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L'ABBAZIA DI S.ANTIMO: il suono del Cosmo

di Claudia Cinquemani

Seconda per importanza solo all'Abbazia di Sesto presso Lucca, i suoi possessi superavano quelli del potente monastero di San Salvadore sul Monte Amiata. Fino alla metà del XII secolo,il monastero godette di fama e ricchezza, ma col decrescere dell'importanza dell'Ordine Benedettino, iniziò un lungo periodo di declino. Le prime avvisaglie si ebbero quando, col diminuire dell'influenza degli Imperatori, e la conseguente crescita delle autonomie locali, cominciarono a crearsi attriti tra Sant Antimo e la Repubblica di Siena in merito ai possessi dei territori. L'importanza strategica di alcuni castelli come Castelnuovo dell'Abate, Monte Giovi e lo stesso Montalcino, che fu a lungo conteso fra Siena e Firenze, costituì il motivo principale degli attriti fra l’Abbazia e il comune senese. Verso la metà del XIII secolo le ricchezze del monastero dovettero essersi quasi esaurite se, nel 1255 l'abate offrì in vendita al comune di Siena alcuni dei suoi territori. Nel 1291 il decadimento dell'Abbazia di Sant'Antimo, culminò con l'entrata dell'Ordine dei Guglielmiti fondato a Castiglione della Pescaia da Alberto da Siena .

Quest’ultimo era stato primo seguace dell’eremita Guglielmo di Malavalle la quale vita leggendaria si intreccia fin quasi ad identificarsi, con quella di Guglielmo X(o IX ?) Conte di Poitou e Duca D’Aquitania nobile cavaliere crociato convertitosi a vita monastica. A tale ordine fu concesso il monastero e non tardarono ad innescarsi aspri conflitti di successione che neppure l'intervento di numerosi pontefici riuscì a dirimere. Dopo un lungo periodo di agonia l’Abbazia venne soppressa con decreto di Papa Pio II del 1462. I beni rimasti divennero proprietà della diocesi di Montalcino ed il Vescovo ereditò anche il titolo di "Conte Palatino e Abate di Sant'Antimo". Nella seconda metà del XV secolo, il Vescovo di Montalcino fece addirittura adibire a sua abitazione, il matroneo sovrastante la navata destra della chiesa abbaziale. Da allora il degrado che si abbattè sull'antico monastero fu sempre più forte. Solo alla fine del 1800, grazie allo studioso Antonio Canestrelli, si riaccese l'interesse artistico nei confronti della chiesa.

E’ soltanto nel 1977 che l'Arcivescovo di Siena si mise alla ricerca di una comunità religiosa che potesse ridare vita al monastero; la trovò nei Canonici Regolari che arrivarono dalla Francia nel 1979 i quali si insediarono stabilmente nel complesso abbaziale. L'Ordine dei Canonici Regolari, che segue la Regola di Sant Agostino, fu fondato nel 1121 da San Norberto che, raccogliendo l'invito di Papa Callisto II, si stabilì in una foresta solitaria presso Laon (a nord est di Parigi) in una località chiamata Premontrè. Dal nome di questa cittadina, come era successo per i Certosini (da La Grande Chartreuse) ed i Cistercensi (da Citeaux), i canonici dell'Ordine vennero chiamati Premonstratensi. La chiesa è stata edificata nei pressi di una villa romana vicina ad un’ antica fonte terapeutica detta Arcangela o Arcagnola, della quale ne è forse testimonianza un bassorilievo raffigurante un angelo con cornucopia inserito nel muro esterno posto a nord . Gli antichi luoghi di culto ,erano considerati sacri ancor prima dell’avvento del cristianesimo ed adibiti alla celebrazione di culti pagani legati alla Madre Terra. Centri del mondo dove il regno degli uomini poteva entrare in contatto con il regno degli Dei, sorgevano pressoché costantemente in corrispondenza di corsi d’acqua sotterranei. I luoghi termali erano anticamente vissuti come zone di particolare potenza e sacralità. Il fuoco sotterraneo e l'acqua convivevano in una felice sintesi, equilibrata da leggi non ancora svelate ed in questi siti, veniva ricercato un contatto con le forze animiche del suolo. Terra, fuoco e acqua si univano all’elemento aria tentando di svelare la natura della misteriosa quintessenza. Nel chiostro dell’Abbazia di Sant Antimo, situato nell’area esterna destra dell’edificio sacro, è presente un pozzo a cisterna. Esso comunica con la falda acquifera sotterranea che scorre in profondità ed un tempo raggiungeva la cripta situata sotto all’altare, coperta in seguito con una lapide funeraria e recentemente usata come cestino abusivo per le immondizie dei numerosi visitatori. Nei luoghi sacri, il pozzo, aveva la valenza simbolica di omphalos ovvero ombelico del mondo: simbolo di un centro ideale, punto d’incontro tra il mondo inferiore ed il mondo superiore.

Il pozzo richiamava idealmente lo Shetija, roccia del Sancta Sanctorum del tempio di Gerusalemme, pietra ritenuta la base della creazione del mondo, ma contemporaneamente anche pietra di chiusura che arginava l'acqua sotterranea del Tehom. Sia la pianta della Chiesa che la facciata, sono state progettate seguendo la proporzione armonica ovvero utilizzando la sezione aurea. In seguito a ripetute misurazioni compiute all’interno dell’edificio, ho potuto osservare che il luogo di innesto tra la chiesa primitiva che adesso funge da sacrestia e la navata centrale dell’Abbazia, si trova esattamente nel punto che divide quest’ultima in modo da formare una sezione aurea. In altre parole, la Chiesa primitiva è in perfetto rapporto aureo con l’Abbazia. La somma dei segmenti che misurano la larghezza della navata centrale con la larghezza di una delle navate laterali, è in rapporto aureo con quest’ultima. (fig.A) La geometria sacra è fortemente presente anche negli alzati dal momento che esiste la possibilità di racchiudere la facciata entro un esagramma o Sigillo di. Esso sublime congiunzione tra principi maschile e femminile, sole e luna, fuoco ed acqua, veniva interpretato dai platonici come caduta dello Spirito nella Materia e successiva elevazione a pura Energia vibrante e perfetta. Come cita Ermete: "…sale dalla terra e discende dal cielo e riceve la forza delle cose superiori ed inferiori". Nella cultura induista e tibetana esso corrisponde al Chakra del cuore, alla Realizzazione. Il triangolo posto con la punta verso l’alto, simboleggia il primitivo monte Meru o montagna sacra. Esso è fuoco, maschile, fallico, dispensatore di energia.

Il triangolo con la punta verso il basso è la caverna, la coppa,l’utero. Esso è acqua, il femminino sacro,ciò che contiene custodisce e raccoglie perché si generi energia dalla materia. Dall’Esagramma di Salomone scaturisce la filosofia degli opposti che si integrano a vicenda a formare un Tutto inscindibile. Unione tra Macrocosmo e Microcosmo, azione oscillante tra bene e male tra perfetto ed imperfetto, tra azione e repulsione. Nella sua valenza numerica esso nasconde “la caduta” ovvero la trasformazione da energia a materia, il passaggio da MATER a MA-RIA. L’Esagramma deve essere immaginato come un solido platonico in vibrazione, un modulo dal quale scaturisce la creazione. E’ la manifestazione materiale dell’energia vibratoria che esso stesso racchiude e che riconosciamo con il simbolo del Fiore della Vita, matrice e strumento dell’Universo tangibile e non.(Fig. C) Fig. C Sant'Antimo possiede un deambulatorio a cappelle radiali di chiara ispirazione francese. Il deambulatorio, ovvero il passaggio dietro il coro non è raro nell'architettura romanica ed era presente per lo più in chiese situate sulle vie di pellegrinaggio dell'epoca (Santiago di Compostela, Roma, Gerusalemme). Esso nacque dall'esigenza dei pellegrini di girare attorno al Martyrium ovvero alla cripta sotto l'altare dove erano deposte le reliquie del Santo, e sostarvi in preghiera. Tale consuetudine affonda le sue radici nella cultura arcaica druidica.

L’antico rito consisteva nel girare attorno alla tomba od al luogo di morte di un eroe per proteggere l’area considerata dimora dell’Aldilà. Chiunque si segga sulle panche in pietra scolpite all’interno delle cappelle radiali di Sant Antimo, non potrà fare a meno di osservare il continuo e monotono percorso compiuto dai visitatori lungo il deambulatorio. Una ritualità che stranamente pare sia stata tramandata fino ai nostri giorni. Sappiamo che molto tempo dopo la morte delle stelle,i loro fotoni continuano ad esistere ed a viaggiare nel tempo e nello spazio. Potremmo ipotizzare che analogamente, il nostro sistema info-energetico si espanda nel tempo . Se così fosse, i luoghi sacri risulterebbero vibranti di energia di antica provenienza carica di informazioni, le quali sono accolte dai pellegrini per risonanza. Quasi come se il luogo di culto fosse non soltanto un ponte fra cielo e terra ma anche un Graal, un contenitore energetico, continuamente rifornito di energie umane.

Nelle chiese romaniche,la decorazione plastica, pittorica e musiva, evidenzia l'esigenza tutta medioevale di accostare alla conoscenza della religione cristiana il popolo spesso analfabeta, mischiando racconti sacri e profani ed utilizzando immagini fantastiche simboleggianti il bene ed il male, frutto della fantasia medioevale, o liberamente tratte da testi antichi provenienti anche dall'oriente. L'edificio doveva preparare il fedele alla rivelazione della divinità tramite un reale cammino che iniziava fuori dal luogo sacro e che lo conduceva a sublimarsi dinanzi all'altare. Per edificare le grandi chiese, gli operai migliori, specializzati e riuniti in corporazioni, giungevano anche da luoghi molto lontani. I cantieri delle grandi costruzioni romaniche avevano sempre un responsabile che seguiva i lavori dalla fase iniziale del progetto alla sua conclusione. Esso era il "magister murario", ovvero l'Architetto.

Lo si poteva riconoscere perché teneva in mano il bastone del comando, “la virga”, come si può osservare in due miniature conservate in un codice della Biblioteca Capitolare di Modena. Dipendevano da lui tutti i capimastri che a loro volta dirigevano gli operai muratori, tagliapietre, carpentieri. Un discorso a parte, merita lo stile interpretativo che invece era caratteristico della maestranza che operava nel luogo e fondava le radici nella propria cultura e provenienza. Con il trascorrere del tempo la decifrabilità del codice delle decorazioni ha richiesto un grosso lavoro interpretativo poiché è venuto a mancare il significato del messaggio della cultura medioevale essenzialmente simbolica. Quello che è stato chiamato il simbolismo della mentalità medioevale, nasce e si afferma tuttavia solo quando il Cristianesimo del primo medioevo assimila la filosofia neoplatonica, che concepisce tutto il mondo come una scala di enti che si origina e culmina in Dio e ciascuno dei quali porta la sua impronta.

Le forme visibili dunque,minerali, vegetali ed animali colte a piene mani dalla natura risentono spesso dell’immaginario e fantastico. In Sant Antimo si susseguono decorazioni romaniche nastriformi, che si rincorrono intrecciandosi ed hanno origini remote nella cultura egiziana e celtica ed una fonte più prossima nell'Islam; la cultura araba, infatti ,propaga, ai confini delle aree cristiane, sia in Medio Oriente sia in Spagna, il gusto per gli intrecci geometrici e per le composizioni astratte tipiche delle civiltà nomadi. Nella decorazione araba e in quella romanica si rinviene la propensione per le greche labirintiche, in cui la vista è ad un tempo ingannata e guidata dalla ripetizione, dalla simmetria e dall'intreccio. Doppi nastri, intrecciandosi, formano cerchi che racchiudono motivi vegetali. Aquile, grifoni ed anfibi si rincorrono lungo le architravi delle porte laterali esterne.

Intercalate alle decorazioni plastiche tipicamente romaniche, si osservano bassorilievi più antichi,risalenti probabilmente al periodo di edificazione della cappella carolingia. Era d'uso infatti utilizzare pietre, soprattutto se lavorate, risalenti ad edifici religiosi precedenti incastonandole in nuove costruzioni, quasi a consacrare il nuovo, con l'apposizione di vecchie pietre sacre. Esse erano le pietre sacre, poste spesso volutamente rovesciate a significare il seme dal quale avrebbe germogliato il sacro. Fra di essi possiamo notare la Vergine con i quattro Evangelisti e San Michele che “fissa” il Drago. Sull'angolo che unisce il campanile all'abside si trova appollaiato su una colonna un babbuino con artigli felini. Le absidi, nel loro lato esterno, sono ornate da figure che rappresentano salamandre, teste di monaco e rilievi geometrici. l Il capitello senz'altro più noto si trova internamente alla chiesa e rappresenta "Daniele nella fossa dei leoni". Esso fu eseguito probabilmente dal Maestro di Cabestany proveniente dalla Linguadoca . Tutti i particolari presenti a Sant Antimo devono essere presi in considerazione: non solo i temi iconografici propriamente detti, ma anche i motivi, generalmente vegetali, presenti su abachi e mondanature, ritenuti a prima vista puramente decorativi, ma che invece costituiscono delle vere e proprie sequenze. Questo metodo ideato da Leroy-Gurhan, invita ad analizzare i soggetti nel contesto nel quale li si studia, ovvero svolti in sequenza come una striscia fumettistica. Ad ogni immagine animale secondo studi condotti da Marius Schneider, musicologo alsaziano, corrisponde una equivalenza armonica, in grado di pietrificare la musica, origine del mondo e delle leggi cosmogoniche che lo governano. Il simbolo scolpito nella pietra è la manifestazione ideologica del ritmo mistico della creazione ed esso è tanto più vero quanto più l'uomo è capace di rispettare tale ritmo.

Questo concetto è simile alla definizione che Schwaller De Lubicz dà del simbolo stesso il quale si scrive ma non si pronuncia perché è lui a parlare. Nell'Abbazia di Sant'Antimo, le rappresentazioni zoomorfe con la loro corrispondenza sonora che si susseguono lungo le altezze dell'edificio e la sezione aurea legata ai suoni armonici presente nel progetto della chiesa, riunendosi e avvolgendo l'edificio stesso ne amplificano l'effetto di cassa di risonanza armonica. Le decorazioni divengono sequenze sonore, vibratorie che scaturiscono sotto l’aspetto di onde di forma dai progetti geometrici di antichi mastri costruttori. La geometria scolpita su pietra o tracciata su carta riproducendo in astratto figure che alludono alla struttura stessa di cielo e terra,agisce sulla realtà circostante. Energia dell’arte e della creatività quindi in “nozze alchemiche” con la materia della pietra . Come tra maschile e femminile l’amore funge da catalizzatore, cosi tra energia creativa e materia si inserisce la potente forza del cosmo. Potrei identificarla con elettromagnetismo, corsi d’acqua, frequenza del suono, presenza della luce o tutte queste componenti insieme. Quando sostiamo in luoghi di forza, come Sant Antimo,ci sblocchiamo dalla nostra radicata localizzazione che ci trattiene nel presente e ci mantiene saldi nel nostro spazio immediato.

Ciò che maggiormente si percepisce, è la sensazione di espansione del nostro corpo fisico contrapposta ad una volontà di raccoglimento in sé. E’ una forma di danza, spesso anticamente indotta con il ritualistico percorrere dei labirinti posti all’interno delle chiese romaniche e gotiche. Il percorso ritualistico tende a favorire la diretta esperienza del Tutto. Diceva Gurdjieff:”Bisogna abituarsi a pensare per forme”. Siamo abituati a pensare per associazioni utilizzando parole per loro stessa natura incapaci di esprimere le nostre immagini interiori. La geometria sacra cela simboli arcaici che sono la semplificazione di forme-movimento che empaticamente risuonano con la nostra percezione. Più chiaramente, colore, frequenza sonora o luminosa producono una forma armonica che potenzialmente incorpora l’individuo che la osserva ed al contempo lo incita a danzare con lui. Le percezioni visive, uditive e tattili unite alle sensazioni interiori di difficile interpretazione, generano delle onde che come invisibili filamenti in vibrazione, sfiorano la Rete Universale.

La percezione dell’individuo, sarebbe quindi un processo innato simile al concetto di consapevolezza oggettiva . La valenza del simbolo o della struttura geometrica armonica avrebbe la valenza di matrice , contenitore e strumento per la percezione reale della vera essenza. Tale forza avrebbe il suo regno oltre le categorie della materia e dell’energia ed eternamente danzerebbe nel Tutto che ovviamente comprende anche noi stessi. Dietro il progetto di un edificio come Sant Antimo credo si nascondano conoscenze perdute che coincidono con le più recenti teorie della Fisica dei Quanti. Potremmo parlare di Ordine Implicito, Campi Morfogenetici o Mente Universale e trovare profonde analogie con le antiche tradizioni che hanno animato le maestranze medioevali. Forse i costruttori hanno tentato di avvicinarsi all’indefinibile e non misurabile cercando di imitare ciò che Bohm definisce “olomovimento” al fine di far risuonare empaticamente l’individuo con il Tutto.

Da recenti esperimenti, sappiamo che le onde cerebrali dell’uomo possono essere soggette al fenomeno della risonanza tendendo a sintonizzarsi sulla stessa frequenza, un po’ come succede per le onde sonore. Entrando in un luogo sacro il cervello entrerebbe in risonanza con il tempio stesso e le onde da esso emesse si abbasserebbero di frequenza(onde Delta). Acqua,forze telluriche,geometria sacra,intonazioni armoniche, fungerebbero da catalizzatori per l’abbassamento della frequenza delle onde cerebrali. Cosi’ facendo il cervello sarebbe eluso e l’individuo si libererebbe per un istante dalla dittatura dei sensi.

Il segnale che ci permetterebbe di captare le informazioni presenti nella ragnatela dell’Universo della memoria, diverrebbe più forte,perché diminuirebbe il rumore di fondo prodotto dagli organi che dipendono dal cervello. APPROFONDIMENTI La Voce della Luce Nelle minuscole particelle, come nei massimi sistemi cosmici, la scienza ha riconosciuto forme di base e strutture complesse che presentano la stessa “matrice”. Quasi come se l’impulso generatore di ogni forma materiale obbedisse agli stessi principi geometrici. Il principio tramite il quale è possibile riscontrare questa similitudine è il numero aureo, conosciuto anche come phi. Esso ha un valore approssimativo di 1,618 ed è definito numero trascendente poiché i numeri dopo la virgola possono continuare all’infinito. Esso descrive numericamente un rapporto detto appunto “aureo”. Euclide, matematico alessandrino nella sua opera “Elementi” lo descrive con semplicità:”siano dati due segmenti in cui il maggiore sta al minore, come la loro somma sta al maggiore dei due”. Esso è quindi la Sezione Aurea in tal modo intesa: “Data una linea AC, si divide in B in modo tale che AB stia a BC come AC sta ad AB”.

I nostri progenitori, conoscendola perfettamente, se ne servirono per edificare opere e monumenti di spettacolare magnificenza. La Grande Piramide, Il Tempio di Luxor, la Cattedrale di Chartres, il Tempio di Salomone e la successiva Moschea di Al Aqsa, Anhkor Vat in Cambogia,le zigurrat babilonesi, il Partenone greco, Castel del Monte in Puglia, Pievi e Magioni Templari, antiche Abbazie cistercensi e benedettine, sono solo alcuni dei tanti edifici di culto costruiti secondo i dettami dell’antica arte di Thot: la Sacra Geometria. Nell’universo della pittura, Leonardo da Vinci, Piero della Francesca, Albrecht Durer, Severini, Mondrian hanno utilizzato il valore del numero aureo come base numerico-geometrica per l’esecuzione delle loro opere. Leonardo Fibonacci, matematico pisano del XII sec., scoprì che una sequenza di numeri interi nei quali ogni singolo valore è il risultato della somma degli ultimi due, si esplicava in un diagramma che assumeva la forma di una spirale.

Egli notò che dividendo ogni fattore per il successivo si otteneva la sezione aurea che Platone nel Timeo definì “la chiave della Fisica dei Cosmi”. Il valore della Sezione Aurea è insito nella natura. Il grado di crescita degli steli di una pianta detto anche “Fillotassi” rispetta la serie dei numeri di Fibonacci . La forma del guscio del Nautilus, della pigna, del girasole, del DNA, della morfologia dell’uomo stesso come rapporto tra la sua altezza e la distanza dall’ombelico, hanno tutti in sé la Sezione Aurea. La matematica ci dimostra che l’utilizzo di questo valore ha permesso alla natura di ottenere la massima efficienza in campo biologico. La Coclea dell’orecchio contiene il phi ed esso è a sua volta legato alle ottave musicali. Parafrasando Goethe potrei dire “Se non fossero musicali le orecchie come potremmo udire la musica?”. Il phi diviene quindi il valore matematico che premia la specie nella corsa verso la sua evoluzione perché si trova già dentro di essa.. E’ un numero in vibrazione, diretta corrispondenza con le armoniche di un suono, le bande vibratorie del colore, della luce e la struttura del Dna. Simboli arcaici si susseguono di epoca in epoca; le medesime impronte, echi di un linguaggio ancestrale, il Verbo divino scaturito dalla luce primordiale. Se tutto ha origine dal Caos esso è senza dubbio un Caos strutturato, una rete universale, il telaio, i “neteru” egizi. Esso unisce lo spazio-tempo alla materia-energia , è l’ordine in mezzo all’apparente disordine, universalmente applicabile e “ciclico”. E’ l’Ouroboros, il serpente che si morde la coda che fa della struttura delle galassie, della tela del ragno o della forma dei cristalli di ghiaccio una cosa sola. Riprendiamoci questa visione olistica della Natura e del Cosmo. Appropriamocene e viviamola e avremo svelato il mistero delle nostre origini. Possediamo già nel nostro corpo fisico ciò che l’Universo possiede, almeno come struttura armonica, sonoro-vibratoria, geometrica e numerica. I templi e le opere tutte, sviluppati secondo i dettami dell’armonia si caricano cosi di vibrazioni sonoro-visive coinvolgendo l’uomo in un’antica danza con l’Universo.

Siamo predisposti a “riconoscere” e “vibrare per simpatia” quando ci poniamo nella vicinanza di strutture armoniche per eccellenza, sia che esse provengano dalla natura o che siano state costruite ad autentica somiglianza di essa. Sveliamo cosi il grande e semplice insegnamento;quello di vivere in un Tutto interconnesso ed armonico dove le sole dissonanze sono quelle che l’uomo crea per odio, volontà di potere e di distruzione.

 

Bibliografia: Chiese Romaniche in Toscana D.Negri La Toscana Moretti Stopani Una pietra che canta Ed.Sant'Antimo Il tao del caos Katya Walter Gli animali simbolici e la loro Origine nella mitologia e nella Scultura antiche M.Schneider Ed.Rusconi Enciclopedia del simbolo Ed. Garzanti Musica ad Figuras E.Albani D.Pierpaoli Cerchi nel grano: messaggi tra cielo e terra A. Forgione- A. Di Prinzio Il tempio dell'uomo S.De Lubicz Il tempio del cosmo J.Naidler L’antico segreto del Fiore della Vita D:Melkizedek