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Che fine ha fatto il pluralismo giornalistico?

di Giordano Montanaro - 14/02/2007

 

 

Non c’è forse mai stata in questo paese, fatto salvo a qualche raro caso,  una stampa libera dal servilismo partitico ed è evidente negli ultimi tempi, in controtendenza agli altri paesi europei e non solo, un aggravarsi del fenomeno.

Oggi andare in edicola per acquistare un quotidiano, può non essere più preceduto da una valutazione preferenziale. Nel  leggere le testate dei maggiori giornali, si ha la sensazione che i direttori e i caporedattori degli stessi, trascorrano le serate insieme da qualche parte, dove decidono cosa e come scrivere sul proprio organo di stampa il giorno dopo.

Tutto normale quindi e perfettamente in linea con la classe politica del palazzo.

Probabilmente, in futuro, non sarà più necessario scomodare una sessantina di milioni di elettori per decidere a chi dare in mano il paese, vista la totale assenza di distinzione tra la destra e la sinistra. Il fenomeno, che lascia comunque sgomenti e disorientati i sensibili alla questione, diventa argomento divertente per la stampa estera, che ogni giorno dedica una pagina alle nostre “vicenduole” (avanti di questo passo, faranno un inserto speciale modello reality show).

Sabato 17 febbraio, a Vicenza si compierà un evento straordinario per la città berica del profondo nord est.

Migliaia e migliaia di persone giungeranno da tutta la penisola e anche dall’estero, per protestare legittimamente e giustamente, contro la base americana. I scenari futuri dell’Europa sono nel mirino degli USA, i quali hanno deciso di militarizzare il più possibile il vecchio continente, trovando nel nostro paese consensi incondizionati alla proliferazione bellica.

I comitati, che si sono costituiti, sono la risposta della gente ad un lascismo politico, l’interesse di un popolo, che piano sta alzando la testa per far sentire, in modo pacifico e democratico, la sua voce, dimostrando etica, coerenza, solidarietà e voglia di giustizia, quella vera, valori che i rappresentanti insediati in parlamento hanno dimostrato di non avere.

Anzi, all’unisono, dai giornali a dalle fauci dei politici, escono affermazioni che delegittimano la manifestazione,  mischiano gli argomenti con strategia eccelsa (da loro ben conosciuta), confondendo le idee ai meno informati, paventando attribuzioni para-terroristiche alle famiglie, ai giovani studenti, ai gruppi pacifisti, alzando con le parole l’attenzione sui potenziali rischi di degenarzione del corteo per la presenza di facinorosi. Solite storie, solite frasi già dette in occasione di movimenti organizzati da una quantità enorme di cittadini, che non sono in sintonia con la classe dirigente dei partiti. Sappiamo tutti che i partecipanti alla manifestazione sono persone pacifiche e corrette, se ci saranno situazioni spiacevoli, forse si dovranno chiedere informazioni in merito a coloro, che stanno facendo informazione in ogni canale di diffusione (vista la loro preparazione in materia e i loro agganci informativi).

E di tutto questo il Papa cosa pensa? Cosa dice in merito ad un insediamento, che non ha nessuna attinenza con la pace, la fratellanza? Chissà se è informato sui costi dell’operazione i quali potrebbero risolvere i problemi della fame nel mondo, se è informato dei degradi ambientali, che andremo incontro proliferando con politiche di guerra, anziché con interventi mirati alla salvaguardia della terra (non sarà il paradiso per lui questo mondo, ma non è il caso di fare silenzio sulla materia).

Forse, osservando ancora una volta l’eccelsa informazione ben distribuita e omologata, la sua attenzione è più mirata prima ai PAX e ora ai DICO, ma dico…

Non si deve preoccupare, prima o poi arriveranno al punto e lo accontenteranno di sicuro.