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Le multinazionali e gli equilibri naturali

di Vittoriano Peyrani - 15/11/2005

Fonte: rinascita.info



La possibilità di vita sulla terra deriva da un sistema di equilibri fra vari fattori di cui cercherò brevemente di tracciare la storia.
All’inizio una grande sfera di gas incandescente cominciò a raffreddarsi e, circa cinque miliardi di anni fa, si formarono sulla parte esterna prima le fasi liquide e successivamente quelle solide costituite da piccoli cristalli.
Proseguendo la perdita di calore verso gli spazi siderali si creò un involucro solido, sia pure con qualche discontinuità dalla quale fuoriuscivano materiali ancora incandescenti più interni.
Sulla crosta solida, che andava sempre più solidificandosi in profondità, gravavano circa trecento atmosfere di gas residui. Questa è la pressione dei gas disciolti nelle lave che causano l’espulsione delle stesse dai vulcani secondo quanto affermato, nella teoria che prende il nome dal celebre scienziato tedesco, il Rittmann, che è stato direttore dell’osservatorio del Vesuvio e professore di vulcanologia presso l’università di Napoli.
Il vapore acqueo, quando la temperatura diminuì ulteriormente, precipitò sotto forma di piogge che andarono a costituire i mari primordiali. In conseguenza di ciò la pressione atmosferica si avvicinò ai valori attuali.
Pur senza volerne indagare in questa sede i meccanismi dell’origine, si stima che uno o due miliardi di anni fa sulla terra si trova la vita. Essa, sfruttando la radiazione solare, inizia un lavoro di trasformazione dell’anidride carbonica, allora prevalente nell’atmosfera, in ossigeno e nei primi accumuli di carbone provenienti dalla trasformazione della cellulosa, costituente principale dei vegetali.
L’ossigeno permise l’esistenza di protozoi, primitivi animali unicellulari, che trovarono l’energia necessaria ai processi vitali ricombinando con l’ossigeno una piccola parte dei materiali organici prodotti dalle piante. Questi protozoi ed altri animali, con l’inclusione negli strati di sedimenti dei grassi costituenti i loro corpi, produssero i depositi di petrolio che oggi stiamo sfruttando con preoccupante rapidità.
Con i consumi attuali è stata interrotta la continuità dell’accumulo di energia solare nei giacimenti di combustibili fossili. Di questo gli ecologisti dovrebbero essere seriamente preoccupati
Si può credere o meno all’evoluzione degli esseri viventi ma è un fatto osservabile che oggi esistono l’uomo, gli animali e le piante che conosciamo in una sorprendente interdipendenza naturale.
Dovrebbero essere, però, molto preoccupati coloro che credono all’evoluzione perché questa è stata fermata dall’inquinamento che ha distrutto moltissime specie animali e vegetali e che ha turbato equilibri da sempre esistenti,
La teoria dell’evoluzione afferma, infatti, che essa deriva da meccanismi di separazione, differenziazione, accentuazione di caratteri particolari, aumento numerico fino a presa del sopravvento di alcuni individui su altri meno adattabili ad un ambiente in continua mutazione. E questo dovrebbe valere anche per gli esseri umani. Ma gli evoluzionisti non sembrano allarmati del rimescolamento territoriale delle varie componenti etniche dell’uomo, cosa che si dovrebbe considerare come un arresto del processo evolutivo o addirittura come una marcia indietro. Infatti un miglioramento delle varie componenti di una certa specie, è possibile solo in seguito ad una separazione geografica che dovrebbe permettere l’accentuazione di differenziazioni positive avvenute in seguito a mutazioni casuali.
Dopo questa prima introduzione generale veniamo ai giorni nostri e prendiamo in esame il potente turbamento nella natura generato dalla presenza dell’uomo e dalle sue attività industriali.
Oggi si continua a parlare a sproposito di ecosistemi e di ecologia ma il potere politico-economico che va coprendo tutto il pianeta impedisce di prendere provvedimenti veri in proposito.
In sostanza occorrerebbe un risparmio di energia e di consumi per diminuire l’inquinamento dei terreni, delle acque e dell’aria, ma di tutto questo non si può che parlare, polemizzare, disquisire. Le società multinazionali, completamente avulse da ogni radicamento territoriale, esistono per guadagnare e non rinuncerebbero mai, per il rispetto dell’ambiente, ad utilizzare, per esempio, il legname delle foreste equatoriali per accumulare denaro. Ed una impresa industriale finanziarizzata non può creare oggetti durevoli nel tempo perché saturerebbe in breve il mercato e quindi farebbe cessare la ragione della sua esistenza.
La pubblicità ci spinge ad acquistare prodotti inutili solo per mantenere un sistema di produzione fine a se stesso.
Non si può tornare ad un sano sistema di economia che preveda la riparazione di manufatti usati perché le masse sono state volutamente diseducate e spinte a uno sfrenato consumismo; le persone comprano e sono costrette a buttare ciò che hanno alla ricerca del nuovo, quasi questo agire potesse portare la felicità. E’ sul consumismo, dunque, che vorrei richiamare l’attenzione.
La democrazia spinge le persone all’anonimato indifferenziato dell’essere contro l’affermazione di sé nell’avere, cioè nel possesso e nel consumo di oggetti.
E dall’anonimato si passa molto facilmente all’irresponsabilità comoda al sistema economico vigente. Solo per esemplificare, per quanto riguarda le abitazioni, il riscaldamento e l’acqua calda centralizzata non portano certo al risparmio, ma più si consuma più le multinazionali del petrolio guadagnano, più gli stati nazionali, da esse controllati, incassano tasse. Ma il sistema è davvero capillarmente diffuso. Anche gli amministratori dei condomini maneggiano più denaro se si spende di più con consumi e lavori inutili e fatti male: si paga con i soldi nostri di cui non siamo più padroni in un circolo vizioso che tende ad essere omnipervasivo. I condomini con le loro inconcludenti ed impotenti riunioni, le loro inutili diatribe, le piccinerie, le invidie, le ridicole civetterie di potere e con la oscura disonestà che pervade i rapporti altro non dimostrano che il risultato negativo, nel piccolo più facilmente osservabile, dell’applicazione delle ideologie democratiche. Il meccanismo democratico infatti è la migliore copertura per gestioni poco chiare non controllabili da parte delle persone che sarebbero in grado di farlo per capacità ed onestà personali. Il numero infatti genera confusione, contraddizioni. paralisi.
Si è dunque creato un infernale, inamovibile meccanismo automatico a cascata che si va allargando in tutti i campi delle attività umane e si va diffondendo fra tutti i popoli,:
D’altro lato sono i governi, contro l’interesse generale, ad obbligare ad inutili ristrutturazioni ed adeguamenti che implicano consumi enormi di risorse e grandi accumuli di detriti. Siamo in una dittatura di una oligarchia burocratica asservita a sua volta al potere finanziario internazionale che vuole indebitare stati e persone con spese pazze.
La messa a norma degli edifici pubblici, senza una vera ragione di pericolo, implica spese di miliardi di euro e distruzione di un esistente. non nuovo. ma ancora ben funzionante o quantomeno facilmente riparabile. Incidenti gravi. incendi, fulminazioni, scoppi in Italia, dove abbiamo case di pietra e di materiali inerti, sono statisticamente inesistenti, ma si copia senza criterio la legislazione anglosassone in vigore in regioni dove le abitazioni sono costruite con grande quantità legno e di materiali infiammabili: ecco uno dei guasti portato dall’imitazione creata dalla dipendenza culturale!
La globalizzazione porta a spostamenti di parti di manufatti da montare in luoghi diversi da quelli della produzione e dell’utilizzo, dando luogo ad inutili consumi energetici per il trasporto.
Certamente qualcosa si è cercato di fare, soprattutto nei paesi più ordinati, con una seria raccolta differenziata dei rifiuti urbani ed un loro riciclo ma è una battaglia di retroguardia rispetto a quello che si verificherà. Nel prossimo decennio si espanderà enormemente l’industrializzazione ed il consumismo e si introdurranno nel ciclo di combustione dell’ossigeno forse un miliardo di autoveicoli per prendere in esame solo uno dei fattori del fenomeno. Anche le dismissioni di tale quantità di carcasse di auto, di cui non sono riciclabili tutte le parti, riempirà di rifiuti ingestibili discariche.
Bisogna inoltre pensare che non tutti i popoli hanno lo stesso concetto e la stessa attenzione all’ordine necessario per una valida raccolta differenziata ed un riciclo dei rifiuti. Per ben capire questo problema si pensi all’esempio svizzero, dove anche nel più piccolo paese esiste un numero elevatissimo di contenitori di diversi tipi di rifiuti (per diversi tipi di carta, per legname, per diversi tipi di oli, per diversi tipi di plastica, per metalli, per pile e batterie ed altro ancora) e lo si paragoni con la nostra raccolta differenziata esistente solo su parte del territorio e per una limitatissima varietà di materiali. Figuriamoci quello che succederà in certi impreparati paesi afroasiatici!
Il consumismo, che le multinazionali vogliono estendere a tutti i popoli, creerà disordinatissime discariche nei paesi del terzo mondo che, terzo mondo è, almeno in parte, anche per la pigrizia e la poca responsabilità degli abitanti. Difetti questi molto difficilmente superabili con i cattivi sistemi educativi permissivi ed inconcludenti oggi imposti dal sistema mondialista.
La prognosi sembrerebbe dunque infausta. Non sono però valutabili i tempi di esaurimento dell’ossigeno, (inevitabile senza provvedimenti oggi nemmeno ipotizzati) ma che potrebbero essere più lunghi delle previsioni. Si ponga mente infatti alla rapidità con cui viene bruciato quello che la vita ha preparato con un lavorio lentissimo. L’ossigeno dell’aria ed i depositi di combustibili, che qualcuno prevede addirittura già in via di esaurimento, oggi sono ricomposti con pericolosa velocità a formare l’anidride carbonica che esisteva nell’atmosfera primordiale del pianeta.
E non si può neanche sottovalutare il problema dei rifiuti tossici, o addirittura esiziali, prodotti da industrie che mostrano una grave incoscienza causata dalla sete di denaro, unico valore oggi rispettato L’inquinamento è dunque automatico, progressivo e connaturato al meccanismo di potere vigente attualmente.
Intanto ci si balocca con chiacchiere sull’ecologia e disquisizioni dotte su impossibili soluzioni tecniche al problema energetico basato sul petrolio. Si parla di progetti di produzione di energia eolica o solare (nella realtà troppo diluite per essere utilizzate convenientemente) come se potessero facilmente sostituire le attuali centrali termo-elettriche.
Si parla dell’auto all’idrogeno, la cui combustione genera solo vapore acqueo, ma che è praticamente impossibile da realizzare. L’idrogeno, infatti, si produce dall’acqua, che esiste in grandissima abbondanza, ma per la sua preparazione con l’elettrolisi è necessaria energia elettrica. Per la produzione di quest’ultima si devono consumare nelle centrali esistenti combustibili che implicano un residuo di anidride carbonica uguale o superiore a quello della combustione delle benzine. Sempre che non si voglia parlare di energia nucleare, proibita peraltro in Italia con referendum popolare, per l’uso della quale necessiterebbe la costruzione di un grande numero di centrali. Ma oggi il sistema finanziario non ha alcuna intenzione di fare investimenti in questa direzione preferendo indebitare le famiglie spingendole a sfrenati acquisti a rate. Resterebbe sempre aperto il problema oggi insuperabile dello stoccaggio e del trasporto. Infatti, a differenza dei gas liquefacibili a bassa pressione e a temperatura ambiente come quelli per usi domestici in bombola, l’idrogeno liquefa vicino allo zero assoluto cioè verso i 270 gradi sotto zero e quindi per la conservazione andrebbe compresso, allo stato gassoso, ad altissime pressioni.
Si fantastica anche di auto elettrica ma non sono disponibili batterie con adeguata capacità energetica e nemmeno, come si è già detto, le centrali per produrre la quantità di energia elettrica necessaria
Ma nella favolosa “città degli stupidi” in cui viviamo si può dire una cosa e fare l’esatto contrario. Si può parlare di difesa dell’ambiente ed inquinare, come si può parlare di pace, democrazia e “bene assoluto” (e le masse ci credono) mentre si nasconde una inaudita ferocia per mantenere il potere e per lasciare la situazione inalterata. Si fa guerra a tutto ciò che si oppone agli interessi del sistema, approfittando di un terrorismo di origine molto sospetta e di cui si ignorano sempre i veri mandanti. Si ricopre il territorio (petrolifero) del nemico con uranio impoverito, esiziale per l’ambiente e per la vita stessa dell’uomo mentre si parla di generosità nel donare libertà e democrazia ai popoli.
D’altro lato gli U.S.A., braccio secolare delle multinazionali, avevano già mostrato comportamenti scellerati verso l’uomo e l’ambiente con l’uso massiccio in Vietnam di velenosissimi prodotti chimici defoglianti su grandi aree di un territorio considerato nemico, per non ricordare Hiroshima e Nagasaki e l’atollo di Bikini. Da questo sistema di potere si può sperare qualcosa di buono riguardo all’ambiente?
L’inquinamento chimico e quello radioattivo impediscono la vita anche ai più semplici organismi vegetali tagliando alla base la catena alimentare e fermando il processo di scomposizione dell’anidride carbonica nei suoi componenti, l’ossigeno e materiali organici a base di carbonio.
Concludendo non si può parlare seriamente di ecologia in un sistema capitalistico nel quale dominano multinazionali che, essendo svincolate da un territorio definito, non si preoccupano di distruggere in una certa zona equilibri naturali, che come tali sono sempre precari. Impediscono la vita o ne riducono consistenza e varietà in una regione ma gli uffici e le attività possono essere spostati ed i guadagni investititi altrove. Gli abitanti dei luoghi avvelenati o distrutti ne pagheranno il costo. Quanto a lungo potrà durare questo gioco?
Il pianeta può forse sopportare che alcuni paesi abbiano un elevato tenore di sprechi di energia e di materie prime con conseguente produzione di rifiuti, ma potrà sopportare che tale situazione sia estesa su tutte le terre abitate? E questo dovrebbe avvenire solo per l’aumento dello strapotere delle multinazionali e perché una umanità, massificata e degradata a livello quasi animale, possa ingozzarsi di hamburger e coca cola secondo il modo di vivere americano che diffonde obesità, malattie da eccesso alimentare e conseguente pigrizia mentale. Che cosa si dovrebbe fare è presto detto (ed in piccolissima parte già lo si sta facendo): occorre evitare gli sprechi inutili e folli di energia che avvengono principalmente negli Stati Uniti (che non hanno accettato gli accordi di Kioto in proposito) ma anche in Europa, con appropriate regolamentazioni che devono essere fatte rispettare con la massima severità e fra queste:
- impedire o ridurre al minimo produzioni dannose all’ambiente;
- riciclare con cura i rifiuti dopo una seria raccolta differenziata.;
- rallentare la produzione di anidride carbonica.
Ritengo, sia detto per inciso, che l’aumento di temperatura del globo, di cui tanto si parla ma di cui sono difficilmente verificabili misura e cause, sia dovuto anche a cicli naturali che si sono già verificati prima dell’inizio della produzione di grandi quantità di anidride carbonica industriale, il gas serra per eccellenza. Glaciazioni e periodi interglaciali si sono alternati più volte anche nell’ultimo milione di anni, ma certamente l’attuale comportamento del sistema è deleterio per l’ambiente.
Quindi questa è una battaglia di retroguardia in quanto le attività dell’uomo e la sua stupidità portano fatalmente al degrado della possibilità di vita sulla terra.
Un ritardo di questi fenomeni potrebbe, tuttavia, permettere l’esistenza della nostra discendenza fino a quando il tempo o altre cause, astronomiche, cosmiche o biologiche od errori umani porteranno da sole e per via naturale il pianeta a girare negli spazi siderali privo di uomini.
Purtroppo oggi qualunque tentativo di opporsi a questa situazione è impedito dall’avidità di un sistema capitalistico imperniato sugli interessi di multinazionali che hanno fretta di realizzare l’unico scopo della propria esistenza: il guadagno immediato a qualunque costo ambientale e sociale, costo da addebitarsi poi, naturalmente, a tutte, indistintamente, le popolazioni del globo.