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La lunga marcia a destra di dio

di Marco d'Eramo - 21/11/2005

Fonte: ilmanifesto.it


Milioni di dollari per finanziare le fondazioni che hanno costruito la supremazia reazionaria negli USA  

Da banda di bigotti ultrareazionari, la destra conservatrice è diventata egemonica, nel senso gramsciano, nella società americana. Il segnale più chiaro di questa vera e propria controrivoluzione è la contrizione in cui sono piombati i leader del partito democratico per non essere stati abbastanza religiosi, abbastanza «all'ascolto dell'anima profonda dell'America» nella campagna elettorale.
E poiché gli Stati uniti sono egemonici [erano …] sul resto del mondo, non mancherà molto prima che la sinistra italiana si strappi i capelli per non aver fatto abbastanza pellegrinaggi al santuario di Padre Pio e per non aver regalato abbastanza detrazioni fiscali ai miliardari
…..
Come è successo che in 40 anni quello che appariva all'opinione pubblica Usa un insopportabile estremismo reazionario sia diventato senso comune della maggioranza dei votanti, se non dei cittadini? Nel 1964 scriveva John Kenneth Galbraith che «quasi tutti si definiscono liberal». Quaranta anni dopo la parola liberal è diventata addirittura un'ingiuria e si dice che John Kerry ha perso perché troppo liberal . Oggi la discussione non è tra «più stato» o «meno stato», ma fra «meno stato» e «niente stato». Sta diventando senso comune che la sanità debba essere privatizzata, che le pensioni siano private e che privata sia la scuola. Ora, questa «rivoluzione conservatrice» non è avvenuta per caso, ma è stata concepita a tavolino, come una strategia bellica decisa dallo stato maggiore.
Nel 1970 il giudice della Corte suprema Lewis Powell scrisse alla Camera nazionale di Commercio un memorandum profetico, in cui sosteneva che a causa della guerra del Vietnam i migliori studenti statunitensi stavano diventando anticapitalisti e che bisognava fare qualcosa per contrare questa tendenza. Powell proponeva che i ricchi conservatori finanziassero, dentro e fuori le università, istituti in cui intellettuali potessero scrivere libri da una prospettiva conservatrice. Il suo appello fu raccolto da un pugno di famiglie ricchissime e di fondazioni che decisero di finanziare a lungo termine la promozione, a livello di élite e di massa, di una cultura e di un pensiero ultraliberista e tradizionalista. A differenza delle grande famiglie capitalistiche italiane che finanziano squadre di calcio come Juventus e Milan, negli Usa in 30 anni un nucleo di capitalisti ha sborsato miliardi di dollari per, direbbe Antonio Gramsci, «conquistare l'egemonia».
Sono otto le famiglie che hanno plasmato l'odierna cultura politica americana: la famiglia Bradley, quella Mellon Scaife, gli Smith Richardson, i Coors, gli Olin, i McKenna, gli Earhart e i Koch.
La più ricca delle fondazioni (nel 2001 disponeva di 584 milioni di dollari) è la Lynde e Harry Bradley (i due fratelli fondatori dell'omonima compagnia di componentistica elettrica industriale), fondata nel 1943, ma divenuta potentissima solo nel 1985 perché i Bradley vi versarono buona parte dei proventi ricavati dalla vendita dell'azienda di famiglia alla Rockwell. Seconda in ordine di ricchezza viene la fondazione della famiglia Smith Richardson (494 milioni di dollari) quella del Vix Vaporub. Segue la famiglia Mellon Scaife le cui quattro fondazioni (Scaife Family, Sarah Scaife, Carthage, e Allegheny) ammontavano nel 2001 a 478,4 milioni di dollari: i Mellon sono banchieri, petrolieri (proprietari della Gulf), azionisti di maggioranza dell'Alcoa (alluminio), potenti nell'uranio. La fondazione assunse la sua aggressiva connotazione di destra quando a presiedere le fortune della famiglia fu Richard Mellon Scaife che, secondo un articolo del Wall Street Journal è «nientemeno che l'arcangelo finanziario del movimento intellettuale conservatore». Nel corso degli anni Richard Scaife ha finanziato figure come Barry Goldwater, Richard Nixon, e Newt Gringrich (che negli anni `90 guidò la svolta a destra repubblicana): Gringrich stesso definisce Scaife come una delle persone «che hanno davvero creato il moderno conservatorismo».
Dal 1873 la famiglia Coors produce in Colorado quella che secondo l'attore Paul Newman è «la migliore birra americana» (sia consentito dissentire), ma dalle sue casse scorre anche un fiume di denaro che da 30 anni irriga l'estrema destra: la Fondazione Aldolf Coors fu fondata nel 1975 e nel 1993 fu affiancata dalla fondazione Castle Rock (una marca della Coors, assets per 50 milioni di dollari). Ecco come suonava il necrologio di Joe Coors: «Fu la sua fede in principi conservatori di stato limitato e di libertà economica che lo portò, a partire dagli anni `60, a sostenere un politico californiano di nome Ronald Reagan. Per tutti gli anni `70 Reagan visitò spesso la casa di Joe, finendo per discutere per lo più in cucina (kitchen). Quando Reagan fu eletto, Joe divenne membro del suo Kitchen Cabinet. Il suo contributo più importante fu nell'area della difesa strategica missilistica (le cosiddette 'guerre stellari', ndr ). Come Reagan, Joe Coors conosceva da tempo il fisico nucleare Edward Teller [l’amico dello screditato Zichichi] che sottolineava la vulnerabilità americana in caso di attacco nucleare. Quando Reagan entrò alla Casa Bianca, Joe fece parte di un piccolo gruppo riunito da Teller che si chiamava High Frontier (alta frontiera)».
Altra grande fondazione è la John M. Olin, dal nome dell'industria di famiglia, che è cresciuta moltissimo nelgi ultimi 20 anni e ora ha risorse per 71 milioni di dollari. Il direttore esecutivo della Olin Foundation, James Piereson ha detto: «Noi abbiamo investito al vertice della società, nei think tanks di Washington e nelle migliori università per avere il massimo impatto possibile perché questi sono i posti più influenti». La famiglia Olin cerca di dissuadere gli altri capitalisti americani dal finanziare le università liberal, perché così «finanziano la propria distruzione». «Perché il padronato dovrebbe finanziare intellettuali di sinistra e istituzioni che sposano proprio le cause contrarie a quelle in cui crediamo?»
I fratelli Dave e Charles Koch sono altre due stelle di prima grandezza nel firmamento reazionario: possiedono le Industrie Koch, un'azienda petrolifera, di gas naturale e di gestione del territorio che è la seconda più grande compagnia americana a proprietà familiare. A differenza delle altre fondazioni che finanziano un largo arco di iniziative su una varietà di temi, le tre fondazioni della famiglia (Charles G. Koch, David H. Koch and Claude R. Lambe Charitable Foundations, assets per 68 milioni di dollari) si concentrano esclusivamente sulla promozione del libero mercato. «Il mio scopo principale, disse David Koch, è minimizzare il ruolo dello stato e massimizzare il ruolo dell'economia privata e della libertà personale».
Ma oltre a queste grandi famiglie ci sono numerosi altri mecenati delle cause reazionarie, come la fondazione J. M (25 milioni di dollari), il Rockwell International Corporation Trust e il Ford Motor. E altri industriali e banchieri hanno contribuito alle cause della destra religiosa: per esempio la famiglia DeVos, cofondatori del circuito di distribuzione Amway (che fattura più di 5 miliardi di dollari l'anno), regalò nel 1994 2,5 milioni di dollari ai repubblicani per costruire uno studio televisivo per produrre un programma di partito, e in genere finanzia tutta una serie di fondazioni e istituti dell'estrema destra: la Free Congress Foundation, la Federalist Society for Law and Public Policy Studies, il National Legal Center, e il Council for National Policy.
In Michigan, Tom Monaghan, fondatore e amministratore delegato della Domino's Pizza ha versato lauti contributi a gruppi antiabortisti come Operation Rescue e il Committee to End State-Funded Abortions in Michigan. Nel 1987 creò la Domino's Foundatio per finanziare organizzazioni cattoliche di estrema. Monaghan è anche fondatore di Legatus, un gruppo di dirigenti d'impresa cattolici.
A Washington, la stampa ha definito Robert Krieble come «il nonno che dà le caramelle alla destra». I seminari che organizza sono trasmessi in tutto il paese via satellite e gli oratori includono Paul Weyrich, presidente della Free Congress Association, Tanya Metaska, lobbista per l'associazione dei costruttori di armi, la National Rifle Association e R. Marc Nuttle, vicepresidente per le questioni politiche della National Federation of Independent Business, Inc., che nel 188 fu manager di campagna elettorale per l'ultraconservatore Pat Robertson.
Il ritratto che ne emerge è quello di un padronato che crede fermamente nella lotta di classe e che ha una forte coscienza di classe. Solo negli anni `90 queste fondazioni hanno profuso più di un miliardo di dollari nella macchina da guerra ideologica dell'estrema destra e dei conservatori cristiani: come si sa le vie del signore sono infinite.
Il modo in cui è stata spesa questa montagna di denaro è il tema della prossima puntata di quest'inchiesta, ma per capire il modo di procedere delle fondazioni ecco, come assaggio, un esempio minuscolo della Bradley: tra le altre iniziative finanziate, la fondazione ha lanciato una casa editrice conservatrice, Encounter Books, diretta da Peter Collier e ha finanziato cosiddetti «esperti in razzismo», in realtà fomentatori di idee razziste come Dinesh D'Souza (autore di The End of Racism) e Charles Murray che in The Bell Curve sostiene che l'intelligenza dipende dalla razza.
In Losing Ground Murray argomenta la necessità di abolire tutti i programmi sociali. Murray scriveva questi libri lavorando nel centro di ricerca conservatore Manhattan Institute a cui la fondazione Bradley versò in quegli anni più di un milione di dollari. A Murray andarono dal 1986 al 1989 90.000 dollari l'anno della Bradley. Ma la posizione di Losing Ground era così estrema che perfino il Manhattan Institute gli chiese di dimettersi. La fondazione Bradley però appoggiò Murray e gli aumentò la borsa di studio a 163.000 dollari. Tutti i dettagli, per quanto piccoli vengono considerati nevralgici per le fondazioni conservatrici: quando il giudice nero di estrema destra Clarence Thomas fu candidato dai repubblicani a entrare nella Corte suprema e Anita Hill lo accusò di molestie sessuali, la fondazione Bradley finanziò con 11.850 dollari David Brook perché scrivesse un libro, The Real Anita Hill: The Untold Story in cui screditava la versione della donna. Anche così si conquista l'egemonia.
Nel 1964 il 62% degli americani riteneva che lo stato facesse le cose giuste. Trenta anni dopo, nel 1994, questa percentuale si era ridotta al 19%. Ormai è diventato senso comune (e non solo negli Stati uniti) che «pubblico» è sinonimo di inefficienza e che solo «privato» è efficiente, che lo stato costituisce il problema, non la soluzione, che il contratto sociale è lettera morta e che il libero mercato è la risposta a tutto.
Questo gigantesco ripensamento collettivo dimostra lo straordinario successo che ha avuto la macchina da guerra repubblicana, che nel giro di 30 anni è riuscita a divenire dominante nel mercato delle idee politiche grazie a ingenti capitali, un'abile confezione della merce (messaggi chiari e semplici), una martellante campagna pubblicitaria e una capillare rete di vendita.
Il venture capital iniziale è stato fornito da grandi famiglie miliardarie, seppure di provincia (vedi la prima puntata di quest'inchiesta, pubblicata il 5 novembre): Lynde e Harry Bradley di Milwaukee (Wisconsin), Richard Mellon Scaife di Pittsburgh, gli Smith Richardson in North Carolina, Joseph Coors a Denver (Colorado), i fratelli David e Charles Koch a Wichita (Kansas). Insieme ad altri capitalisti, dai primi anni `70 queste famiglie hanno infuso circa 3 miliardi di dollari nell'apparato educativo e mass-mediatico americano, hanno finanziato borse di studio, corsi universitari, inviti a professori stranieri, libri, giornali, settimanali, canali televisivi, stazioni radio, film. Per esempio, da queste fondazioni nel 2001 la George Mason University ha ricevuto 7 milioni di dollari, Harvard 6 milioni, Yale 4, Stanford 3, l'University of Chicago 5 milioni, l'Intercollegiate Studies Institute 5,8 (una parte delle cifre che compaiono in quest'inchiesta provengono da un curioso studio compiuto da un consulente democratico, Robert Stein, che nel 2004 ha mostrato in giro negli Stati Uniti una serie di 52 diapositive che descrivono la «macchina da guerra della propaganda repubblicana»: Stein le diapositive se le tiene strette e non ha risposto a una richiesta d'intervista, ma alcune sono state pubblicate a settembre in un lungo articolo dedicato di Harper's, e altre sue cifre erano state riprese ad agosto dal Magazine domenicale del New York Times).
Nel 1971 la Camera di Commercio degli Stati uniti aveva fatto circolare il manifesto Confidential Memorandum: Attack on the American Free Enterprise System in cui l'avvocato, e in seguito giudice della Corte suprema, Lewis Powell scriveva: «La sopravvivenza di quel che chiamiamo il sistema della libera impresa sta nell'organizzazione, nella pianificazione e messa in pratica a lungo termine, nella coerenza di azione per un numero indefinito di anni, in una dimensione finanziaria conseguibile solo attraverso uno sforzo comune, e nel potere politico conseguibile solo attraverso un'azione unitaria e organizzazioni nazionali».
Erano passati solo due anni e Joseph Coors iniziava a mettere in pratica la dottrina Powell: nel 1973 infatti con soli 250.000 dollari finanziò il varo della Heritage Foundation, alla cui testa pose Paul Weyrich. Negli anni successivi le risorse della Heritage Foundation ammontarono a 900.000 dollari, grazie a una donazione di Richard Mellon Scaife, tanto che nel 1981 l'Heritage consegnò a Reagan il suo Mandate for Leadership noto come dottrina Reagan. e poi il suo bilancio è continuato a crescere ininterrottamente: 1,7 milioni di dollari nel 1981, 14,6 milioni di dollari nel 1988, 33 milioni di dollari nel 2001. Tra i finanziatori della Heritage figurano la fondazione Bradley, tre fondazioni Scaife, la fondazione Castle Rock (Coors), la fondazione Charles Koch, la fondazione Philip McKenna, la John Olin, la JM, la Claude Lambe Charitable. Negli anni `80 Heritage fu finanziata anche dalla Corea (su pressione della Cia) e sostenne con forza presso i servizi Usa la causa della guerriglia contra (antisandinista) in Nicaragua e di Jonas Savimbi in Angola.
Sempre negli anni `70 l'American Enterprise Institute (Aei, fondato nel 1943) veniva rivitalizzato da una donazione di 6 milioni di dollari del Howard Pew Freedom Trust (della compagnia petrolifera Sun Oil fondata dalla famiglia Pew): ed è interessante notare che nel 1986 le fondazioni Olin e Smith Richardson ritirarono il loro appoggio perché a loro avviso l'Aei era diventato troppo centrista e troppo poco conservatore. Il suo direttore si dovette dimettere, l'Aei virò a destra e il rubinetto di denaro fu riaperto.
Tra il 1985 e il 2001 l'Aei ha ricevuto 29,6 milioni di dollari immaginate da quali fondazioni? Da: le quattro fondazioni Scaife, la Castle Rock, la Earhart, la John Olin, Lynde e Harry Bradley, Smith Richardson. I doni della Coors non sono inclusi. Altro denaro è venuto all'Aei da Amoca, Kraft Foundation, Procter & Gamble Found. Nel 2001 il bilancio dell'Aei è stato di 25 milioni di dollari.
Nel 1977 la famiglia Koch dette 500.000 dollari al Cato Istitute, di tendenza libertaria, cioè totalmente antistatalista. Nel 2001 il suo bilancio è stato di 17,6 milioni di dollari e tra il 1985 e il 2001 ha ricevuto 15,6 milioni di dollari immaginate da chi? Da Castle Rock Foundation, Charles Koch, Earhart, JM, John Olin, Lynde and Bradley, Claude Lambe e da tre fondazioni Scaife.
Oggi però la maggior parte dei suoi fondi viene dalla grande finanza (American Express, Chase Manhattan Bank, Chemical Bank, Citicorp/Citibank, Commonwealth Fund, Prudential Securities e Salomon Brothers), corporations dell'energia (Chevron Companies, Exxon Company, Shell Oil Company, Tenneco Gas, American Petroleum Institute, Amoco Foundation e Atlantic Richfield Foundation) e farmaceutiche (tra cui Eli Lilly & Company, Merck & Company and Pfizer, Inc.). Ha fatto parte del consiglio di amministrazione del Cato Institute Rupert Murdoch, il magnate televisivo (in Italia possiede Sky tv) il cui Fox New Channel è il più aggressivo e fazioso mass medium della destra.
Istituti come Heritage Foundation e Cato Institute si chiamano negli Usa think-tanks , «serbatoi di pensiero», sono cioè centri che producono ricerche mirate a dimostrare che è indispensabile privatizzare la Social Security, che il sistema sanitario canadese (qui invidiato da tutti) è un disastro, che mangiare cibi geneticamente modificati fa bene alla salute, che i neri sono più stupidi dei bianchi, che il sussidio disoccupazione è un incitamento alla pigrizia e dunque un fattore d'impoverimento (tutti esempi veri), che la scuola pubblica è un fattore d'ignoranza....
Attraverso i think-tank sono stati finanziati alcuni dei libri che hanno più influenzato il riposizionamento della cultura americana: Free to Choose di Milton Friedman («Liberi di scegliere», finanziato dalle fondazioni Scaife e Olin), The Naked Puglic Square di Richard John Neuhaus («La denudata piazza pubblica», finanziato da Bradley e Olin Foundations, Lilly Endowment), The Dream and the Nightmare di Myron Magnet («Il sogno e l'incubo», Scaife), Losing Ground di Charles Murray («Arretrando», Bradley, Olin e Smith Richardson), The Clash of Civilizations di Samuel Hungtington («Scontro di civiltà», Bradley e Smith Richardson), Illiberal Education di Dinesh D'Souza («Istruzione illiberale», Olin), Politics, Markets & American Schools si John E. Chubb e Terry M. Moe («Politica, mercati e scuole americane», Olin), The Tragedy of American Compassion si Marvin Olasky («La tragedia della solidarietà americana», Bradley).
Attraverso libri, studi, rapporti, questi centri producono perciò pezze d'appoggio alle campagne politiche e ideologiche della destra, forniscono argomenti «scientifici» di cui si servono i parlamentari quando devono introdurre un emendamento. Più che ricerca scientifica, questi centri sono classici esempi di «pesudoscienza», di affermazioni incontrollate bardate degli orpelli della serietà, tabelle, grafici, note, bibliografie. A colpi di tabulati questi «serbatoi» immagazzinano rancore, astio verso ogni idea di uguaglianza. Sono serbatoi sì, ma di odio, non di pensiero. E la loro influenza cresce di anno in anno.
Ricercatori e dirigenti dei think-tanks vengono chiamati in televisione come esperti, intervistati dai giornali. E infatti l'influenza di questi centri studi è misurata nel numero di citazioni che i loro studi e i loro rapporti ricevono da parte dei maggiori giornali, delle radio nazionali e delle tv, citazioni contate dal Think Tank Monitor nel suo sito web. Nel corso degli anni le citazioni sono diventate sempre più numerose: nel 1997 erano 14.600, nel 2001 25.823, nel 2003 29.490: più che raddoppiate in sei anni. La percentuale delle citazioni ottenute dai think-tank progressisti è scesa dal 16 al 12% (cioè è aumentata in assoluto, ma di poco), quelle dei think-tank conservatori sono passate dal 54% al 47%, diminuite di poco in percentuale ma quasi raddoppiate in assoluto.
Ma questa ricerca inserisce molti centri studi di destra nella categoria «di centro» e quindi è viziata e tende a diminuire il peso dei conservatori. Comunque, nel 2003 la sola Heritage Foundation è stata citata 3.141 volte dai media, con un aumento del 33% rispetto all'anno prima (2.356 citazioni). L'American Enterprise Institute ha avuto un aumento del 42% delle citazioni e Hoover Institute del 45%. Il rapporto annuo di Heritage sul 2002 sottolinea che in quell'anno sono comparsi in tv nazionali più suoi esperti che in tutti gli anni `90: sono apparsi in più di 600 programmi di tv nazionali e internazionali, in più di 1.000 trasmissioni radiofoniche e in circa 8.000 articoli di giornali e magazine.
La crescita dell'influenza reazionaria è dovuta anche al fatto che la sua cassa di risonanza - cioè il sistema dei mass-media - si è anch'essa spostata a destra: il messaggio conservatore viene diffuso, ad esempio, dai siti web AnnCoulter.com e Townnhall.com, dai quotidiani Washington Times e Wall Street Journal (la cui pagina di editoriali e commenti segue da decenni una linea di estrema destra, slegata dal resto del giornale), dalla casa editrice Eagle Publishing, dalla Radio America e dalle trasmissioni radio The Cal Thomas Commentary e The Rush Limbaugh Show, dal canale tv Fox News Channel, dal Pat Robertson's 700 Club (Robertson era stato uno dei promotori della «maggioranza morale» che nel 1980 aveva portato a Reagan l'appoggio dei conservatori cristiani), e da programmi tv come MSNBC Scarborough Country od Oliver North War Stories (Oliver North è il colonnello messo sotto accusa per lo scandalo Iran-Contras).
Si delinea così una rete di sinergie tra fondazioni, think-tanks, media, parlamentari, lobbies industriali in cui ogni componente accresce il peso dell'altro. Ma il capolavoro conseguito da questa macchina da guerra conservatrice è stato quello di portare i cristiani conservatori, gli integralisti protestanti a fare fronte comune con il gran capitale: è il tema della prossima puntata.
 
 
In nome del padre, del figlio e del conto corrente
 
Sulla parete del vagone della metropolitana spicca la scritta: «Se vuoi nutrire la tua anima, il nostro è un grande menù». Con un colpo di genio questa pubblicità di una setta religiosa associa le due più profonde passioni della società americana: da un lato un'inesauribile bulimia collettiva che va in crisi d'astinenza se non ha qualcosa da masticare, deglutire, ingerire sul marciapiede, in ascensore, in auto, a letto, al cinema, e dall'altro un'intensissima vocazione religiosa che risale alle fondazioni stesse di questa nazione, a quei Padri Pellegrini del Mayflower che qui erano sbarcati nel 1620 per poter esercitare in pace il proprio integralismo puritano.
A un europeo pare più balzano che alla Casa bianca ci siano collettive sedute mattutine di preghiera. Perché a prima vista la religiosità Usa risulta invisibile. La cultura americana esportata nel mondo - film, serial televisivi e canzoni - è laica, consumista, edonista, con solo qualche sfondamento nel soprannaturale (X-files). D'altronde, per la strada, la fede è altrettanto discreta: a differenza dell'Europa letteralmente infestata da chiese monumentali, qui gli edifici più imponenti sono grattacieli di grandi corporations, centri finanziari (World Trade Center), e non cattedrali o duomi.
Ma la percezione cambia quando lo zapping fa inciampare in un telepredicatore dopo l'altro. E nelle lunghe ore di guida che scandiscono la giornata statunitense, è quasi impossibile non ascoltare prediche radio. Secondo i sondaggi Gallup, il 48% degli americani crede nel creazionismo (cioè che la Bibbia dica la verità in senso letterale e che la terra è stata creata solo 6.000 anni fa) e solo il 28% nell'evoluzione (gli altri non sono sicuri o pendono per il creazionismo). E a credere nel diavolo è il 68%, cioè più del doppio di quanti credono nell'evoluzione: quando George W. Bush dice (come già Ronald Reagan), di non essere ancora convinto dall'evoluzione, rispecchia un'opinione diffusa negli Usa e non solo l'eccentricità di una banda di sciroccati.
Sempre secondo Gallup, il 42% degli americani si definisce evangelico, cioè cristiano intento a evangelizzare gli altri, o born again , «rinato», ha cioè conosciuto una rinascita interiore attraverso l'esperienza diretta di dio: già quest'espressione, «rinato», così comune negli Usa, e così bizzarra in Europa, mostra l'abisso culturale che separa le due rive dell'Atlantico (ma negli Usa pare stravagante l'importanza data alle stigmate di un Padre Pio). Va detto infine che questi sondaggi vanno presi con le molle, non fosse altro perché il padrone di Gallup, George Gallup jr. è lui stesso un evangelico che considera il proprio lavoro «una sorta di ministero».
 
La fede in prima pagina
Non sono percentuali nuove, quel che è invece inedita è l'ostentazione pubblica della propria fede: la copertina del magazine del New York Times di domenica 31 ottobre era dedicata alla fede esercitata sul luogo di lavoro, al banchiere evangelico che prega con il cliente che gli va a chiedere un mutuo, alle associazioni di imprenditori che si riuniscono per esercizi spirituali. Un fenomeno che fa venire un brivido perché sa tanto di Taliban Spa. Sono ormai migliaia le imprese in cui si prega in fabbrica o in ufficio, in cui - secondo l'espressione dell'American Chamber of Christian in Business - «Gesù siede nel consiglio di amministrazione».
La pubblicità della propria devozione contrasta con quel che era considerato un caposaldo della separazione tra Stato e Chiesa: che l'esperienza religiosa fosse un fatto interiore e privato.
L'invasione della sfera pubblica da parte di molteplici, reciprocamente intolleranti, interpellazioni del divino ha assunto molte forme. La più importante, e densa di conseguenze, è la militanza politica dei cristiani conservatori.
Il fondamentalismo protestante ha sempre inciso sulla vita politica americana, ma per vie traverse (negli anni '20 del `900 fu decisivo nell'imporre agli Stati uniti il proibizionismo alcolico) e senza schierarsi in blocco. Vi fu anche un integralismo cristiano di sinistra che appoggiò il New Deal. Ma la mobilitazione politica dei cristiani conservatori è avvenuta in due tappe, come reazione la prima al «pericolo comunista», la seconda ai movimenti degli anni `60.
 Il padre del moderno integralismo conservatore è Billy Graham che alla fine degli anni `40 lanciò le sue «crociate» in varie città degli Stati uniti, divenendo famoso grazie all'enorme battage che ne fecero i giornali del magnate Randolph Hearst. La sua Evangelical Foreign Missions Association fu un efficace strumento di guerra fredda. Graham fondò il maggior periodico evangelico, Christianity Today, le Urban Missionary Conferences, e fu poi uno dei più intimi confidenti del presidente Richard Nixon.
Nel 1953 un'altra organizzazione, assai più discreta e riservata, nota come «la Famiglia», iniziava - attraverso la sua Fellowship Foundation - la tradizione dell'annuale National Prayer Breakfast, sponsorizzato dal Congresso, diventato un'istituzione nazionale, con 3.000 ospiti da tutto il mondo (al prezzo di 425 dollari a persona), e a cui ogni presidente ha partecipato almeno una volta nel suo mandato. Ma la Fellowship, di cui fanno parte almeno otto senatori e sei deputati, nel corso della guerra fredda ha fatto ben altro. Negli anni `80 ha organizzato incontri a Washington tra il governo Usa e l'ex generale salvadoregno Carlo Eugenio Vides Casanova, invitato nel 1984 a un Prayer Breakfast e condannato nel giugno di quest'anno da un tribunale della Florida per la tortura di migliaia di cittadini negli anni `80. In quell'occasione fu invitato anche il generale honduregno Gustavo Alvarez Martinez, collegato alla Cia e a squadroni della morte, che più tardi divenne un missionario evangelico prima di essere assassinato nel 1989.
 
Nasce la John Birch Society
Se la «Famiglia» rappresenta in qualche modo l'equivalente protestante dell'Opus Dei e di una teocrazia finanziaria, nel 1959 nasceva la John Birch Society (dal nome di un pastore fondamentalista ucciso in Cina nel 1945), finanziata da Fred Koch (della famiglia di petrolieri del Kansas) e da Harry Bradley (della famiglia dei Bradley che danno il nome all'autoblindo militare più famosa nel mondo), due famiglie che con le loro fondazioni sono state decisive nell'instaurare un'egemonia conservatrice sulla società Usa (vedi le due puntate precedenti di quest'inchiesta). Bradley e Koch si rivelano così fin dall'inizio famiglie bigotte (come lo è d'altronde la dinastia Coors della birra, altra grande finanziatrice della cultura di destra) e la storia dei loro finanziamenti agli estremismi religiosi s'intreccia con quella dei loro doni ai centri studi reazionari. La John Birch Society fu fin dall'inizio un covo di fanatici antisemiti, razzisti e paranoici anticomunisti, tanto che accusò il presidente Dwight D. Eisenhower e il capo della Cia Allen Dulles di essere delle spie comuniste infiltrate e ha sostenuto per decenni che John Rockfeller era membro della misteriosa setta massonica degli Illuminati. La John Birch conobbe il suo massimo splendore nel 1964, con la candidatura repubblicana di Barry Goldwater alle presidenziali: la sua sconfitta segnò anche il declino di quest'organizzazione sempre più screditata dalle sue paranoie.
Ma è dalle sue file che uscirono negli anni `70 molti leader della rivoluzione cristiana conservatrice che iniziò negli anni `70, prese il potere con Reagan negli anni `80 e oggi passa all'incasso con il rieletto presidente Bush: un tipico esempio è l'intervento sul Los Angeles Times riprodotto qui accanto. È dalla John Birch che esce Tim LaHaye la cui serie di romanzi Left Behind ha venduto più di 50 milioni di copie (non a caso in questi romanzi l'Anticristo è un signore che somiglia a Robert Redford ed è Segretario generale dell'Onu).
Il primo fattore che contribuì alla nascita di questo movimento fu la rapidità con cui riuscì a impadronirsi del medium televisivo. Nel 1960 Pat Robertson fondò il Christian Broadcasting Network (Cbn) che oggi è visto in più di 200 paesi e in 70 lingue. La sua trasmissione, il 700 Club, è visto da un milione di persone. Robertson ha fondato anche l'International Family Entertainment Inc., un canale via satellite con 63 milioni di abbonati, venduto nel 1997 a Fox Kid Worldwide per 1,9 milioni di dollari. Robertson ha lanciato anche la Regent University, l'Operation Blessing International Relief and Development Corporation e l'American Center for Law and Justice.
Un altro telepredicatore, il pastore battista Jerry Falwell, fondò nel 1979 e guidò fino al 1987 la Moral Majority , movimento antiabortista, antigay, antifemminista, creazionista, contrario ai negoziati Salt con l'Urss, favorevole alla censura sui media, decisivo nel portare a Reagan alla Casa bianca nel 1980. Nel 1989 la Moral Majority si dissolse e confluì nella Christian Coalition di Robertson.
 
Il cambio di rotta
La fine della guerra fredda e l'11 settembre hanno fatto cambiare rotta ai conservatori cristiani. Sempre antisemiti sono, ma se prima il loro antisemitismo era diretto contro gli ebrei, ora si manifesta contro gli arabi. Per Robertson l'Islam è una religione che vuole distruggere le altre; per l'ex presidente della Southern Baptist Convention, Jerry Vines, Maometto era un «pedofilo posseduto dal demonio» e per Franklin Graham (figlio ed erede di Billy), «l'Islam è una religione malvagia e perversa». Nel gennaio 2001 Franklin Graham aveva tenuto l'orazione introduttiva all'insediamento di Bush alla Casa bianca.
 
Ma la vera novità è che ormai i cristiani conservatori mandano direttamente in parlamento i loro rappresentanti, sempre grazie all'aiuto delle ricche famiglie bigotte: fu sempre il cruciale appoggio dei Koch che nel 1996 fece diventare senatore Sam Brownback secondo cui la causa della povertà è spirituale e non «meccanica», e che appena arrivato in Campidoglio cominciò subito a denunciare il gangsta rap, a inveire contro la ricerca sulle cellule staminali e a proporre che il senato Usa creasse una commissione per indagare sul «declino culturale americano».
C'è da chiedersi perché i grandi capitalisti abbiano una passione sviscerata per i fondamentalisti (gli Usa si sentono a loro agio più con Begin che con Rabin, più con l'integralista Zia Ulaq che con i laici Gandhi). Una ragione è che il libero mercato è una vera e propria fede, con i suoi missionari, i suoi apostoli. Nel libero mercato e nella mano invisibile ci si crede, come si crede nella trinità o nella doppia natura umana e divina di Gesù. È sul terreno della fede che i grandi centri studi «laici», i think-tank conservatori di Washington si connettono con i mistici invasati pentacostali. Come dice un membro del conservatore Istituto Ludwig von Mises: «Noi commerciamo in assoluti».

Novembre 2004