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Riscaldamento globale, il verdetto

di Marinella Correggia - 24/01/2007

 
Visto quel che è trapelato, si attende con apprensione il Quarto rapporto di valutazione (Fourth Assessment Report, AR4) dell'Intergovernmental Panel on Climate Change, l'organismo scientifico per lo studio dei cambiamenti climatici creato nel 1988 dalla Organizzazione meteorologica mondiale e dal Programma dell'Onu per l'ambiente. Costato 6 anni di lavoro, l'AR4 si è avvalso di 2.500 esperti, conta 800 autori, ha analizzato 130 paesi. Il primo gruppo di lavoro renderà note le sue conclusioni il 2 febbraio, gli altri fra aprile e maggio; per la fine del 2007 è prevista la divulgazione del rapporto di sintesi. Il 1° rapporto Ipcc, nel 1990, ebbe un ruolo essenziale come campanello di allarme nel processo internazionale che portò ad adottare la Convenzione Onu sui cambiamenti climatici (Unfccc), nel 1992. Il 2° rapporto, nel 1995, accelerò il processo verso il primo accordo vincolante in termini di clima, il Protocollo di Kyoto del 1997. Il 3° rapporto risale al 2001 e gli stati aderenti alla Unfccc accettarono di considerarlo il documento di riferimento per le informazioni e le decisioni durante le conferenza delle parti.

Quali conseguenze avrà il 4° parto dell'Ipcc? Si spera che provochi una scossa foriera di azioni, presso i politici e i popoli. Il Telegraph lo scorso dicembre e poi il New York Times pochi giorni fa hanno fatto trapelare alcune anticipazioni a dir poco allarmanti: Ora, repetita iuvant?, la bozza ottenuta dall'inglese The Observer conferma: il riscaldamento del pianeta arriverà più velocemente e con conseguenze più devastanti di quanto si pensasse.

Quello che inquieta di più è che si tratta di un rapporto «moderato», perché sull'effetto dell'effetto serra, i pareri fra le migliaia di esperti dell'Ipcc sono diversificati, e solo quello che è approvato da tutti va avanti. La bozza ricorda che la temperatura globale è già aumentata di 0,6 gradi negli ultimi decenni e che entro la fine del secolo l'aumento ulteriore sarà pari a 3 gradi, ma potrebbe arrivare a 4,5 o 5. E già ora, ecco quel che è successo: 12 anni sui 13 trascorsi sono stati i più caldi a memoria di registro meteorologico; le temperature degli oceani sono aumentate; il livello dei mari sale di almeno 2 millimetri all'anno; i ghiacciai, le nevi perenni e il permafrost sono diminuiti in entrambi gli emisferi; i giorni e le notti fredde diventano più rari dei giorni e delle notti calde.

La bozza rivela un accentuarsi di fenomeni che anche l'Occidente sta già sperimentando. La frequenza di cicloni, alluvioni e tempeste aumenterà. I deserti si espanderanno. La neve si limiterà a imbiancare le montagne più alte. Il livello dei mari crescerà di circa mezzo metro nel corso del secolo (ma un esperto del clima, in missione in Antartico, di fronte alla velocità di scioglimento di quel ghiaccio ha affermato di temere che il livello dei mari possa salire anche di un metro). Negli oceani la barriera corallina e gli atolli proseguiranno il loro degrado. Le ondate di calore diventeranno la norma. Saranno decine di milioni i rifugiati ambientali, soprattutto provenienti dalle aree tropicali.

I precedenti rapporti dell'Ipcc suggerivano questi scenari come «probabili» nel XXI secolo. Quest'ultimo, basato su sofisticati modelli informatici e osservazioni dettagliatissime sullo stato delle nevi, sui livelli dei mari e sull'ampiezza dei deserti, fa un passo avanti verso il baratro: sostiene che questi cambiamenti sono «estremamente probabili», «quasi certi».
Quasi rispondendo agli (ormai scarsissimi) scettici che tuttora sostengono le cause naturali del cambiamento climatico, l'Ipcc precisa che le emissioni di origine antropica, dovute alle attività umane, hanno avuto un effetto 5 volte maggiore di qualunque fluttuazione nella radiazione solare. Poiché la causa è così ben identificata, le preoccupazioni sul clima domineranno la politica internazionale dei prossimi mesi. Perfino Bush ne parlerà nel suo discorso sullo stato dell'Unione.

Certo non tutto è ancora detto. Il giornale inglese riferisce che se l'Ipcc ritiene ad esempio che la Corrente del Golfo lambirà la Gran Bretagna con le acque calde per i prossimi 100 anni, alcuni ricercatori hanno invece detto che il fenomeno potrebbe essere annullato dalle acque fredde derivanti dallo scioglimento dei ghiacci in Groenlandia (è lo scenario da era glaciale del film The Day After Tomorrow). Bisogna con urgenza agire come se si potesse ancora porre rimedio. È come per gli alcolisti: ammettere di avere un problema è già un primo passo; poi con urgenza bisogna smettere di bere (petrolio, in questo caso).