della fatica: niente vi aspetta, niente ha fretta. Il corpo non si affaticherà, se in armonia con il profondo.

Potete sostare quando volete, parlare dell’Essere, o dell’ultima pianticella incontrata. Ma non strappatela, non raccogliete. Potete prendere un fungo, se poi lo mangiate quella sera; o fragole e mirtilli. Altrimenti lasciate stare la Manifestazione, anche voi siete Quella.

Potreste andare anche in pianura, ma in Europa questa possibilità è perduta. Sulle montagne potete ancora. Tenetevi lontani dal fondovalle invaso dalle auto; state lontani il più possibile anche dalle funivie. Potete anche pensare a nulla, o al Nulla. Fermatevi quando volete, dove volete. E’ una esperienza non di alpinismo, ma soprattutto di integrazione nella Natura alpina.

Non dovete conquistare né dimostrare niente, neanche a voi stessi. Non c’è da lottare con la montagna, né conquistarla: non ha senso. L’io deve attenuarsi, non esaltarsi. Solo contemplazione, ritmo, e percezione. Oppure Nulla.

Anche se siete materialista, sarà un’esperienza edificante: vi riposerà. Lasciate a casa l’automobile, scenderete ben lontano da dove siete partiti. Per recarvi alla partenza e per tornare dopo, usate il treno, o le corriere.

Poi vi disintossicherete dall’inquinamento: sulle montagne ci sono gli ultimi posti con aria e acqua pure.

Se non siete materialista, vi sentirete maggiormente parte della Mente Universale, della Natura, e questo contribuirà all’allentamento dell’ego. Assaporate il piacere della non-competizione. Se vi salta in mente di salire una cima, non è per conquistarla, ma per integrarvi con una natura di quota maggiore. O per niente, senza nessun altro scopo.

Potreste scoprire che, dopo avere magari provato a fare viaggi in treno, auto, aereo, pullman e nave, il mezzo più bello e completo per passare qualche settimana girando è viaggiare a piedi. E’ il mezzo meno pericoloso e più soddisfacente. Chi seguiva le carovane al passo dello yak o del cammello viveva anche durante il viaggio, senza preoccuparsi della rapidità, a cui si sacrifica già troppo durante il tempo lavorativo.

Cercate di dimenticare la velocità, questo valore così strano della nostra epoca e della nostra civiltà.

Azioni possibili

Credo che la cosa migliore sia vivere normalmente, coscienti però che il nostro comportamento dipende dal fatto che siamo nati in una determinata cultura umana e che su questo punto possiamo fare ben poco.

Ma, oltre all’eventuale allenamento sopra accennato o altri simili, possiamo seguire i dettami dell’ecologia di superficie, che non provocano alcun trauma culturale.

Inoltre è certamente utile:

- parlare, scrivere, diffondere il più possibile le idee dell’ecologia profonda, o perlomeno evidenziare quali schemi concettuali hanno generato le idee correnti, che sono particolari di una cultura umana – per quanto potente – e non tendenze naturali ed evidenti di tutta l’umanità;

- evidenziare che la scala di valori accettata comunemente non è migliore di qualunque altra;

- fare uscire questi argomenti di fondo da ristrette cerchie di studiosi per renderli oggetto di divulgazione e di dibattito;

- cercare di influenzare qualche forza politica o autorità didattica soprattutto allo scopo di modificare l’istruzione di base o, in altre parole, i programmi scolastici, per comprendervi i fondamenti di altre culture umane, con sottofondo orientale e animista. Ora le forze politiche organizzate non sospettano neppure che possano esistere istanze del genere.

Poi gli eventi seguiranno il loro corso e la cultura occidentale cambierà, anche se è difficile che un modello culturale riesca a concepire la propria fine. Speriamo che si modifichi in tempo e così a fondo da rendersi compatibile con la Vita sulla Terra.

Fonte: Pubblicazione "Ecologia profonda" - Pangea edizioni, 1996