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Sofri, detenuto vip, non è uguale agli altri

di Massimo Fini - 11/02/2007

 
"Io non ho mai mostrato un particolare accanimento verso chi, pur essendo stato autore di gravi atti di terrorismo, ha scontato la propria pena. Non posso altresì fare a meno di rilevare che Adriano Sofri è stato condannato con sentenza passata in giudicato per omicidio di un servitore dello Stato e che non ha ancora finito di scontare la sua pena. Mi chiedo perchè il gruppo dirigente del mio partito, che è partito di governo, lo scelga come interlocutore privilegiato. Qual'è il significato simbolico di questa scelta? Se si ritiene che Sofri sia vittima di un errore giudiziario perchè non chiedere la revisione del processo? Ma se è colpevole domando ai responsabili del partito se questa sua presenza non rappresenti un vulnus nei rapporti con una delle più importanti istituzioni dello Stato, la magistratura".

A queste ineccepibili parole di Olga d'Antona, moglie dell'economista assassinato dalle Br, oggi senatrice diessina, dette in reazione alla presenza di Adriano Sofri sul palco di una importante convention dei Ds, cui partecipavano Fassino, D'Alema, Veltroni, c'è da aggiungere qualcosa. Il processo di revisione, caso quasi unico nella storia giudiziaria italiana, Sofri lo ha già avuto. Dopo aver ricevuto tutte le possibili garanzie con nove gradi di giudizio (ai cittadini normali ne spettano tre) Sofri è quindi, definitivamente, l'assassino del commissario Luigi Calabresi, ucciso in un vile agguato sotto casa. Essendosi ammalato ha ottenuto - altro provvedimento eccezionale - la sospensione della pena per "incompatibilità col carcere" ed è oggi in libertà. E' perlomeno curioso che un malato così grave da essere "incompatibile col carcere" (perchè bisogna esser gravi, altrimenti tutti siamo incompatibili) abbia poi le energie per spostarsi da Pisa a Roma. Ma Sofri non è mai stato un detenuto come gli altri.

Quando era in carcere fu intervistato più volte, come opinion maker, dalla Tv di Stato (io, che sono incensurato, non posso metterci piede) e da anni è editorialista, per meriti penali, del più diffuso settimanale di destra (Panorama) e del più importante quotidiano di sinistra (La Repubblica). Il coordinatore della segreteria Ds, Maurizio Migliavacca, lo definisce "una personalità della cultura italiana, una delle rare voci moderne di questo Paese". Per il diessino Giuseppe Caldarola "è un intellettuale per il quale da anni i Ds fanno il tifo". Il verde Marco Boato (altro bel soggettino che, come membro dell'Esecutivo di Lotta Continua, si assunse la paternità morale dell'omicidio Calabresi) lo paragona a Pasolini, a Sciascia e addirittura a Socrate poichè, bontà sua, non si è sottratto alla prigione (allora sono 'socratici' anche altre decine di migliaia di detenuti). Perchè Sofri sia una così eminente "personalità della cultura italiana" avendo scritto in tutta la vita due libricini, a sua difesa, è cosa che sfugge alla mia comprensione. Ma lasciamo perdere. A parte la concezione sconciamente classista che emerege dalle dichiarazioni di questi esponenti della sinistra (se il detenuto è colto non è uguale agli altri) vorremmo sapere con quale autorità si pensa di dare lezioni di legalità ai ragazzotti delle curve, che, in uno scontro, hanno ucciso un poliziotto, se si porta a fulgido esempio l'assassino di un poliziotto?

Ma il 'caso Sofri' va oltre se stesso. E' il caso della classe politica italiana, di destra e di sinistra. Che in questi anni ha fatto strame della legalità, delegittimando i magistrati di Mani Pulite e consentendo ai ladri di diventare giudici dei loro giudici, che ha inzeppato i codici penali di norme per rendere pressocchè impossibile il perseguimento dei reati tipici di lorsignori, cioè quelli finanziari, che ha fatto leggi ad uso e consumo di imputati eccellenti, e che ha chiuso il cerchio con un indulto demente cui la stragrande maggioranza della popolazione era contraria. Perchè per costoro i cittadini che non siano, a qualsiasi titolo, dei Vip, sono solo polli da spennare, bestie da soma da caricare di pesi sempre più pesanti, che devono solo tacere e ubbidire. Vergognatevi.