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Caro popolo di sinistra...

di Michele Corsi - 27/02/2007

Fonte: retescuole.net

Perché solo due?  
La vicenda della crisi del governo Prodi mi pare significativa non tanto per i comportamenti politici dei leader della sinistra (tutta) che ormai sono tanto prevedibili da annoiarci terribilmente, quanto per le reazioni semiautomatiche di parte del popolo della sinistra. Leggo e sento dire da gente sino all'altro giorno terribilmente critica, a giusto titolo, nei confronti del centrosinistra, cose vergognose e degradanti (per chi le pronuncia) nei confronti dei senatori Rossi e Turigliatto, rei di aver votato su Vicenza e guerra, coerentemente al loro, e nostro, pensiero. Sul linciaggio non mi dilungo e rimando alle cose semplici e sagge che ha scritto Alex Zanotelli sul Manifesto. Mi voglio soffermare a scrivere invece, per una volta, non dei nostri "capi", ma di noi "base". Perché in questa congiuntura le nostre reazioni epidermiche sono state la causa del disastro, e non l'effetto. C'è stata gente molto altolocata che ha contato su certi nostri riflessi condizionati, per consumare le proprie sporche manovre politiche.

Uno degli elementi tipici che caratterizzano noi "base" della sinistra è la cultura del "meno peggio". Questa cultura non riguarda affatto una supposta differenza tra "sinistra radicale" e "sinistra riformista", una divisione ormai piuttosto giornalistica: tutti ci siamo dentro. Non si tratta di un difetto genetico, ma di un residuato bellico dell'ideologia Pci precadutamuro. Era l'epoca in cui burocrati un po' tromboni soffocavano i borbottii delle sezioni con un tono di voce impostato, il petto in fuori come quello d'un tacchino, il tono condiscendente di chi si rivolge a una platea che non ha capito "il nodo" del problema, ed esclamava "ma compagni!!!", ma compagni: c'è il golpe che incombe, c'è il fascismo che rialza la testa, c'è la Cia che ci spia... E ciò serviva in maniera sistematica a giustificare qualsiasi compromesso, storico e non. Roba vecchia come il cucco, ma i dirigenti Ds, che del Pci han buttato via tutto, si sono ben guardati dal privarsi di questa preziosissima arma di controllo della base. Parte del giochetto è l'invenzione di una cultura avversaria, "da battere", ma inesistente, contro cui dirigere ogni strale: quelli che dicono "tanto peggio tanto meglio". In realtà non esiste in tutta la storia della sinistra italiana, nemmeno quella estrema, nemmeno quella estremissima, questa concezione, ma viene agitata come spauracchio, e, di solito, con grande successo. "Noi NON siamo QUELLI del tanto peggio tanto meglio".... e con questa frase magica, che allude a fantasmi tanto più temibili quanto meno identificabili, si giustifica ogni cedimento, mentre l'obnubilato uditorio è preda del terrore di essere accomunato a "quelli".

La cultura del "meno peggio" è una sorta d'infezione dell'intelletto, che blocca le normali capacità razionali e attiva automaticamente le corde emotive primitive, non quelle legate alla speranza, emozione tipicamente umana, ma quelle attaccate ai bisogni di sopravvivenza. Anche il più intelligente cinquantenne (perché noi infettati andiamo dai 45 anni in su) di fronte alla frase "ma allora vuoi che torni su Berlusconi!?" ha un attimo di paralisi delle facoltà cerebrali, di dissolvimento identitario, e con gli occhi vitrei balbetta "no ... no.... no..." e gli allegri dirigenti del nostro centrosinistra ne approfittano per sottrargli il portafoglio. Poi, appena si riprende, gli gridano: "è stato Turigliatto!"

Lo psicodramma collettivo sul voto al Senato non è stato altro che la riproposizione su scala un po' più ampia di questa scenetta degna del peggior Totò. La gran parte della base è stata spinta verso l'odio nei confronti dei senatori Rossi e Turigliatto, per aver votato contro una relazione di politica estera che si poneva in antitesi secca rispetto a tutto il fronte pacifista (cattolici moderati compresi) che chiede il ritiro dall'Afghanistan e si oppone al raddoppio della base di Vicenza. Dobbiamo dire che molta parte della stanca base della sinistra ha reagito disciplinatamente secondo le previsioni accorte dei Fassino-Rutelli: "ecco i soliti del tanto peggio tanto meglio!!" strillavano i soliti del meno peggio. Alcuni di questi, un po' più clementi, riconoscevano timidamente come nessuno abbia infastidito Mastella quando annunciava che avrebbe fatto mancare la maggioranza sui Dico, ed erano infastiditi dagli infuocati editoriali che Repubblica dedicava all'"estrema sinistra" omettendo il ruolo dell'amico Pininfarina. Pochi però hanno rilevato il fatto più eclatante. E cioé: perché SOLO DUE senatori hanno votato contro la guerra in Afghanistan e l'allargamento della base di Vicenza? Perché non erano 150? Perché quelli che io, semplice cittadino, ho votato perché difendessero la pace e stessero sempre a fianco dei movimenti, hanno votato a favore? Davvero qualcuno pensa che se Ds, Prc, Pdci, Verdi fossero andati da Prodi e gli avessero detto: "amico, o la base non si fa o tu salti", Prodi avrebbe dato le dimissioni? Ma andiamo, non scherziamo! Dov'era nel programma dell'Unione l'allargamento delle basi? Perché ci si scandalizza sempre con chi è coerente, e mai, mai, con chi non lo è? Perché nessuno dice che il vero scandalo di quella giornata è stato che il "nostro" ministro degli esteri, salvo una frasetta ambigua di circostanza, ha ignorato bellamente non solo il movimento di Vicenza, ma, come attestano tutti i sondaggi, l'opinione di gran parte dell'elettorato del centrosinistra e di una bella fetta di quello di centrodestra? Perché viene considerato "normale" che un governo di centrosinistra faccia sistematicamente il contrario di quel che ha promesso? Perché nessuno dice a Giordano, Diliberto e Pecoraro Scanio che spostare la base 500 metri più in là NON è un compromesso, ma una stronzata? Perché viene considerato ovvio che per rifare il governo e avere il voto di Follini si siano sacrificati i diritti civili, mentre nessuno pensa che il governo sarebbe stato su benissimo, coi voti di Turigliatto e Rossi, se si fossero scontentati gli USA?

Da pezzi di base particolarmente smemorata mi sono sentito tirar fuori (ancora! di nuovo!) il tormentone "Berlusconi ha vinto nel 2001 a causa dell'uscita del Prc dall'allora maggioranza" (e questa accusa è talmente interiorizzata dai dirigenti del Prc da averli spinti a gestire tutta la faccenda in maniera grottesca e indecorosa). Vorrei ricordare che dopo l'uscita di Rifondazione dalla maggioranza, nel 1998, NON si è andati alle elezioni, ma che si sono susseguiti ben tre governi di centrosinistra (D'Alema I, II e Amato) e che DOPO (dopo due anni e mezzo), nel 2001, si è andati alle elezioni (con un accordo di desistenza tra tutti quelli del centrosinistra e che ha permesso di non disperdere voti), e ha vinto Berlusconi. Questa sequenza cronologica è chiara? Quanto tempo ci vorrà, care basi della sinistra radicale e riformista, per capire la vera ragione dell'ascesa di Berlusconi? Possibile che tre anni di movimenti di contestazione a Berlusconi, ma ANCHE alla linea dominante nel centrosinistra, non siano serviti a niente? Ma come si fa a non comprendere che la vera ragione del successo della destra sta nell'insipienza della sinistra? Ma ce lo ricordiamo cosa dicevamo solo dieci giorni fa di questo governo? Eravamo indignati perché non manteneva nemmeno mezza promessa. E' QUESTA la ragione della disaffezione di massa a questo governo. Perché c'è un altro non detto che si rimuove in questi giorni: tutti sono convinti che se si votasse andrebbe su Berlusconi, vero? E allora, una qualche ragione ci sarà pure: solo pochi mesi fa stava sotto! Vincerebbe per le divisioni della sinistra? Ma per favore! I sondaggi sono chiari: il centrosinistra è sotto dalla finanziaria in poi. E, purtroppo, lì non ci sono stati senatori che hanno votato coerentemente, e la scuola ne ha fatto le spese, per esempio.

Chi oggi strilla in maniera scomposta e becera contro Rossi e Turigliatto dovrebbe dirci, senza politicismi e senza giri di parole, COME è possibile influire su questo governo. I grandi strateghi dell'azione su due binari (nel governo e nei movimenti) ci hanno fatto vedere un esito piuttosto paradossale di questa concezione: un giorno partecipavano ad una manifestazione di massa contro il raddoppio della base e qualche giorno dopo tentavano di linciare due senatori che votavano ... contro il raddoppio della base. SE le manifestazioni non contano nulla, SE nel governo non si conta nulla perché Prodi va sostenuto a prescindere, ALLORA cosa si deve fare? La realtà è semplice: l'unica forma di pressione in parlamento, da sempre, è la minaccia di negare il proprio voto al governo. Mastella la usa questa arma, il Vaticano la usa, anche la Margherita l'ha usata, la userà Follini, l'ha usata Di Pietro. La usano in molti. Solo la sinistra ha rinunciato unilateralmente ad utilizzarla, condannandosi, così, all'ininfluenza.

Mi piacerebbe che anche noi "base", ogni tanto, ci assumessimo la responsabilità di quel che diciamo, tra un bicchierino al bar e una partita di calcio comodamente seduti in poltrona. Se Turigliatto e Rossi sono dei traditori del popolo perché hanno votato contro la guerra in Afghanistan, allora, per piacere, chi lo pensa e straparla al riguardo si senta il peso sulla propria coscienza (e non su quella di D'Alema o di Napolitano o di Rutelli, che tanto non ce l'hanno) dei morti in Afghanistan. Perché "per non far tornare Berlusconi", noi ci apprestiamo come italiani, a fare da stampella alle truppe USA che preparano la loro offensiva, quella "contro i talebani", sì, sì, con quelle bombe che arrivano sui palazzi, muoiono venti famiglie e poi dicono: "ma in cantina c'era un talebano!". Siamo così certi che avremmo dato addosso a Turigliatto e Rossi se avessero votato contro un taglio di 200.000 posti di lavoro nella scuola? Ci saremmo "sacrificati" per impedire l'ascesa di Berlusconi, o, semplicemente, ci saremmo arrabbiati contro quella misura e saremmo stati grati (grati) a chi vi si fosse opposto? La cosa pesa meno perché invece dei NOSTRI posti, ci sono in ballo i culi dei lontani afghani? So di essere impopolare in questo, ma dico: grazie Turigliatto e Rossi, mi dispiace che abbiate pagato la vostra coerenza con un linciaggio indegno.

Caro popolo di sinistra, siamo vecchi. E non di quei vecchietti simpatici che dalla vita hanno distillato gocce di preziosa saggezza. Non ci siamo accorti che col nostro idiota "meno peggio" che ci hanno messo in testa fin da piccoli, ci stiamo giocando il futuro. Qualcuno dei numerosi colleghi può in cuor suo affermare che nelle scuole, a livello di massa, tra i ragazzi e le ragazze, c'è una qualche consapevolezza delle differenze tra destra e sinistra? Caro popolo di sinistra in gran parte ormai appollaiato nei sicuri posti del pubblico impiego, ti sei accorto che la classe operaia vota in massa a destra? Caro popolo di sinistra, ti sei accorto che questa situazione peggiorerà se tu, noi, non la smetteremo di alimentare vecchi automatismi da realpolitik del cavolo, da tattici da sgabuzzino, da strateghi di subbuteo? Solo garantendo coerenza tra quello che sognamo e quello che facciamo, abbiamo la possibilità di entrare in sintonia coi soli che potranno cambiare il mondo, visto che noi, fino adesso, non ci siamo riusciti.