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Fatterelli...

di Gianfranco La Grassa - 18/11/2005

Fonte: rivistaindipendenza.org

 

Qui i fatterelli si accumulano e non si riesce a starci più dietro né a illustrarli con un po’ di ordine. Mi scuso quindi perché ammasserò tutto “alla rinfusa”.

1) Innanzitutto, la scoperta del terzo Hitler in pochi anni. Dopo Milosevic e Saddam, adesso tocca al Presidente iraniano. Purtroppo, si tratta di un argomento grosso che non si può esporre in poche righe. Ritengo comunque grave che alla fiaccolata del Foglio (e patrocinata anche dai radicali che sono ufficialmente entrati nel centro-sinistra via socialisti di Boselli) vadano Fassino, D’Alema, Violante, Folena (Rifondazione). Prodi è incerto (solito ipocrita sornione, che attende dove meglio “situarsi” da buon democristiano), e intanto si rivolge alla Comunità internazionale perché decida lei le sanzioni contro l’Iran (e poi lui si accoda). Diliberto sembra non vada ma dichiara che comunque Ahmadinejad guida uno dei regimi più pericolosi al mondo e che lui non è contro gli USA, ma solo contro la guerra e l’amministrazione Bush. Evidentemente quando Clinton aggredì la Jugoslavia, e il Governo D’Alema lo seguì, il “comunista” Diliberto stava con loro, perché ha in antipatia solo Bush.

Poiché la memoria fa difetto a tutti i “sinistri”, ivi compresi gli amici in buona fede, ricorderò che nell’autunno 1999, a sei mesi dalla fine della guerra contro la Jugoslavia, l’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e sviluppo europea) – organo ufficialissimo – fece un rapporto (pubblicato in pagine interne di cronaca nei nostri giornali) in cui si metteva in luce come in Jugoslavia fossero stati trovati 2000 cadaveri; non 100000 né 50000 né 10000, come di volta in volta riportavano i mass media italiani (ed europei; di quelli USA non faccio conto). E si trattava di morti in una aperta guerra in cui vi erano i partigiani dell’UCK (albanesi), da una parte, e l’esercito jugoslavo, dall’altra. Quindi nessun genocidio! Eppure, ancor oggi, quando ad un mascalzone dirigente di “sinistra” o a uno scemo della sua base si cita quell’aggressione (di un governo del centrosinistra al seguito dei padroni americani), il mascalzone e lo scemo rispondono che quella volta ciò era giustificato dal genocidio in atto. Ricordo ancora che adesso si sta verificando – e ne hanno parlato sporadicamente anche i nostri mass media, seguiti però con noia e disattenzione dal mascalzone e dallo scemo di cui sopra – una continua persecuzione, con vari ammazzamenti, dei serbi da parte degli albanesi.

Anche sul terzo Hitler, e sulle sue dichiarazioni (cui non potrà far seguito nessun fatto concreto decisivo, come capisce un qualsiasi essere ragionante), sarebbe da discutere con calma e non comportandosi come il toro di fronte allo straccio rosso. Il mascalzone e lo scemo già citati terranno invece il loro atteggiamento consueto; il secondo, in particolare, si farà rincoglionire dai mass media, pur se poi continuerà a sostenere che questi sono tutti in mano a Berlusconi, e che la TV determina l’opinione pubblica (e allora? Un po’ di coerenza per favore).

 

2) Temo che lo scoop di Repubblica sui nostri servizi segreti si rivelerà infine una bufala. E purtroppo ciò confonderà le acque e rischia di indebolire la chiara visione di chi aggredisce e chi è aggredito in Irak. La cosa più ridicola è che il capo dei servizi, Pollari, è difeso da politici e giornalisti sia di destra che di sinistra; ed è pure attaccato da personaggi di destra e di sinistra. A dimostrazione che “la confusione è grande sotto il cielo”.

Fra i difensori di Pollari vi è il solito “matto” (finto) di Cossiga, secondo cui il primo è vittima di un attacco da parte di una cordata di generali “prodiani”, in contatto stretto con Parisi, che stanno tentando di “occupare tutto l’occupabile”. Si dirà che Cossiga straparla sempre. Anche in tal caso, ricorderò “piccoli” fatti che dimostrano come il personaggio vada talvolta preso sul serio. Un paio d’anni fa in una intervista al Corriere, e qualche mese fa alla Sette, il suddetto rivelò che, all’epoca di Mani pulite (operazione promossa da ambienti statunitensi, supinamente seguiti da industriali e finanzieri italiani con in testa Agnelli), giornali USA, riportando le “confessioni” di Buscetta (accusatore di Andreotti e altri), iniziarono ad attaccare anche lui. Egli trasmise, ad “ambienti” statunitensi adeguati, l’informazione che, se non la smettevano, avrebbe rivelato tutti i contatti tra i soprannominati ambienti e la mafia siciliana (che a sua volta “influenzò” tutti i movimenti politici italiani) al fine di far fallire o rendere poco incisive la manifestazioni contro l’installazione della base USA a Comiso. Ed infatti, le manifestazioni ci furono – con la solita larga partecipazione di movimentini extraparlamentari – ma non certo dure e massicce. Subito dopo la minaccia delle suddette rivelazioni, sempre a detta di Cossiga, le accuse che gli rivolgevano organi di stampa USA cessarono. Incredibile a dirsi: nessuno (di nessuna parte politica) ha mai dato risalto a queste comunque gravissime affermazioni né ha chiesto doverosi chiarimenti in merito; anche la tanto solerte magistratura è stata completamente inerte. Dato il contesto, ritengo del tutto attendibili (e fatte con arroganza e sicurezza che tutti avrebbero chiuso un occhio) le dichiarazioni di Cossiga (su mass media di larga diffusione); ciò dimostra che cosa fu Mani pulite e di quale marcio siano intrise le nuove leve politiche (di qualsivoglia orientamento) affermatesi dopo il ’92-93.

 

3) Sempre in tema della confusione politica esistente in ogni fazione politica, si seguano le vicende del movimento autonomista siciliano di Lombardo. Sta oscillando da destra a sinistra, ma sembra adesso orientato verso quest’ultima sponda. La decisione sarà presa (si dice) dopo le prossime elezioni a Messina, in cui il casino delle forze (sedicenti) politiche in campo è massimo, e non tenterò nemmeno di sbrogliarlo; attendiamo che si sbrogli da sé in base alle scelte di Lombardo, che è corteggiato da entrambi gli schieramenti. Mi sembra ormai evidente che l’intero quadro politico italiano è putrefatto, e non si può più rimediare con i “pannicelli caldi”; occorrerebbe il bisturi (ma dov’è chi può utilizzarlo?).

 

4) Il Corriere mette nelle pagine interne di cronaca tutta la questione, istruttiva, relativa all’autostrada Milano-Serravalle, dove sono spuntate le solite ultranumerose intercettazioni di telefonate tra Gavio (impresa privata), Bersani (DS) e Penati (DS e presidente della provincia milanese). Eppure qualche giorno fa, in un “malaccorto” (solo in apparenza) sfogo, Fassino sosteneva che il suddetto quotidiano aggredisce i DS [ma per conto della Margherita; affermato da Fassino, non da me]. Il segretario DS ha anche rivelato di aver telefonato tutti i giorni, per un lungo periodo di tempo, a Mieli (direttore del giornale), senza però ottenere alcuna correzione di tiro. Immagino cosa sarebbe accaduto se “qualcun altro” si fosse comportato in questo modo. La Federazione della stampa non ha avuto quasi nulla da obiettare e anche il comitato di redazione del quotidiano milanese, e lo stesso direttore, sono stati assai benevoli e “moderati” verso Fassino, che è incorso in una ben consapevole gaffe solo per trasmettere “in codice” (mafioso) qualche avvertimento agli “alleati”.

In effetti, è vero che il giornale in questione appoggia in particolare i settori moderati del centrosinistra, decisione messa a punto nel famoso seminario (a porte chiuse) tenuto a fine maggio a Frascati dai vertici della Margherita (Rutelli in testa) con partecipazione di industriali e banchieri, tra cui spiccavano Montezemolo, Tronchetti e Bazoli (presidente della cattolica Banca Intesa). In tale seminario si è precisata la rottura tra dirigenza della Confindustria e Fazio (che un anno e mezzo prima Montezemolo, nel discorso di insediamento alla Presidenza dell’organizzazione degli industriali, aveva difeso a spada tratta attaccando Tremonti e di fatto chiedendo il suo allontanamento dal governo, avvenuto subito dopo), e i principali settori industrialfinanziari hanno scelto il netto appoggio al centrosinistra, cercando però di favorire il rafforzamento della sua parte più centrista.

Subito dopo quella riunione, si accentuò l’attacco ai “nuovi ricchi” che tentavano di scalare BNL e Antonveneta, ma come primi bastioni per poi aggredire il cuore finanziario italiano (Generali e Mediobanca). Alla fine, per non creare a pochi mesi dalle elezioni una frattura tra Margherita e DS, si accantonò la critica radicale alla scalata di Unipol alla BNL (“scandalosa”, se così si vuol considerarla, tanto quanto quella della Banca di Lodi all’Antonveneta) e si concentrò l’attacco su Fazio-Fiorani per quest’ultima operazione. Dopo le elezioni, se avremo, com’è probabile, il nuovo governo, gli scazzi sulla BNL riprenderanno; certe forti critiche di Mister Tod’s (Della Valle) a Bersani (che aveva tentato una timida difesa di Fazio, precipitosamente ritirata) lo fanno ben capire. Non si lascerà in modo indolore, e senza contropartite, conquistare una posizione finanziaria così importante all’Unipol e ad ambienti diessini. Tanto più che c’è da valutare l’opposizione (sorda) a simile operazione del Monte dei Paschi (anch’esso in mano a certi settori vicini ai DS); nonché il fatto che, per conquistare una banca che ha cinque volte il suo capitale sociale, l’Unipol si appoggia ad un eccessivamente cospicuo credito concessole da cinque banche straniere (alla faccia dell’italianità da difendere), tra cui la Deutsche Bank, la Dresdner, la francese BNP Paribas ecc.

Ma torniamo alla Milano-Serravalle. Questa redditizia autostrada era in mano ad una serie di comuni lombardi (e a quello di Milano), alla Provincia e alla Gavio (unica impresa privata). Negli anni scorsi, quest’ultima aveva acquistato un 15% del capitale sociale da vari comuni a 2,9 euro per azione. Pochi mesi fa ha rivenduto questo 15% alla Provincia (che così ha acquisito la maggioranza assoluta nella società autostradale) spuntando 8,3 euro ad azione. In poche parole, la provincia ha sborsato 236 milioni di euro, di cui 176 sono plusvalenza per la Gavio (la quale, detto per inciso, anche grazie a questi soldi sta partecipando all’operazione Unipol sulla BNL). A me non interessa nulla delle liti tra Albertini (Comune) e Penati (Provincia), per chiari motivi di maggioranza azionaria nella società in questione. Nemmeno mi interessa se ci saranno rilievi penali o di cattiva amministrazione; se ne occuperà chi di dovere. Però, se una Provincia si comporta come una impresa qualunque, si assume tutti i rischi e le spese, ecc. Se spende circa 450 miliardi (di vecchie lire) per acquisire un’autostrada invece che fornire servizi ai cittadini, non può poi alzare alti lai per i tagli dei trasferimenti dello Stato agli enti locali. Gioca a far l’impresa, amministra secondo modalità atte ad ottenere profitti (e ne procura, e di abbondanti, a qualche amico come Gavio) e tace. Mi sembra il minimo che si possa chiedere a chi si comporta come la Provincia in mano al diessino Penati (uno dei papabili come candidato a sindaco di Milano).

 

Ormai la situazione è putrida, maleodorante; anche se dalla puzza di “destra” quasi sicuramente passeremo a quella di “sinistra” entro pochi mesi. Secondo la mia opinione, tale situazione durerà ancora per un bel po’, ma quando se ne uscirà – e alla lunga credo proprio che se ne dovrà uscire – non ci saranno soluzioni indolori. Questo cancro dovrà essere asportato, non recede con cure omeopatiche o di “medicina alternativa”. Se avrò ragione o mi sbaglierò, lo sapranno comunque altre generazioni; credo che la mia sia destinata a restare immersa in questa m…..elma fino alla fine.