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Il blitz contro le Br. A proposito di "uso mediatico" delle emergenze

di Carlo Gambescia - 13/02/2007

 

Non si può non tirare un respiro di sollievo per i quindici arresti operati dalle forze dalle forze dell’ordine su mandato della Procura di Milano. Il terrorismo è l’esatto contrario della democrazia e del dialogo politico. Ben vengano perciò operazioni di questo genere, soprattutto se rivolte a evitare brutali spargimenti di sangue innocente.
Sull’uso mediatico delle “emergenze” va invece fatto un discorso diverso.
Che intendiamo dire con “uso mediatico”? Che, spesso, un pericolo, anche reale e immediato, viene utilizzato come arma per screditare le voci intellettuali e politiche fuori dal coro.
Si pensi, ad esempio alla valenza negativa-estensiva, che ha acquisito, dopo l’attentato alle Torri Gemelle, il termine “antiamericano”. Oggi, chiunque osi criticare la politica di Bush e dei governi alleati o amici del presidente Usa, viene subito giudicato un antiamericano: un nemico tout court del “valori” e del “popolo” americano. E subito intellettualmente squalificato e zittito.
Si pensi, ancora, all’ equiparazione, ormai automatica, che certa stampa impone tra due termini profondamente diversi come antisionismo e antisemitismo, confondendo di nuovo, e ad arte, le critiche al governo israeliano, o a una parte di esso, con antichi e ripugnanti ideologemi.
Ora, il pericolo è che la doverosa lotta al terrorismo, possa essere mediaticamente “usata”, per screditare e tacitare chi non la pensa come Feltri e il professor Ichino ( entrambi, tristemente, nel mirino dei terroristi, come informano i giornali). Il direttore di Libero e l’editorialista del Corriere della Sera, ai quali va tutta la nostra solidarietà, hanno ogni diritto di scrivere e pensare quel che vogliono. Ci mancherebbe altro. Ma, in una vera democrazia, lo stesso diritto è giusto che sia riconosciuto anche coloro che dissentono. Sempre che, ovviamente, manifestino il dissenso in maniera pacifica e democratica.
E purtroppo, il tono di sadico e sottile piacere, usato dai media per comunicare, già nei titoli, che tra i quindici arrestati vi sono anche iscritti alla Cgil, non promette nulla di buono.