Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Hai 3 prodotti nel carrello Carrello
Home / Articoli / Il grande grido “No al Dal Molin!”

Il grande grido “No al Dal Molin!”

di Giordano Montanaro - 18/02/2007

 

 

La manifestazione di Vicenza ha superato ogni aspettativa con la presenza di circa 200.000 persone.

Provenienti da tutta Italia e non solo, hanno dimostrato una esemplare forza di unità e coerenza nel portare avanti un progetto dal grande valore sociale e culturale:

“NO AL DAL MOLIN” “NO ALLA PROLIFERAZIONE DELLA GUERRA”. Tutto si è svolto in modo pacifico e civile: è  nata oggi l’alba di una nuova era, che vede un popolo più vicino alla sua terra, più attento ai veri valori della vita quali la pace e l’ambiente. Tra i meravigliosi colori delle bandiere, i canti di gioia e il fragore delle pentole percosse come tamburi, si è gridato il dissenso contro l’ennesimo scempio che i signori della guerra intendono portare a termine in una delle più belle città della penisola facente parte, tra l’altro, dei patrimoni dell’Unesco. La gente ha superato i timori di una demagogica campagna del terrore, perpetrata dai vari organi di stampa. Ha sfidato le file, le attese che si creano inevitabilmente durante questi grandi eventi. Persone di varie categorie sociali e di tutte le età hanno cantato e camminato insieme tenendosi per mano con i propri bambini sulle spalle.

Il governo non potrà ignorare la portata dell’evento, dovrà rimettere in discussione quanto deciso, senza il consenso del suo legittimo popolo, per il quale è stato chiamato a rappresentarlo in parlamento. Ogni azione mirata ad ignorare la portata della protesta e tesa al proseguire sulla strada attuale è sinonimo di antidemocrazia e inciviltà politica. Alla luce di quanto emerso quindi, è necessaria una revisione delle decisioni prese a suo tempo, a porte chiuse.

È evidente che il segnale di protesta va esteso a tutti coloro che occupano il parlamento inclusa quindi l’opposizione, la quale è responsabile tanto quanto la maggioranza del grande disegno di ampliamento.

Alla manifestazione hanno partecipato oltre agli organizzatori e i vari comitati costituitasi per il no al Dal Molin, un’ infinità di associazioni pacifiste nazionali, una delegazione proveniente dalla Repubblica Ceca e una delegazione Americana.

La prima ha denunciato un complotto analogo giocato sulle loro teste nelle terre dell’est, sempre con il compiacimento del governo che ha mantenuto il tutto in estremo segreto, la seconda, invece, per dimostrare il suo dissenso nei confronti della politica di Bush: da anni, in America, si protesta per il ritiro delle truppe dai siti di guerra e lo smantellamento delle basi statunitensi sparse per il mondo. Gli eventi che piano si stanno concludendo nella città del Palladio, non sono state azioni di “antiamericanismo”, come certi ignoranti affermano, ma elementi concreti mirati ad attivare politiche costruttive che bandiscono la guerra come espresso nella nostra costituzione  “che alcuni marpioni tentavano di cambiare”.

Nel mondo sono migliaia i pacifisti che manifestano insistentemente contro il governo americano: le guerre scatenate “per esportare la democrazia” hanno provocato stragi indicibili tra i deboli dell’umanità. Donne, vecchi e bambini, hanno pagato e pagano il prezzo più alto, sono “l’agnello sacrificale” di un bieco sistema che mira a diffondere dominio.

Dobbiamo svegliarci, siamo tutti ostaggi di un ottuso potere, di un male scatenato che, solo soddisfa gli interessi di alcuni caterpillar dell’umanità.

Adesso non c’è più nulla su cui discutere passivamente e con sufficienza per i signori del palazzo. Devono, senza giochi di mediazione, agire in conformità alle esigenze del popolo sovrano d’Italia altrimenti che si alzino da quelle sedie ed escano dalla porta da dove sono entrati pagando prima i danni economici, di tasca propria.

 

 

Un doveroso ringraziamento

 

 

Chi in questi ultimi giorni di preparativi ha frequentato il presidio di Via S.Antonino a Vicenza e le altre sedi sparse per la città dei comitati spontanei ed ha seguito le assemblee, ha sicuramente compreso l’immane sforzo in termini fisici ed economici, che una parte di persone di questa Città hanno dovuto sostenere.

Sono quelle persone che io definisco “la società D.O.C. di Vicenza”, quella società che meriterebbe anche il marchio D.O.P. con tutto il territorio berico circostante.

Sono madri e padri responsabili che non pensano solo al loro presente, ma anche al futuro dei loro figli, sono anziani che hanno visto una guerra e capiscono meglio di chiunque altro cosa significa una base militare, sono studenti, giovani lavoratori, e tante altre persone appartenenti a diverse realtà politiche e culturali, che hanno UNITO le loro forze, per scongiurare un disastro ecologico immane. L’obiettivo è fermare l’apoteosi di un degrado inevitabile grazie ad un’esplosione urbanistica filo-Manattan. Gli sforzi mirano a bloccare il più grande scempio, la più grande offesa mai perpetrata prima all’arte Palladiana e, in generale, a tutte le espressioni d’arte contenute nella meravigliosa città veneta. Il motto è: insieme per modificare il programma di devastazione, il più grande dopo i bombardamenti avvenuti nel secondo conflitto mondiale che hanno distrutto la nostra città riempiendo una delle aree più grandi del cimitero cittadino di vittime. Fermare senza indugi la più imponente rampa di lancio per le battaglie del futuro, è necessario per la nostra terra e le nostre generazioni dell’avvenire.

Sono molte le cose che hanno spinto a riflettere le genti dei comitati, nel sostenere una lotta che dovrebbe essere condivisa da tutti i vicentini in quanto espressione del bene collettivo.

La cattiva informazione purtroppo, la bassa capacità di una cospicua parte del popolo nel recepire le informazioni da fonti più attendibili, una buona dose di qualunquismo ed egoismo, mettono in difficoltà coloro che sacrificano parte della loro vita per un grande obiettivo di pace.

Un grazie ancora con tutto il cuore a queste persone che se lo meritano e un appello sincero esteso agli scettici, a quelle falangi un po’ sorde abituate alle pantofole, al divano ed esposte all’alto rischio di demolizione grazie alla tv: mettetevi gli scarponi (c’è un po’ di fango) un giubbotto e venite al presidio. Portate con voi del vino, un dolce (un contributo economico) ma soprattutto, il desiderio di stare insieme, di condividere il grande valore della vita che va difeso con ogni mezzo sempre pacifico e colorato come si è visto fare al corteo, il grande corteo dove ha sfilato la civiltà Italiana che ignora, per inevitabile distacco intellettuale, la brodaglia che propinano i giornali servi di partito e la miserabile enclave del palazzo che dovrebbe chinare la testa, chiedere scusa e andare a casa (incluso l’agglomerato costituente l’opposizione). Speriamo la coscienza elettorale si risvegli e nascano dalla gente nuovi riferimenti in grado di invertire la rotta in nome della pace e dell’uguaglianza, lasciando alla deriva i guerrafondai e gli scialacquatori delle nostre tasche già vuote.