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Le fonti energetiche

di Mario Spinetti - 25/01/2007

 

Fin dagli albori della sua storia l’uomo si è posto in rapporto dialettico con le forze della natura, e lo svolgersi di tale confronto, a volte esaltante, spesso drammatico, sembra protendersi idealmente dal mito di Prometeo fino all’apocalittica deflagrazione di Hiroshima. L’attività dello spirito, nell’ansia di penetrare la misteriosa essenza della materia, ha elaborato - nel corso dei millenni - innumerevoli costruzioni filosofiche e scientifiche che, a partire dal XVII° secolo, con una singolare improvvisa fioritura, dettero vita a scoperte susseguitesi, con incessante progressione, dal campo della fisica a quello della chimica, dalla matematica alla biologia, alla genetica. Ma un sì gran numero di originali intuizioni non avrebbe potuto conseguire risultati pratici ed esecutivi se le strutture sociali e i rapporti di produzione non si fossero sottratti, per effetto della svolta storica determinata dalla rivoluzione del 1789, alle mortificanti condizioni del mondo feudale. E’, infatti, il terzo stato che, appropriandosi della somma delle scoperte scientifiche, diviene protagonista della rivoluzione industriale e realizza grandi opere d’ingegneria che appaiono ancora oggi titaniche, quali lo scavo del canale di Suez o il taglio dell’istmo di Panama. E’ grazie allo spirito di intraprendenza della borghesia che grandi flotte solcano gli oceani, o che si dà vita ai grandi impianti siderurgici, o ai colossi dell’industria meccanica. L’incessante crescita della società industriale è tuttavia interamente condizionata dalle fonti energetiche, e il carbon fossile appare per circa un secolo il miracoloso motore dell’immane meccanismo. Ma il carbone non è inesauribile ed ecco che si dà inizio alla frenetica ricerca del petrolio, fonte energetica che, ricca di calorie e facile da trasportare, diventa ben presto strumento di potenza delle grandi compagnie monopolistiche internazionali. Ma il declino del mondo coloniale e il progressivo esaurirsi dei giacimenti petroliferi, fanno insorgere a loro volta drammatici problemi che mettono in pericolo la preminenza economica e politica di potenti nazioni industrializzate. Tali fattori spingono le ricerche verso l’energia nucleare che da puro strumento di morte sembra trasformarsi, attraverso una singolare catarsi, in fonte di “benessere e di pace”. Si dà così inizio alla costruzione di centrali nucleari per la produzione di energia elettrica che l’apparato industriale, insaziabile consumatore, domanda in quantità assai superiore a quella che si può ottenere dalle forze idriche. Ma l’innalzarsi delle cattedrali atomiche riconduce il ricordo all’invocazione che il Croce pronunciò subito dopo l’olocausto di Hiroshima, quando auspicò che, a simiglianza del tesoro dei Nibelunghi, la formula dell’equazione nucleare fosse gettata per sempre nelle acque del Reno. Invocazione che appare in vero sempre attuale perché quella forma di energia ha in sé qualcosa di demoniaco e di terrificante che sembra quasi sfidare, con sovrumana protervia, la struttura stessa della natura, ed è per questo che essa - anche se usata per scopi di pace - implica angoscianti interrogativi che si riferiscono, oltre tutto, all’irrisolto problema della conservazione delle scorie o all’olocausto degli incidenti nelle centrali: l’esempio di Chernobyl valga per tutti. Né, secondo alcuni, appare fantasiosa l’eventualità che si verifichi quella che suole chiamarsi la “sindrome cinese”, cioè la penetrazione del materiale radioattivo dall’uno all’altro antipodo del globo, ipotesi agghiacciante che porrebbe l’uomo innanzi a scelte drammatiche ed assolute. Ma se le forze economiche, sollecitate dall’incessante espansione dei consumi, non sembrano ritrarsi innanzi a interrogativi tanto angoscianti, è necessario che l’umanità compia uno sforzo per determinare nuovi modelli di vita che abbiano alla loro base l’esempio dell’economia naturale, un’economia dallo sviluppo stazionario. Le fonti energetiche alternative, generate da forze naturali (solare, geotermica, biomasse, ecc.), perennemente rinnovabili, possono integrare o sostituire i sistemi in via di esaurimento o estremamente pericolosi, ma in fondo al problema rimane un interrogativo: che le teorie maltusiane abbiano ancora una loro validità? Non può infatti negarsi che l’insaziabile domanda di energia, collegata allo sfrenato sviluppo e abuso dei consumi, è intimamente collegata alla spinta demografica che, nell’immediato futuro, perverrà al preoccupante traguardo di una popolazione mondiale assai vicina agli otto-dieci miliardi. Si sta alterando l’intero pianeta terra anche per la sete continua di energia, in gran parte utilizzata per lo spreco, l’inutile, il superfluo. Si costruiscono centrali nucleari, si sbarrano i fiumi, si attivano centrali a carbone e così via, per poi dissipare nel vuoto gran parte di quella forza. E anche le fonti energetiche rinnovabili hanno spesso in se il loro risvolto della medaglia: interi territori regionali sottratti alla natura per far spazio ad aberranti centrali eoliche che oltre ad una deturpazione permanente del paesaggio comportano tutta un’altra serie di negatività: costruzioni di strade, innalzamento di veri e propri grattacieli rotanti di oltre centro metri di altezza, a volte locali mutamenti climatici, una strage continua ed apocalittica degli uccelli che vengono colpiti dalle “invisibili” pale (nelle grosse centrali si contano centinaia se non migliaia di uccelli uccisi a settimana!) o lo sbarramento dei fiumi per l’energia idroelettrica che snatura completamente i corsi d’acqua alterando permanentemente il ciclo vitale che per secoli si è dispiegato liberamente (non contando ovviamente l’inquinamento domestico ed industriale delle acque o la cementificazione delle sponde che già si fanno carico di morte e di sterilità), ecc. Quindi anche per la cosiddetta energia pulita occorre vagliare con molta attenzione anche gli elementi di impatto ambientale, inevitabilmente presenti, e non arrivare mai ad una generalizzazione dei nuovi sistemi; anzi è doveroso ed opportuno analizzare caso per caso. Ma, paradossalmente, se la società contemporanea, come probabilmente avverrà, avrà a disposizione forme illimitate di energia pulita (p.e. l’idrogeno) e perennemente rinnovabile, sembrerà strano a dirlo ma l’atto finale ed immane della distruzione sarà completato, perché (la riflessione è sin troppo ovvia), l’uomo avrà così la possibilità di svilupparsi ancor più, sempre più, avrà la possibilità di allargarsi come vuole con la sottomissione di tutta la madre terra. Un paradosso apparentemente apocalittico ma purtroppo fortemente realistico. Energia illimitata significa infatti poter superare o aggirare agevolmente qualunque altro fattore limitante dell’ambiente e, con una forza senza precedenti, gli esseri umani potranno disporre e “creare” ogni cosa che più gli sembra “utile” (è come avere alla spalle un infinito accumulo finanziario che potrà essere speso senza freni e senza alcuna remora). E, poiché la storia dell’umanità ci ha sin troppo ben insegnato che per andare “avanti” deve accrescersi e “svilupparsi” sempre più, cosa mai la potrà fermare? La propria inesistente autocoscienza? O la sua smisurata ingordigia? O il suo radicato senso accentratore? Lo scetticismo è d’obbligo, anzi si dovrebbe dire che lo scetticismo si trasforma in una amara certezza. Anche con questo atto il genere umano dimostrerà il suo definitivo declino e con esso tutto ciò che gli pulsa intorno. Sembrano affermazioni paradossali? Non credo: esse sono la vera “morale” del genere umano contemporaneo. E per concludere occorre però ricordare un altro elemento fondamentale: anche nel caso di poter disporre di una energia pulita ed illimitata, essa avrà alle sue fondamenta sempre un supporto tecnologico e, come ci insegna la storia del capitale, ci saranno come al solito due pesi e due misure: paesi che “governeranno” il nuovo sistema e saranno quindi sempre più ricchi e potenti e paesi che potranno avere anche accesso alla grande innovazione, ma sempre in forma subordinata e subalterna. Il divario delle “ricchezze” sarà così anche in questo caso una costante realtà. Possiamo quindi dire facilmente: energia pulita e perennemente rinnovabile, ma non potremmo certamente dire energia pulita e perennemente rinnovabile uguale per tutti.

Torniamo, per completare meglio, a quello che si esaminava pocànzi; insomma, siamo come sempre all’assurdo: si cerca avidamente una continua energia e non si parla mai di ridurre drasticamente il consumo soventemente collegato con il superfluo, con lo spreco, con l’abbondanza (si vuole sempre di più): il tutto invece facilmente riducibile (con il semplice buon senso). Si pensi, per fare solo un piccolo esempio, che se ognuno per la sua parte riducesse dell’1% gli utilizzi inutili o eccessivi delle cose e quindi dell’energia, avremmo un risparmio mondiale tale che la cifra verrebbe difficilmente letta. Ma l’imperativo di questa società consumistica è sempre quello: “comsumare sempre più” altrimenti il sistema si inceppa. E torniamo ad un ennesimo paradosso: risparmiare seriamente, rendere la vita più semplice, consapevolizzarsi su cosa c’è dietro ogni nostro consumo soprattutto se superfluo…… di questo non si “dovrebbe” esserne cosciente, altrimenti gli indici della crescita delle nazioni ricche si “abbasserebbero” e tutti griderebbero alla catastrofe, alla recessione e la paura, da ogni lato, si diffonderebbe nell’aria. E’ da tempo ormai che la combustione interna dei motori è superata, ma per il momento la sua eliminazione non è economicamente “sostenibile” perché metterebbe in crisi la reggente finanza del petrolio e delle grandi nazioni ricche: e intanto si continua ad inquinare, a saccheggiare, a distruggere, ad annientare. L’aria non “respira” quasi più, ma i conti economici si gonfiano ancora e allora perché ridurli al giusto equilibrio? Anche un pazzo osservatore esterno proveniente chissà da quale galassia ne rimarrebbe allibito, ma gli viene detto che così funziona l’economia del mondo contemporaneo e non c’è “nulla da fare”. Fin quando lo sfruttamento e la distruzione della natura (suolo, acqua, aria) rappresenta ancora un malefico quadagno, nulla cambierà. Un giorno, e forse quando sarà troppo tardi, se l’attuale sistema di sviluppo lo si reputerà non più redditizio, quasi certamente si cambierà rotta, sia per necessità estrema e sia perché anche in una nuova dimensione si cercherà di aleggiare ad una nuova forma di profitto. L’economia sarà quindi sempre al fianco dell’uomo contemporaneo e del futuro e nessun’altra causa vera potrà muovere le cose perché l’imperativo inappellabile è e sarà sempre ed esclusivamente quello del grosso tornaconto economico (se guardiamo i giornali o le televisioni le notizie principali sono sempre quelle economiche, il PIL, la crescita delle finanze, ecc.; mai un rigo, se non come fattore del tutto secondario e trascurabile, sullo stato del pianeta gravemente malato per causa nostra. Quando se ne parla sembra di assistere a mere informazioni “folcloristiche” frutto della mente di qualche “fissato” dell’ambiente! Non manca telegiornale che non riporti quotidianamente l’indice delle borse. Perché non lo fa invece sull’indice del disastro ecologico? Non occorre aggiungere altro). Il tutto ovviamente a definitiva spesa della natura e delle classi più povere del mondo umano. Pensate a cosa accade, se ognuno risparmia le cose, si accontenta del fin troppo che ha, sta attento a non farsi ingannare e fagocitare dalle pubblicità e mantiene una vita decorosa ma essenziale e non consuma come un essere famelico: bene, pur se sembra incredibile, vacilla tutto il sistema economico del mondo e in breve crolla tutto. Bel modo ci siamo scelti per “governare” la nostra esistenza. Riflettiamoci almeno un po’ e poi chi vuol essere veramente sincero con se stesso tragga le conclusioni. Ma è importante non meravigliarsi più di tanto se non abbiamo più aria da respirare, paesaggi incontaminati da osservare, fiumi e mari puliti da ammirare, foreste silenti ed ininterrotte da percorrere, acque da bere non contaminate, luoghi selvaggi lasciati al loro libero sviluppo, ecc. (e come abbiamo visto la distruzione avverrà ugualmente anche con energie rinnovabili e pulite, perché grazie alla loro illimitatezza, toglierà gli ultimi freni all’“apocalittico” pensiero umano). In fondo se ci meravigliamo o ci lamentiamo ricordiamoci di guardarci nel nostro dentro. Interrompiamo un attimo la nostra pazzia distruttrice, la nostra bramosia e facciamoci un profondo esame di coscienza e chi non ha peccati scagli la prima pietra; ma attenzione: non dobbiamo autoingannarci, tanto alla fine imbrogliamo noi stessi!