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Hegel, Genna e la televisione

di Valter Binaghi - 16/02/2007

 

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Hegel diceva che il giornale è la Bibbia dell’uomo moderno, ma non conosceva la televisione. Il giornale è ancora Vecchio Testamento: la notizia che esalta o deprime, e comunque irrimediabilmente incombe, scolpita nello scritto come un nuovo Decalogo; il principio di realtà ha ancora qualcosa dei fulmini di Jahvè, nell’ingiungerti di conformare ad esso la tua visione del mondo.


La televisione invece è l’Emmanuele, Dio con noi: propone la notizia nel tono familiare della chiacchiera, quando non la fa accadere direttamente sotto i tuoi occhi, ma avvertendo rapidissimamente l’accoglienza del pubblico definisce l’importanza della cosa in corso d’opera, da un tg all’altro, da un giorno all’altro, amplificando o riducendo, modificando la profezia secondo gli umori dell’Auditel, nello stile di un Nuovo Testamento interattivo. Un Dio malleabile.
Il reale è ancora razionale? Chiederebbe Hegel.
Non saprei, dice Bruno Vespa, ma è senz’altro più domestico.

Quando la notizia è ritenuta degna di impegnare gli ormoni dell’utente oltre la sveltina di un notiziario, allora c’è l’approfondimento serale: il talk show, la bottega delle opinioni dove il manichino di umanità che sei diventato può trovare appesi come capi d’abbigliamento i sentimenti che il fatto del giorno suscita, recitati da opinionisti di mestiere: indosserai curiosità, meraviglia e indignazione come se fossi tu stesso a provarli.
La televisione, educa alla vita e alla morte.

Giuseppe Genna direbbe che il grado zero della palingenesi televisiva italiana è stato il piccolo di Vermicino, la sua morte in diretta nel pozzo. Difficile dargli torto. Insieme ai soccorritori impotenti, quella notte abbiamo imparato che si può veder morire senza morirne. Si potrebbe aggiungere che la mammina di Cogne è un’altra pietra miliare nella pedagogia dei sentimenti: si può uccidere senza ricordarlo e senza perdere un gradevole aspetto umano. Poi arriva il povero Welby, messo in posa per morire dal guru dei digiuni. Il paranoico è quello che cerca un nesso a tutti i costi, l’idiota quello che per principio lo esclude.
Al centro è il monarca. Dov’è il monarca?