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La sola democrazia mediorientale. (E poi «integralisti» sarebbero gli islamici…)

di Siro Mazza - 28/02/2007

 
 
L'interno della Knesset, il parlamento israeliano.

In realtà, la mia firma può apparire quasi come un'appropriazione indebita, dal momento che non faccio che proporre, all'attenzione dei lettori, il seguente articolo, scritto da Martino Cervo e uscito ieri, martedì 27 febbraio, nelle pagine culturali del quotidiano «Libero».
E' nota la nostra generale posizione nei riguardi di tale giornale, fra i più sgangheratamente chiassosi nella guerra propagandistica a favore di Us-raele.
Tante volte abbiamo stigmatizzato scritti comparsi nelle sue pagine, anche, ahimè, di vecchi amici. D'altra parte, capiamo e perdoniamo: preferire la Verità a potere, fama e denaro non è da tutti, né tutti hanno il fiero privilegio di poter scrivere al di sopra e contro gli interessi settari, lobbistici, partitici.
Liberi, invece, da questi lacci, siamo d'altra parte al contempo immuni dalla loro peggiore conseguenza, lo spirito di fazione.
Pertanto, mondi da ogni faziosità, non abbiamo problema ad evidenziare, elogiare e riportare un bell'articolo, qualsiasi sia la sua origine.
E in effetti, bisogna onestamente riconoscere che il quotidiano di Feltri è stato l'unico, fra le grandi testate nazionali, a prendere fin dall'inizio le difese di Ariel Toaff, del suo libro, e, più in generale, della sacrosanta libertà di ricerca storica e di pubblicazione dei propri risultati scientifici.
Così, ancora ieri, Libero si è dimostrato degno di tale nome, pubblicando il servizio che segue, e a cui ci limiteremo ad aggiungere qualche riflessione finale:


La commissione per l'Istruzione della Knesset, il parlamento israeliano, ha preso formalmente posizione contro «Pasque di sangue», il saggio dello storico Ariel Toaff che discute l'ipotesi secondo cui tra il 1100 e il 1600 una setta ebraica ashkenazita avrebbe commesso alcuni sacrifici rituali ai danni di bambini cristiani. Il testo è stato pubblicato in Italia da «Il Mulino» all'inizio di febbraio e si è rapidamente trasformato in un caso editoriale per le polemiche suscitate, soprattutto nelle comunità ebraiche. Polemiche che, sommate ad altre pressioni, hanno portato alla clamorosa richiesta dello stesso Toaff di ritirare il testo, lo scorso 15 febbraio…
La commissione parlamentare della Knesset, al termine di una discussione cui hanno preso parte deputati di diversi partiti e alcuni accademici, ha approvato - con tre voti a favore e uno contrario -una risoluzione di condanna formulata dal suo presidente, il rabbino Michael Melchior (del Partito Laburista).
Il libro, si legge nel documento diffuso ieri sera dai siti dei maggiori quotidiani di Israele, ha «causato danni agli ebrei, alla professione di storico in Israele e alla verità scientifica» e «non meritava di essere scritto e pubblicato». La Knesset e la sua commissione istruzione, quindi, «condannano nel modo più fermo il libro e l'eco da questo provocata», chiedendo che si valuti la possibilità di istituire un «sistema di controllo scientifico» che vigili affinché «non vengano pubblicati testi che sono del tutto contrari alla logica umana, all'etica umana e alla verità scientifica».
Alcuni deputati, nel corso del dibattito parlamentare, hanno espresso posizioni ancora più dure. Secondo Marina Solodkin di Kadima  [partito presentato dalla servile stampa italiana e occidentale come «moderato» – ndc] «ci sono valide ragioni per processare l'autore del libro per aver macchiato la reputazione degli ebrei e manipolato la verità storica». Quanto basta per far trasformare un caso editoriale già di per se delicato in uno scontro politico-istituzionale senza precedenti. Come riconosceva ieri sera il sito di Haaretz, «la maggioranza di quelli che hanno partecipato alla discussione (alla Knesset, ndr) ha attaccato i "nuovi storici" che criticano la politica di Israele». Va notato che il periodo storico preso in esame da Toaff è compreso fra il 1100 e il 1600 circa.


L' edizione di ieri del quotidiano Haaretz annunciava un'imminente ritrattazione delle tesi di Toaff da parte dello stesso studioso. A Libero, però, il figlio dell'ex rabbino capo di Roma ha smentito, spiegando che non ha intenzione di sconfessare ma di difendere le sue tesi in ambito scientifico. Nei suoi confronti prosegue una campagna che ieri si è arricchita di una petizione che circolava su molti indirizzi dell'ateneo dove Toaff insegna, l'università «Bar Ilan». I messaggi rimandavano al sito petitiononline.com, che ospita un breve appello in inglese dal titolo «Terminate Ariel Toaff» (traduzione: licenziate Toaff). Questo è ciò che si legge: «Chiedo l'immediato licenziamentotermination») del professor Ariel Toaff dalla Bar Ilan University e dalle istituzioni affiliate. Con le sue azioni, Toaff ha infangato il nome del popolo ebraico per avarizia e ambizione. E' una vergogna e una disgrazia per l'università avere al suo interno persone che propagano falsità antisemite. Per favore, licenziatelo subito».
Nel giro di mail che ha interessato l'università «Bar Ilan» circolava, insieme al link della petizione, un lungo messaggio che riportava un articolo fortemente critico verso Toaff. Nella «scomunica» è coinvolto anche Sergio Luzzatto (nella mail il cognome dello storico viene storpiato in Luzzato): «La vergogna cada su Ariel Toaff e Sergio Luzzato», si legge nel messaggio. Proprio ieri il professore torinese dalle colonne de Il Corriere è tornato, dopo la recensione de16 febbraio, a difendere il valore storiografico dell'opera di Toaff, denunciando le stroncature preventive e inopportune. In particolare, Luzzatto accusa il mondo ebraico di un'eccessiva rigidità. Rivolgendosi a Elio Toaff, padre di Ariel, Luzzatto chiede: «Siamo sicuri che l'essenza dell'ebraismo si salvaguardi con l'interdetto etico e scientifico? Siamo sicuri che l'abiura alla quale suo figlio è stato obbligato non rappresenti, al contrario, una vergogna per gli ebrei così come per i gentili?».
Nei giorni scorsi, esponenti della comunità italiana degli ebrei in Israele hanno discusso della possibilità di interdire ad Ariel Toaff l'accesso alla sinagoga della sua città.


Fino a qui l'articolo del sincero collega.
Di primo acchito, ci verrebbe da dire che non vi è altro da aggiungere: le parti da noi riportate in neretto dovrebbero essere sufficienti perché ogni lettore possa trarre le proprie, debite conclusioni.
Tuttavia, la gravità inaudita di quanto accaduto, specie se confrontata con le grottesche contraffazioni spacciate dai media occidentali asserviti a Giuda, ci spinge comunque a qualche breve commento.
Innanzitutto, proviamo a fare il solito giochetto di trasferire l'avvenimento in altro contesto: che cosa si direbbe se il presidente rifondarolo della Camera, Fausto Bertinotti, convocasse Giampaolo Pansa a Montecitorio per dare giustificazione dei suoi ultimi libri, tesi a smontare la «vulgata» resistenziale?
Notiamo poi che la commissione che ha esaminato e condannato Toaff jr. era presieduta da un rabbino.
Ripetiamo allora il giochetto: proviamo a immaginare analoga commissione del Senato italiano, presieduta, magari, da monsignor Rino Fisichella, rettore della Lateranense, che convoca Massimo Fini perché, avendo riabilitato in un suo libro la figura di Nerone, ha «manipolato la verità storica», infangando i martiri cristiani, santi Pietro e Paolo compresi…
Che ne direbbero i politici e i media laicisti, quelli che ogni giorno accusano il Vaticano di «ingerenza» solo perché esercita il suo diritto e compie il suo dovere magisteriale?
E che ne dite di quella proposta di creazione di un «sistema di controllo scientifico» citata più sopra?
Dove sono i fieri nemici del totalitarismo, quelli che, dopo essere stati comunisti per una vita (all'italiana, ovviamente), ora, dai media berlusconiani, sbraitano contro il comunismo ormai defunto e i gulag staliniani, dimentichi che nuovi campi di concentramento, nuove polizie segrete, nuovi terrificanti sistemi di controllo e di censura sono in azione, per opera degli USA, Unni Sionisti Americani?!


E se poi qualcuno di noi scrivesse, a proposito di uno studioso ebreo, che ha agito «per avarizia [lo stereotipo della propaganda antisemita: riflesso psicanalitico? - ndr] e ambizione», forse che subito non scatterebbero nei suoi confronti le denunce per violazione della Legge Mancino?
Ma infine: è ancora possibile, dopo una tale storia, credere alla vergognosa tiritera mediatica, ripetutaci «ad nauseam», per la quale Israele sarebbe una «repubblica laica e liberale», di più, rappresenterebbe «la sola democrazia del Medio Oriente»?
Se la nostra autonomia di pensiero è ancora viva, leggendo quanto sopra, non potremo invece che arrivare a ben altra conclusione: quando parliamo dell'entità sionista, infatti, dobbiamo intendere una mostruosità giuridica incompatibile con le categorie della (vera) filosofia politica occidentale; un regime razzista, etnicista, neocolonialista e imperialista; un sistema teocratico (altro che Iran!), nel quale, ciò che è peggio, il «dio» detentore del potere è lo stesso «popolo» ebraico, divinità e messia di se medesimo.
Parlare male di tale popolo, o di un solo suo membro nel corso di tutta la storia umana, equivale a bestemmia e va severamente punito.
E poi «integralisti» sarebbero gli islamici…