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Io scenderò in piazza. Ma... Massimo Fini sulla manifestazione di Vicenza

di Massimo Fini - 18/02/2007

 



Io parteciperò, oggi, alla manifestazione di Vicenza. Perchè ne condivido le motivazioni, sia locali che nazionali. Riunirsi "pacificamente e senz'armi" per manifestare le proprie opinioni è un diritto costituzionalmente garantito (art. 17 della Costituzione). E' anzi il primo diritto politico del cittadino, superiore a quello di voto perchè in questo caso manifesta la sua volontà direttamente. Sarò quindi a Vicenza per esercitare un mio diritto. Ma sono preoccupato per il clima di tensione che è stato creato intorno a questa manifestazione. E' ineccepibile che Romano Prodi abbia vietato a ministri e sottosegretari di parteciparvi. Un membro del governo non può partecipare a una manifestazione che è, anche, contro il governo. Se lo fa ha il dovere, politico e morale, di dimettersi. Mi risulta invece totalmente incomprensibile il collegamento che il ministro dell'Interno, Giuliano Amato, ha fatto fra la manifestazione di Vicenza e i recenti arresti di neo brigatisti. Si tratta di un'affermazione gravissima. "Che ci azzecca"? Che significa? Che vuol dire? Vuol dire forse che se io partecipo a una manifestazione perchè non voglio che centinaia di migliaia di metri cubi di cemento premano sulla mia città o perchè ritengo che le basi americane siano una grave limitazione alla sovranità nazionale o perchè sono contrario alle guerre in cui gli Stati Uniti stan trascinando l'intero Occidente o perchè sono un pacifista o un ecologista, sono perciò potenzialmente un terrorista, interno o internazionale? O che sono 'vicino' ai terroristi? O, come si esprimeva la prassi e il linguaggio del più puro stalinismo, sovietico e nostrano, perchè 'faccio oggettivamente il gioco del nemico'? Nè convince il discorso di Amato sulla polizia. La polizia non è fatta per essere difesa dai manifestanti, ma, al contrario, per difendere, innanzitutto con la prevenzione, i manifestanti nell'esercizio di un loro diritto da eventuali malintenzionati che vogliono far saltare il banco. Inquieta il titolo di Libero: "La polizia: ora basta" che sembra un invito a menare comunque. Per fortuna proprio dalle forze dell'ordine impegnate a Vicenza vengono le parole più pacate e rassicuranti, non ritengono che questa manifestazione presenti particolari pericoli di degenerare in violenza. Di parere opposto è il leghista Calderoli che vaticina che Vicenza sarà sicuramente violenta e si scaglia contro "la piazza". Parole sorprendenti in bocca all'esponente di un partito che ha vissuto per anni sulle manifestazioni di piazza, il cui leader, in fondo non tanto tempo fa, dichiarava di avere a disposizione "300 mila uomini armati" e le cui frange sono state protagoniste di un sia pur grottesco assalto al campanile di San Marco. Ma sorprendenti anche 'a contrario': proprio la Lega fu oggetto di una aggressione della Digos nella propria sede di partito (fatto unico nella storia italiana), durante la quale fu ferito Roberto Maroni. Inoltre Calderoli, come rappresentante di un movimento autonomista, non dovrebbe essere a priori contrario a una manifestazione che ha innanzitutto motivazioni localiste. Ma questi sono fatti suoi. Ma più di tutto mi ha inquietato un editoriale del Corriere della Sera venti giorni fa, quando il clima politico era tranquillo (nella misura in cui può esserlo in un Paese dove destra e sinistra non fanno che scambiarsi insulti), in cui Pierluigi Battista paventando 'infiltrazioni' nella manifestazione di Vicenza sembrava invece evocarle (per il principio per cui è l'aspettativa a creare l'evento). Anch'io, a questo punto, temo 'infiltrazioni', ma da tutt'altra parte di quella paventata da Amato e da Battista. Temo che succeda come al G8 di Genova quando apparvero, improvvisamente, a dar fuoco alle polveri, quattrocento misteriosi 'black bloc' che poi sono scomparsi dalla scena (già, dove sono finiti i 'black bloc'? chi erano veramente?). I cinquantamila che converranno a Vicenza hanno tutto l'interesse che la manifestazione si svolga in modo pacifico. Ma ci sono troppi poteri, nazionali e internazionali, che hanno, all'opposto, l'interesse a trasformare una manifestazione della società civile in uno scontro violento per avere poi il pretesto per togliere ai cittadini quella poca voce che gli è stata lasciata e renderli, definitivamente sudditi.