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Manovre americane nel mondo

di Alain de Benoist - 14/02/2007

   
   

Gruppo Opìfice. Saddam Hussein è stato giustiziato: come valuta questa condanna? Secondo lei è funzionale alle strategie politico-militari statunitensi in Iraq o potrebbe rivelarsi un pericoloso boomerang?

Alain de Benoist. Saddam Hussein è andato incontro alla morte con grande coraggio e grande dignità. Le condizioni entro cui si è svolta la sua esecuzione sono assolutamente indegne. Danno un’idea significativa dello stile e del grado di “democrazia” dell’attuale “governo” iracheno. Quanto al processo che ha preceduto tale esecuzione, tutti gli osservatori imparziali sanno bene che non è stato altro che una parodia di giustizia. La sorte di Saddam era indubbiamente già scritta, con il principale obiettivo di impedire che nel corso del processo egli potesse fare scottanti rivelazioni sul supporto - di cui ha beneficiato in passato - da parte di coloro che oggi occupano il suo paese.
Prima che un crimine, l’esecuzione di Saddam è stata un errore. Non è possibile oggi alcuna riconciliazione tra le fazioni che si affrontano in un paese dove la violenza politica ha come conseguenza 100 o 150 vittime al giorno. La dittatura di Saddam non è stata di certo esente da difetti. Quantomeno però ha preservato il popolo iracheno dall’abominevole guerra civile e dal caos nel quale l’aggressione americana lo ha lasciato. Il progetto di George W. Bush e del suo entourage di “rimodellare” il Medio-Oriente in un senso più conforme ai propri interessi pare già chiuso. Non soltanto gli Americani hanno già perso la guerra in Iraq – l’avevano già perduta dal primo giorno! –, ma ci si può ben attendere un estendersi dell’instabilità e del disordine in tutta la regione.
Nel momento in cui scrivo queste righe, un attacco americano (o israeliano) sull’Iran sembra possibile, se non probabile. Se tale attacco avrà luogo, come sono propenso a credere, le conseguenze saranno catastrofiche. Si può ben credere ai “neoconservatori” americani, avvezzi alle procedure per dare luogo alla provocazione che permetterà loro di giustificare un’aggressione contro l’Iran, la quale potrebbe persino portare all’impiego di strategie nucleari. Non si tratterà evidentemente di una semplice nuova occupazione, ma di un attacco brutale destinato a distruggere in tempi relativamente brevi il massimo numero di installazioni, infrastrutture ed equipaggiamenti. In Iraq, dove gli Stati Uniti hanno puntato sugli Sciiti per lottare contro i vecchi partigiani di Saddam Hussein, in maggioranza sunniti, una tale iniziativa avrà come effetto inevitabile che gli Sciiti, che simpatizzano per l’Iran in nome di motivi religiosi, si ritorceranno contro coloro che li hanno portati al potere. Personalmente, allo stato attuale non saprei individuare con esattezza la portata delle conseguenze.


Gruppo Opìfice. Quale tra Cina e Stati Uniti è la potenza più pericolosa per il futuro politico dell'Europa? Quali sono i motivi principali che la spingono ad individuare l’una o l’altra?

Alain de Benoist. La Cina non mi sembra costituire una minaccia politica per l’Europa. Può indubbiamente essere un concorrente sul piano commerciale, del resto è noto che ci sono già state frizioni con gli europei a proposito della produzione di merci cinesi in condizioni di dumping. Ma simili tensioni sono naturali in un epoca dove gli scambi commerciali sono sempre più globalizzati. Da un punto di vista politico, viceversa, i cinesi non mi sembrano animati da malvagie intenzioni nei confronti dell’Europa. Da un punto di vista geopolitico, appartengono con tutta evidenza al continente Eurasiatico, vale a dire alla potenza della Terra. In data recente, si sono opposti agli Stati Uniti a proposito delle sanzioni contro l’Iran, il che non sorprende affatto poiché i loro introiti dipendono interamente da Teheran per quanto concerne l’approvvigionamento petrolifero. Quanto agli Stati Uniti, divenuti il principale fattore di brutalizzazione delle relazioni internazionali, non credo sia necessario descrivere ancora una volta la loro volontà messianica di instaurare un mondo unipolare dove svolgerebbero il ruolo di gendarme globale. Nell’immediato, è dall’America – principale vettore della logica del Capitale – che siamo minacciati, non dai Cinesi!