Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Le bugie di Najaf: Le vittime sarebbero pellegrini, non insorti

Le bugie di Najaf: Le vittime sarebbero pellegrini, non insorti

di Christian Elia - 05/02/2007

Appare sempre più dubbia la ricostruzione del massacro di domenica.
Il primo dubbio è venuto a Patrick Cockburn, inviato in Iraq del quotidiano britannico The Indipendent che, parlando con la gente di Baghdad, ha raccolto una serie di testimonianze e pareri sul massacro di Najaf di domenica scorsa, che non collimano con la ricostruzione fatta dell’attacco dall’esercito iracheno e dai vertici militari Usa.
 
fedeli sciite durante l'ashura Verità contrapposte. Andiamo con ordine: il 29 gennaio scorso, i militari iracheni fanno sapere che all’alba della notte tra il 27 e il 28 gennaio, per 15 ore, si è combattuta una feroce battaglia nel villaggio di Zarqa, a pochi chilometri dalla città di Najaf, uno dei massimi luoghi di culto per gli sciiti. Inoltre, proprio in quei giorni, per celebrare la ricorrenza dell’ashurà, la più importante festività sciita, nella città irachena erano accorsi milioni di fedeli. Tra loro, secondo il governo di Baghdad, si nascondeva un gruppo armato molto pericoloso, guidato da Ahmed al-Hassani, conosciuto anche come Abu Kamar (che si faceva chiamare il Mahdi, come il messia che attendono gli sciiti), forte di circa 600 uomini, ben armati e addestrati, sia sunniti che sciiti. Il gruppo, chiamato i ‘soldati del Paradiso’, si preparava, nascosto in un frutteto appena fuori città, ad assassinare una serie di eminenti personalità sciite accorse a Najaf per la festività. Ma l’esercito iracheno, con il supporto aereo Usa, ha attaccato il gruppo e il bilancio alla fine della battaglia è molto pesante: circa 300 guerriglieri uccisi, altrettanti feriti o arrestati, 25 militari iracheni morti in combattimento e un elicottero Usa abbattuto con i due piloti a bordo. Una mattanza, salutata come una grande operazione anti-terrorismo e celebrata come una grande prova di efficienza dell’esercito iracheno, per il cui addestramento l’amministrazione Bush ha stanziato miliardi di dollari dei contribuenti statunitensi (e anche di quelli italiani, almeno fino a quando l’Italia era in Iraq). Le immagini dei militari di Baghdad che esultano dopo la vittoria sono già in rete. Fin qui, la versione ufficiale, ma a Cockburn raccontano una versione differente.
 
militari iracheni Dalla faida alla strage. Per i giornali locali iracheni infatti, la storia è andata diversamente. In primo luogo, la setta di al-Hassani non era affatto un gruppo d’insorti, ma anzi sarebbe un gruppo pacifico che, composto da sunniti e sciiti, si opponeva alla violenza interconfessionale che sta insanguinando l’Iraq. E proprio per questo atteggiamento non era amata dal Consiglio Supremo per la Rivoluzione islamica in Iraq (Sciri), la principale fazione sciita irachena, vicina all’Iran. Lo Sciri controlla Najaf e non avrebbe gradito il fatto che al-Hassani stesse arrivando, con un codazzo di centinaia di fedeli, in quanto il predicatore apparteneva alla tribù degli Hawatim che, con la tribù dei Khaza'il, si oppone allo strapotere dello Sciri sulla città santa sciita. Il corteo, sempre secondo le ricostruzioni della stampa irachena, è arrivato all’altezza del villaggio di Zarqa, dove si è imbattuto in un checkpoint. Tutti i fedeli viaggiavano a piedi, tranne al-Hassani, sua moglie e l’autista, che viaggiavano su una Toyota. I militari al posto di blocco, probabilmente per un ordine ricevuto in precedenza, hanno aperto il fuoco uccidendo il leader religioso. Una vera e propria imboscata, alla quale i fedeli di al-Hassani hanno reagito aggredendo i militari iracheni. Non è dato sapere se l’attacco fosse preventivato o meno, ma secondo una ricostruzione che non collima con quella dei militari iracheni, i soldati hanno chiesto il supporto aereo Usa dicendo di essere attaccati da un gruppo di al-Qaeda. Gli elicotteri Apache statunitensi sono arrivati, uno è stato anche abbattuto, ed è stata una strage.
 
elicotteri da combattimento apache dell'esercito usa Parlano i membri della tribù. La versione dei fatti raccolta da Cockburn è confermata anche da Dahr Jamail, corrispondente dell’Inter Press Service in Iraq. “Andavamo a celebrare le nostre festività, come ogni anno, quando siamo stati attaccati”, racconta al giornalista Jabbar al-Hatami, membro della tribù di al-Hassani. “la versione dei militari iracheni è l’ennesima bugia di questa guerra”, continua al-Hatami, “noi abbiamo provato a spiegare che stavano sparando su degli innocenti, ma è scoppiato il finimondo”. “Il problema è che noi rappresentiamo due tribù alleate, con sunniti e sciiti, e non siamo servi dell’Iran come loro. Questo ci porta a essere indipendenti e a opporci all’occupazione straniera. Le nostre tribù erano un obiettivo, che adesso è stato colpito”, racconta Ahmed, un membro della tribù Khaza’il. “Gli elicotteri Usa hanno partecipato all’azione”, racconta l’iracheno, “hanno massacrato dei pellegrini indifesi senza farsi nessun problema”. Il fatto che la fonte principale della versione ufficiale sia il governatore di Najaf, Assan Abu Khalil, membro dello Sciri, non permette di avere una ricostruzione indipendente della vicenda. Quello di Najaf, fra sospetti e accuse reciproche, resterà uno dei tanti misteri della guerra in Iraq.