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Relazioni ad ampio raggio della Russia in Medio Oriente

di K Gajendra Singh - 02/03/2007




L’energia è al centro dell'alleanza strategica della Russia con l'Unione Europea. Il petrolio è la causa della sua contesa con gli Stati Uniti sulle rotte degli oleodotti dal Caspio e dall'Asia Centrale- Le Monde.

Le relazioni di Mosca con il Medio Oriente durante la Guerra Fredda erano prevalentemente centrate sui regimi socialisti e nazionalisti, schierati contro il Regno Unito e i conservatori occidentali alleati ma il crollo dell'URSS e la sua disintegrazione hanno visto restringersi la sua influenza. Ora una Federazione Russa concentrata attorno ad un nucleo slavo ortodosso, senza il bagaglio della vecchia miscela ideologica, etnica e religiosa, sotto la guida dell’astuto presidente Vladimir Putin ha ricostruito assiduamente quasi dall’inizio la sua influenza nella regione e, approfittando delle follie dell'amministrazione Bush, ampie relazioni associative da Rabat a Riad.

Il 10 febbraio, un Putin deciso, ha scelto la 43° Conferenza annuale della sicurezza a Monaco di Baviera per un attacco urticante alle politiche unilaterali e distruttive di Washington, sorprendendo il suo uditorio occidentale, capeggiato dal Segretario di Stato degli U.S. Robert Gates e da leader europei. Ha annunciato i piani per un ruolo più forte di Mosca, ora che il mondo reale desidera il ritorno ad una modalità multipolare contro le pretese degli Stati Uniti di essere diventati la Nuova Roma. Una feroce resistenza nazionalista sunnita in Iraq, una volta descritta dal Vicepresidente degli Stati Uniti Dick Cheney come un malato terminale ai suoi ultimi conati, ha mostrato i limiti della forza militare U.S. in campo, mentre il regime dominante shiita che gli Stati Uniti hanno insediato e sostenuto controvoglia a Bagdad, prevalentemente allevato, addestrato, finanziato in e da Teheran, sta facendo circolare l’Amministrazione Bush tra gli alberi di palma sul Tigri, l’Eufrate e le paludi dell’Iraq. Gli Stati Uniti non hanno la minima idea di come uscire dalla palude che si sono creati da soli. Più procedono in questa direzione, più in fretta il mondo poterebbe diventare veramente multipolare.

Nessuna meraviglia che subito dopo il suo intervento rivolto all'Occidente a Monaco di Baviera, Putin sia stato calorosamente accolto in Arabia Saudita, Qatar e Giordania, vecchi e stretti alleati degli Stati Uniti, e quasi totalmente dipendenti dagli Stati Uniti per la loro protezione. Mosca intanto ha sviluppato strette relazioni strategiche ed economiche con l'Iran, ravvivato i vecchi legami con la Siria, tiene buone relazioni con Israele, l'Egitto ed altri, e calde relazioni con Turchia. Quasi tutti i paesi nella regione stanno soffrendo le ricadute della politica unilateralista degli Stati Uniti, che ha creato devastazione e instabilità. Ma Bush insiste a ‘mantenere la rotta’, promettendo anche una nuova ondata di violenza nonostante la fiera opposizione in patria. Ne la regione ne il mondo hanno bisogno della protezione di Washington, e Mosca ha assunto la direzione, emergendo lentamente come un contrappeso

Anche il fedele Israele sta avendo dubbi sulle politiche degli Stati Uniti, ancor più dopo la sua sconfitta dagli Hezbollah nella guerra libanese l'anno scorso Le politiche responsabili del declino degli Stati Uniti furono cucinate dai neo-con, soprattutto ebrei, che vennero rifiutati da Israele ma abbracciati dai fondamentalisti cristiani neo-con insediati nell’Amministrazione Bush. Il ruolo malaugurato della lobby israeliana statunitense ora è messo in discussione negli Stati Uniti, che riscoprono l’antica collera anche contro il venerando Jimmy Carter che aveva messo in dubbio la segregazione razziale nel trattamento israeliano dei palestinesi. Agli americani non piace essere perdenti. L’impantanamento e la loro influenza calante in Medio Oriente e nel mondo potrebbe richiedere presto dei capri espiatori.

Una Cina velocemente emergente e con un’enorme fame di energia e di altre materie prime sta allargando i suoi tentacoli in Africa, dove gli Stati Uniti avevano libero corso. L'America Latina sta finalmente liberandosi dalla presa soffocante delle multinazionali statunitensi, i loro eserciti repressivi e dalle operazioni della CIA, con un gruppo di nuovi leader populisti come Chavez, Morales ed altri, inspirati dall’epica lotta cubana di Fidel Castro che si sono messi assieme per smantellare l’egemonia degli Stati Uniti. Gli Stati Uniti sono stati sconfitti in Iraq, sfidati da Iran e Nord Corea ed attualmente sono riusciti ad andare in bancarotta.

Dopo che secoli di stato di guerra tra la Persia da un lato ed i romani e bizantini dall'altro si erano esauriti, una nuova potenza dai deserti dell'Arabia ha riempito il vuoto. Se l’Unione Sovietica è crollata a causa di una spesa militare irragionevolmente alta, il lascito della Guerra Fredda a Washington è vivo e prospero nel suo onnipotente complesso industrial militare, che negli Stati Uniti assorbe risorse creative ed economiche. Gli Stati Uniti stanno perdendo la loro superiorità industriale e tecnologica. Il venir meno del capitalismo basato sulla Guerra Fredda nel 1998 fu differito probabilmente da una accresciuta produttività innescata della rivoluzione tecnologico-informatica e dal trasferimento di ricchezze dalla Russia, dagli ex stati socialisti, dall’Est e Sudest Asiatico e da altre economie. Il sistema politico ed economico degli Stati Uniti sembra incapace di correggersi da solo. Sono lì che non riescono a tirarsi fuori dal pantano dell’Iraq, che già si mettono a preparare ancora un’altra guerra contro l’Iran, che sarebbe catastrofica per la regione, il mondo e gli Stati Uniti stessi, accelerando la crescita della Cina e dando un grande schiaffo a Russia, India, Unione Europa ed altri. Il sistema politico degli Stati Uniti è ampiamente degenerato. I soldi dettano legge. Il sistema non corrisponde ai voti o alle necessità della popolazione ed i suoi media, posseduti da compagnie, non possono comportarsi come il cane da guardia della democrazia.

Putin visita l’Arabia Saudita, il Qatar e la Giordania

La visita di Putin a Riad, la prima assoluta di un Presidente russo da quando, 80 anni fa, furono stabilite le relazioni, è una pietra miliare. La sua delegazione ad alto livello è stata accolta calorosamente da Re Abdullah stesso, dal Sultano Principe della Corona, dal Ministro degli Esteri Principe Saud Al-Faisal e dai vertici civili e militari. L’Arabia Saudita con le sue due città sante, Mecca e Medina, è a la patria dell’Islam ed esercita grande influenza fra i musulmani e sull'economia del mondo gestendo il prezzo del petrolio sotto pressione degli Stati Uniti.

Riad e Mosca stabilirono le prime relazioni diplomatiche negli anni venti. Ma nel 1938 Josef Stalin chiuse la sua ambasciata in Arabia Saudita. Molti tentativi di riaprire l'ambasciata negli anni ottanta fallirono a causa di quello che l’Arabia Saudita descrisse come un “atteggiamento ostile” dell'URSS verso la sua popolazione musulmana. I musulmani oggi continuano a costituire circa il 20% dei 145 milioni della popolazione russa. Le missioni diplomatiche furono riaperte nel settembre del 1990, al momento della crisi del Golfo, dopo l'invasione dell’Iraq al Kuwait in agosto.

Nel settembre 2003, Abdullah, allora Principe della Corona, andò a Mosca; l'ultima importante visita ufficiale era stata quella nel 1932 del Principe Faisal che più tardi divenne Re. Durante il viaggio di Abdullah, i russi e i ministri dell’energia saudita firmarono un accordo per la cooperazione nell’industria del petrolio e del gas, comprensivo di joint ventures e ricerca scientifica. Nel 2004, Riad diede alla Lukoil Holding, la più grande società petrolifera russa, i diritti per esplorare e produrre gas naturale in un'area nota come "Zona A", localizzata vicino a Ghawar, il più grande campo petrolifero del mondo.

Ad una domanda dai media russi sulle donne saudite, in merito al guidare le automobili come negli altri stati di Golfo, Re Abdullah ha risposto che la decisione deve venire da società saudita. Dovere dello stato è offrire un'atmosfera fattiva per ogni decisione che la società ritenga appropriata ma in conformità con la Sharia. Tuttavia il Re ha elencato i progressi delle donne saudite nell’istruzione superiore ed il loro ruolo nello sviluppo dell'Arabia Saudita come ingegneri, dottoresse, insegnanti e manager.

Re Abdullah ha ringraziato le proprie forze di sicurezza che affrontano il terrorismo, che è contro gli insegnamenti dell’Islam e i valori del Regno. Ha assicurato una lotta contro il terrorismo a livello nazionale e internazionale finché sarà cancellato. Il Re ha anche sottolineato l'importanza di rispettare le altre culture: tutte le civiltà umane sono scaturite da una sola fonte e hanno tratto profitto dall'una dall'altra. Ha fatto appello al dialogo e all’integrazione delle civiltà, e attende con ansia una prossima partecipazione di intellettuali russi al Janadriya Heritage e al Festival delle Culture. Ha enfatizzato anche il merito di valori come benignità, larghezza di vedute, sincerità, cavalleria, coraggio, magnanimità, spirito romantico e vicinanza a Dio. Abdullah ha detto che una posizione di potere comporta la grande responsabilità di adempiere alle speranze e alle aspirazioni delle persone comuni: "vedo in Putin un uomo di stato ed un uomo per la pace e la lealtà". Secondo l’Agenzia Stampa Saudita ufficiale, prima della visita, Abdullah aveva detto "Ecco perché il regno dell'Arabia Saudita stende una mano di amicizia alla Russia."

A lato della grande delegazione di Putin, erano inclusi il capo della Gazprom (monopolio del gas controllato dallo stato) Aleksei Miller; il capo delle ferrovie russo Vladimir Yakunin, diversi altri oligarchi e alcuni funzionari d’alto rango musulmani, come Vagit Alekperov, capo del gigante petrolchimico Lukoil e unico musulmano fra i magnati del petrolio russi. In coerenza con la tradizione locale, tutti i membri femmina della delegazione e le giornaliste portavano il chador (anche Indira Gandhi durante la sua visita a Riad nei primi anni ottanta tenne la testa coperta con un sari, portando camicie a manica lunga). Riguardo le relazioni bilaterali, richiamando la loro grande eredità culturale, il Re ha indicato l'enorme potenziale economico delle ingenti risorse naturali e le opportunità di investimento. Entrambe sono molto influenti nel mondo degli affari. E ha affermato che la visita potrebbe portare le relazioni bilaterali a nuovi livelli con prospettive strategiche.

Le due parti hanno sottoscritto tre accordi principali e due memorandum d’intesa inerenti la cooperazione nei campi del petrolio, gas, scienza e tecnologia, lavoro e sport. Sono anche stati firmati accordi per la protezione e la promozione degli investimenti, il trasporto aereo e per evitare una duplice tassazione. Riad è interessata ad espandere la cooperazione nella ricerca, istruzione e tecnologia. Il Re desidera maggior cooperazione e coordinamento con la Russia per assicurare un approvvigionamento di petrolio adeguato e la stabilità del mercato petrolifero. Le due parti hanno discusso la situazione seria della regione, le sfide globali e gli sviluppi.

Il Re Saudita ha descritto il conflitto israelo-palestinese come il più lungo nella storia moderna ed ha enfatizzato la necessità di trovare una soluzione rapida e duratura che risolverebbe molti altri problemi nella regione e libererebbe risorse finanziarie per lo sviluppo. Sull'Iraq il Re ha proposto una soluzione tripartita: rafforzare la sicurezza eliminando tutte le fonti di violenza di tutte le milizie armate senza discriminazione; realizzare l’unità nazionale fra tutti gli iracheni, assicurando diritti uguali a tutti; preservare la sovranità, l'indipendenza e l'integrità territoriale dell'Iraq.

Putin ad un forum di affari a Riad, ha espresso la volontà della Russia di sviluppare la cooperazione con i paesi arabi e iniziare un dialogo tra civiltà. Ha detto “Noi favoriamo la creazione di un ordine internazionale più giusto, basato sui principi dell'uguaglianza e del rispetto per tutte le persone, a prescindere dal loro credo religioso. La Russia è un paese multinazionale, patria di cristiani, musulmani e rappresentanti di altre religioni che sono coesistiti come buoni vicini in accordo per molti secoli”, ha detto.

Questa è una 'esperienza unica' che dovrebbe essere preservata. Putin ha detto che molti paesi musulmani condividono la posizione russa sul dialogo tra civiltà. Ha aggiunto che la Russia intenderebbe anche sviluppare la cooperazione come parte dell'Organizzazione della Conferenza islamica (OIC) ed ha ringraziato il Re Saudita per aver aiutato Mosca ad acquisire lo status di osservatore nell'OIC. Putin ha assicurato agli uomini d'affari che "la Russia è attenta a migliorare la cooperazione con il mondo islamico".

Putin ha suggerito che l’Arabia Saudita potrebbe trarre profitto dalle competenze della Russia nell’esplorazione del gas. Nel 2000, la Lukoil russa e l’Aramco saudita lanciarono una joint venture 80-20 % chiamata Luksar per esplorare e produrre gas naturale in un'area del deserto Rub al-Khali. Dal 2.000 gli scambi commerciali tra l’Arabia Saudita e la Russia sono aumentati del 230%, a 1,5 miliardi di riyal ($591 milioni) nel 2005, con le esportazioni saudite stimate una piccola frazione.

Putin ha detto che gli uomini d’affari sauditi sono collaboratori, non concorrenti nello sviluppo dell’energia mondiale. Ha invitato le banche saudite ad aprire in Russia proprie filiali mantenendo la proprietà al 100%, aggiungendo che gli investimenti bilaterali cresceranno ancora di più dopo che ,durante la visita, il Fondo di Sviluppo Saudita ha firmato un accordo con due banche di stato russe.

Putin è arrivato con una grande delegazione di affari, che ha scambiato viste con un centinaio di controparti saudite. Alcuni uomini d'affari sauditi hanno criticato gli alti dazi doganali russi, che ammontano al 200%; e indicato la carenza di collegamenti di trasporto diretti e le lunghe formalità nelle banche russe. Ma molti sono pronti a diversificare a causa delle difficoltà ad ottenere visti per gli Stati Uniti dopo gli attacchi dell’11 Settembre. Dei 19 attentatori, 15 erano sauditi. Un uomo d'affari saudita ha detto "Quando mi reco negli Stati Uniti come uomo d'affari, prima devo dimostrare che non sono un criminale, mentre in un luogo come la Cina io sono trattato come un re".

Un importante funzionario della Città della Scienza e Tecnologia Re Abdulaziz, ha rivelato che cinque satelliti sauditi per le telecomunicazioni e la trasmissione dei dati sarebbero lanciati da una base in Kazakhstan; il sesto sarà per il rilevamento a distanza.

Acquisto saudita di armi russe

Prima di lasciare Riad per il Qatar, Putin ha avutoun incontro riservato con il Principe della CoronaSaudita e il Ministro della Difesa Principe Sultano bin Abdul Aziz. Riad ha confermato di essere, per la prima volta, in trattative per un possibile acquisto di armi russe e di aver accolto favorevolmente l'offerta di aiuto di Mosca per sviluppare energia nucleare.

“Non ci sono ostacoli alla cooperazione tra i due paesi in tutti i campi concernenti armamenti ed energia nucleare” ha detto il Ministro degli Esteri al-Faisal dopo la visita. “Sul fronte degli armamenti, ci sono state discussioni tra i due paesi. Che hanno avuto luogo secondo le esigenze del regno in materia di armamenti e con quello che la Russia può offrire per le necessità del regno di tali attrezzature" ha detto il Ministro. Una fonte diplomatica aveva precedentemente annunciato che la visita poteva portare ad una "intesa verbale" sulla vendita di circa 150 T-90 tank russi da combattimento. Lo scorso anno erano stati svolti in Arabia Saudita i test per verificare la loro compatibilità con le condizioni particolari nel deserto. Mosca intende vendere anche elicotteri Mi-17.

La cooperazione nucleare russa nel Golfo

IlMinistro degli Esteri al-Faisal ha rivelato alla stampa che la Russia ha offerto di aiutare l’Arabia Saudita a sviluppare energia nucleare.“Durante la visita di Putin, noi abbiamo contattato gli altri paesi nel Consiglio della Cooperazione del Golfo (GCC) e mandato a loro le proposte russe” ha detto al-Faisal, affermando che il Golfo richiede energia nucleare per scopi solamente civili “prendendo le distanze dall’argomento delle armi atomiche”.

Il GCC che comprende Arabia Saudita, Kuwait, Qatar, Bahrain, Oman e Emirati Arabi Uniti (UAE), è pronto a sviluppare energia nucleare con l’aiuto russo. Due mesi fa il GCC annunciò il suo desiderio di procedere con la tecnologia dell’energia nucleare. Ma è sorta la preoccupazione di una corsa alle armi regionale, avendo gli analisti detto che il blocco voleva copiare il programma nucleare dell’Iran, dove la Russia ha aiutato a mettere a punto un impianto di energia nucleare.

Al-Faisal non ha detto se i piani nucleari del GCC abbiano qualcosa a che fare con il programma nucleare dell’Iran, ma ha menzionato un piano dell’Unione Europea affinché l’Iran possa arricchire l’uranio per i suoi impianti di energia nucleare in un" paese neutrale" senza nominarlo. In merito alle preoccupazioni di Teheran che il mondo islamico venga diviso dalle politiche statunitensi in sunniti e shiiti, al-Faisal ha detto. "Noi desideriamo evitare questa divisione del mondo islamico. Noi siamo neutrali nella nostra posizione verso sunniti e shiiti."

Il GCC ha strette relazioni con Washington e compra le armi dagli Stati Uniti. I paesi del GCC dipendono tantissimo dagli Stati Uniti per la loro protezione. La coalizione condotta dagli Stati Uniti nel 1991aveva espulso l’Iraq dal Kuwait, che fu invaso nel 1990.

Il Qatar

Il 12 febbraio da Riad, Putin ha fatto una sosta di cinque ore a Doha, in Qatar, dove ha avuto un incontro sulla cooperazione commerciale e militare con lo Sceicco Hamad bin Khalifa al-Thani, Emiro del Qatar. L'Emiro dopo l'arrivo di Putin hadetto “Noi cerchiamo di sviluppare relazioni speciali tra il Qatar e la Russia. Durante lo scorso anno sono state fortemente sviluppate relazioni a tutti i livelli”.

Parlando ad una conferenza stampa a Doha, Putin ha ripetuto la sua precedente dichiarazione, che un cartello è "un'idea interessante" ma che ci sarebbero molte difficoltà. "Non rifiutiamo l'idea di creare un cartello del gas. Ma questa iniziativa richiede maggior approfondimento"; Putin ha riferito ai media che ad aprile intenderebbe inviare esperti ad una conferenza sul gas naturale a Doha per discutere la creazione di un cartello, modellato come l’OPEC. Putin ha detto: "È importante cooperare ed aiutarsi l'un l'altro. Lavoriamo insieme anche per difendere gli interessi degli esportatori di gas e coordinare i nostri rapporti con i consumatori."

Molti esperti credono che un cartello del gas sia una proposta improbabile: mentre il petrolio è commerciato sulle variazioni delle scorte, di solito il gas è venduto su contratti a lungo termine, che eliminano le fluttuazioni del prezzo.

Il Qatar è diventato un notevole produttore di gas naturale ed esportatore di LNG. Nel 2005 esportò approssimativamente 28 bcm di LNG ed aumenterà ancora. Il commercio con il Qatar è a $55mn, con le consegne di autocarri Kamaz che costituiscono $50mn. Anche dopo essere triplicato nel 2005, è solamente $140mn.

Il cartello del gas

Se non un cartello del gas la Russia ed altri, specialmente l’Iran, stanno baloccandosi con l'idea di consultazioni informali o formali per assicurare la fornitura di gas a prezzi ragionevoli. La Russia di Putin è stata piuttosto attiva a discutere questa proposta durante la sua visita in Algeria l'anno scorso, la prima a livello presidenziale dal crollo dell'URSS, un vecchio amico dai giorni della guerra d'indipendenza algerina. Le due parti hanno discusso la cooperazione bilaterale nel fornire gas naturale al mercato europeo. La Russia controlla circa il 26% di quel mercato, mentre l'Algeria, con il 10%, è il terzo fornitore principale dopo la Russia e la Norvegia.

Secondo il quotidiano di affari Vedomosti del 9 marzo scorso, Gazprom offrì alla Sonatrak algerina un accordo per il quale la Sonatrak potrebbe fornire gas ai clienti europei se l’approvvigionamento dalla Russia fosse interrotto, mentre la Gazprom fornirebbe gas ai clienti dell'Algeria nelle altre regioni. La Gazprom ha anche offerto alla Sonatrak un ruolo nello sviluppo di alcuni depositi di gas in Russia.

Oltre alla questione dell’approvvigionamento, la battaglia è sulle rotte degli oleodotti che danno il controllo strategico, come la conduttura Baku-Tbilisi-Ceyhan, costruita da società occidentali. Le quali vogliono stanziare forze di sicurezza per gli oleodotti ed entrare è nei paesi strategici confinanti con la Russia

L'idea di un cartello del gas fu lanciata da Putin nel 2002, al suo secondo anno come presidente. Fu rapidamente rifiutata dalle multinazionali energetiche occidentali. Ma fu sostenuta dai leader delle nazioni produttrici di gas dell’Asia Centrale, che restano molto interessati. Putin decise di aspettare un momento più opportuno.

Nel maggio dell'anno scorso, il Presidente della Gazprom, Aleksandr Medvedev, richiesto dall'Europa Occidentale, disse che Mosca vorrebbe creare "un'alleanza dei fornitori del gas più influente dell’OPEC”. Ad agosto, nella concezione di una "alleanza dei fornitori di gas " la Russia e l'Algeria hanno firmato un memorandum di intesa per chiedere prezzi del gas coordinati. Putin si è lamentato che i paesi occidentali consumatori si concentrino solamente sui loro propri interessi energetici ignorando quelli dei produttori. Essi pretendono che i fornitori si impegnino alla continuità delle spedizioni a lungo termine. Ma "i consumatori non dovrebbero poter tornare indietro e dire' Noi adesso non ne abbiamo più bisogno'. La sicurezza lavora in tutti e due i sensi. Anche noi abbiamo bisogno di certezze".

La Russia ha rifiutato di ratificare il trattato della Carta Energetica Europea firmato sotto il regime abborracciato di Yeltsin che dava agli investitori stranieri occidentali il massimo accesso ai depositi e agli oleodotti di Mosca. Ma l’Occidente guidato dagli Stati Uniti ha rifiutato di permettere a Russia e Cina di fare investimenti nel flusso di ritorno dei loro stessi affari. L’Occidente guidato dagli Stati Uniti è così uso a gestire i Regni del Golfo come suoi feudi e a manipolare i prezzi del petrolio, che ha danneggiato la Russia nella metà degli anni ottanta e l'Iraq all’inizio dei ‘90, e ha forzato Saddam Hussein ad invadere il Kuwait.

Solamente Stati Uniti e Regno Unito hanno un 'diritto' di invadere un paese produttore di petrolio come l'Iraq contro la Carta dell’Onu e l’opinione del mondo. Loro costringono i produttori di petrolio a negoziare il petrolio in dollari U.S., sostenendo così come la loro valuta di riserva. Gli stati del Golfo sono anche costretti ad acquistare dall'Occidente armi che, come il Kuwait nel 1990, sono difficilmente in grado di usare, neanche in caso di invasione. Il Kuwait, l’Arabia Saudita, gli altri stati di Golfo, il Giappone e la Germania furono costretti a pagare alla coalizione condotta dagli Stati Uniti centinaia di miliardi di dollari per la guerra all’Iraq del 1991, fondamentalmente per proteggere interessi paludati degli Stati Uniti. Questo è un affare troppo buono, durato troppo a lungo.

La visita di Putin almeno propone qualche flessibilità ai produttori di energia del Golfo nel fissare il prezzo e la fornitura. E porterà anche un po’ di concorrenza all'Occidente nella vendita di armi.

In realtà, un poco noto pseudo-cartello del gas, senza personale o sede centrale, più simile a un mercato ambulante, già esiste in forma nebulosa nel Forum dei Paesi Esportatori di Gas (GECF) che si incontrò la prima volta a Tehrean nel 2001, con Algeria, Iran e Russia fra i suoi membri fondatori. Comprende 15 membri produttori di gas naturale che controllano il 73% della riserva mondiale di gas e il 41% della produzione. La Nato è preoccupata e nel novembre 2006 ha avvertito i propri membri che la Russia sta cercando di creare un cartello del gas naturale, esteso dall'Algeria all’Asia Centrale, da usare come arma politica nelle sue trattative con l'Europa.

Visita in Giordania

La visita di Putin ad Amman è stata più incentrata sul tentativo di aiutare a rianimare i colloqui di pace a lungo in stallo tra Israele ed i palestinesi.Quasi il 60% della popolazione della Giordania è di origine palestinese, il che aggrava le profonde preoccupazioni del Re hashemita Abdullah II sulle terribili condizioni nei territori occupati. Ad una popolazione di 4,5 milioni, si sono ora aggiunti quasi un milione di rifugiati dall'Iraq occupato dagli Stati Uniti, soprattutto sunniti, producendo un cocktail potente. La Giordania ha firmato un trattato di pace con Israele, ma i problemi di Israele con gli altri vicini, come la Siria ed il Libano, restano irrisolti. Di conseguenza il tema principale ad Amman è stata la questione arabo-israeliana.

Una dichiarazione congiunta emessa dalla corte reale afferma che la Giordania e la Russia hanno concordato di rilanciare la cooperazione militare (anche se non ha fornito dettagli) e hanno firmato accordi per sostenere il commercio e i legami economici. La Giordania ha proposto progetti notevoli alle società russe.

"Il Presidente Putin ed io ci siamo trovati d'accordo che i negoziati verso l’affermazione di un possibile stato indipendente palestinese dovrebbero essere accelerati", ha detto Re Abdullah II dopo più di due ore di discussione con Putin ad Amman. "Noi siamo vivendo un'opportunità unica di riprendere il tentativo di realizzare la pace in un Medio Oriente allargato" ha detto il Re hashemita, che ha visitato Mosca quattro volte.

Putin ha detto che sta crescendo l’appoggio per la proposta russa di una conferenza di pace di larga scala in Medio Oriente che atterrerebbe anche ai modi per battere il terrorismo internazionale. I due sono stati d'accordo anche che "i negoziati per l’istituzione di un possibile stato palestinese dovrebbero essere accelerati". Il Re hashemita ha definito il conflitto israelo-palestinese il "conflitto centrale " del Medio Oriente.

Il Re ha aggiunto che la Russia ha "un importante ruolo da giocare" come membro del Quartetto del Medio Oriente che comprende anche Stati Uniti, Nazioni Unite ed Unione Europea.

Putin ha pagato un tributo alle "buone relazioni tra la Russia e la Giordania" sottolineando che "un interesse accresciuto per la Russia da parte dei nostri partner arabi" durante le sue visite ha aperto la via a "grandi possibilità per la Russia". Ha riaffermato che “per la Russia il Medio Oriente è strategicamente importante. Noi comprendiamo che questa possibilità di intervento debba essere fatta in modo delicato ed equilibrato”. Ha detto riferendosi probabilmente alle politiche degli Stati Uniti.

Abdullah II ha anche riferito di aver discusso con Putin la questione nucleare dell’Iran con l'Occidente: "continuo a credere che debba essere trovata una soluzione diplomatica a questa crisi." Lo scorso mese Abdullah II dichiarò la volontà di Amman di sviluppare capacità nucleari a scopo civile. Washington ha detto di non avere obiezione ad un programma nucleare pacifico giordano. Anche molti altri stati arabi, dal Marocco all’Egitto, vogliono procedere verso la produzione di energia nucleare. I media occidentali protestano che questo sia un messaggio all’Iran ma gli arabi hanno in mente le centinaia di testate nucleari nell'arsenale di Israele che Tel Aviv ha usato con successo per minacciare morte e per continuare l’occupazione brutale della Palestina dal 1967.

Il Re ha anche lodato il "coraggio personale e la guida" di Putin. [ la cui visita alla regione è stata vista dagli arabi come l'obiettivo di Mosca per riaffermare i propri assetti internazionali e l'equilibrio di potere con Washington.]

In un editoriale, il giornale arabo giordano indipendente (?) Al Al Yawm ha scritto: "Le popolazioni arabe sono adirate con le politiche americane. Aspettano ansiosamente migliori legami con Mosca, un ruolo russo più efficace nell'assicurare una soluzione pacifica alle crisi regionali e per contrapporsi alla strategia statunitense nella regione".

Anche se non ci sono stati commenti ufficiali, i quotidiani giordani hanno dato ampia copertura al chiaro discorso di Putin contro la politica estera degli Stati Uniti a Monaco di Baviera, nel quale il leader russo ha affermato che Washington ha disastrosamente "oltrepassato" i suoi confini, "si è imposto su altri stati" e che il dominio degli Stati Uniti è "rovinoso."

I media occidentali hanno commentato sarcasticamente che la Giordania è uno stretto alleato di Washington, che ha versato quasi $5 miliardi di aiuti finanziari a partire dal 1952. Tanto quanto l’Occidente guidato dagli Stati Uniti ha messo sotto il suo controllo sfruttando il petrolio arabo. Che può aggirarsi in trilioni di Dollari U.S.

La Palestina

In seguito, prima di lasciare Amman, Putin si è incontrato con il leader palestinese Mahmoud Abbas esortandolo a mettere a punto un "governo efficiente" che sia preso sul serio da Israele per giungere alla fine ad una sistemazione di pace. La settimana scorsa Abbas e la sua fazione di Fatah hanno raggiunto un accordo con i militanti al governo di Hamas per formare un governo di unità nazionale puntato a chiudere le impari sanzioni degli Occidentali guidati dagli Stati Uniti.

E’ previsto che il Quartetto si incontri il 21 febbraio per tentare di rianimare il processo di pace, due giorni dopo Abbas ha dovuto parlare con il Segretario di Stato U.S. Condoleezza Rice ed il Primo Ministro israeliano Ehud Olmert.

I media arabi sulle visite

Sui risultati delle visite del Presidente Putin, l'al-arab al-Yawm della Giordania ha commentato che è probabilmente troppo presto per dire se si instaurerà una nuova era storica nelle relazioni russo-arabe. Comunque, ha aggiunto che il progresso negli interessi politici, economici e strategici reciproci arabo-russi potrebbe aiutare a contrastare l’unilateralismo statunitense. Il quotidiano afferma che la Russia potrebbe ridare vita al ruolo forte goduto durante i suoi giorni sovietici nell'influenzare le politiche del Medio Oriente. E ha sottolineato che ciò può accadere se Mosca si distanzia dalla politica U.S. ed afferma il suo ruolo indipendente nel Quartetto del Medio Oriente e fornisce ai paesi arabi le tecnologie militari, scientifiche ed economiche necessarie, "proprio come fa con l’Iran ed Israele." Ha aggiunto che, per rafforzare i vincoli tra la Russia e il mondo arabo, l'amministrazione di Putin dovrebbe anche porre fine alla sua guerra in Cecenia, siccome questa questione ha un impatto negativo sull'immagine della Russia in Arabia e nel mondo musulmano. Il giornale ha dichiarato che le società arabe sono state oltraggiate dalle politiche americane e che guardano a migliorare le relazioni con Mosca, affinché possa sostenere posizioni forti verso soluzioni pacifiche nelle questioni del Medio Oriente.

La quotidiano filo-governativo del Bahrain, al-Awasat, ha detto che Riad ha recepito i cambiamenti avvenuti dal crollo dell'Unione Sovietica alla guerra al terrore degli U.S., che ha molto colpito i musulmani. Riad ha assunto un approccio più pragmatico nel trattare con le nazioni potenti e ha aperto le porte alla riconciliazione. La visita ha costituito una storica pietra miliare nelle relazioni tra i due paesi, specialmente venendo "all'inizio di una nuova era di una seconda Guerra Fredda." Argomentando che le regole della seconda Guerra Fredda sono diverse da quella precedente, in quanto non si tratta più di una guerra ideologica tra Mosca e Washington, ma che sarà portata avanti sulla base del "pragmatismo e degli interessi multilaterali". Questo genere di multilateralismo dà l'opportunità ai paesi arabi e musulmani, specialmente all’Arabia Saudita, di sostenere le loro posizioni e di avere un ruolo efficace nelle questioni regionali.

La testata filo-governativa dell’Oman, al-Watan, ha commentato che Putin alla conferenza di Monaco di Baviera ha spiegato in breve i problemi che affronta il mondo: che un mondo unipolare guidato dagli U.S. è un disastro. Il quotidiano ha argomentato "È come se Putin volesse dire: 'venite, costruiamo un potere per fronteggiare il potere e costruiamo un approccio diverso a quello in corso nel nostro universo'", scrivendo poi che sembra che il Presidente russo stia cercando di attivare un ruolo di interposizione della Russia contro le politiche U.S. nelle aree più deboli del mondo, sottolineando che è essenziale ritornare alla Guerra Fredda perché il mondo si calmi. Ha proseguito affermando che l’Iraq e l'Afganistan sono stati i primi a diventare vittime esemplari del dopo Guerra Fredda e che "non sappiamo chi sarà la prossima, dal momento che non c’è alcuna potenza capace di opporsi e dal momento che l’Onu è totalmente consolidata agli Stati Uniti e alla loro egemonia".

Al-Hayat (con sede a Londra) ha detto che il Presidente russo non ha rivelato niente di nuovo a Monaco di Baviera accusando gli Stati Uniti di avere politiche distruttive. Il quotidiano finanziato dai sauditi avverte che, a quanto riferito in un commentario, Putin sembra avere ignorato le capacità limitate del suo paese, visto che la Nato sta ora " bussando alla porta" della Russia. Ha espresso l’opinione che l'ideologia sovietica è completamente crollata e tutto ciò che ne resta è la memoria sulla quale "degli intellettuali sparsi attraverso l’intero mondo arabo, sono stati delusi dal non riuscire a salvare Mosca dalla sua fine inevitabile". La Guerra Fredda è davvero finita, il quotidiano ha detto, ed è improbabile che ritorni nel prossimo futuro", concludendo che però le ripercussioni di questa guerra rimangono. [Un altro esempio di sauditi che cercano di tenersi tra le due vie.]

Ogni accomodamento tra le due parti dell’Islam è poco attraente anche per un altro quotidiano con sede a Londra, al-asharq al-Awsat, che, in occasione del 28 anniversario della rivoluzione islamica, maledice il Presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad perché ha perseverato con la sua retorica aggressiva invece di rassicurare il mondo ed i suoi vicini di casa. La retorica dell'Iran è uguale a quella di vari regimi che nella storia hanno fatto una tragica fine, ha sottolineato, aggiungendo che è "un linguaggio ideologico di chi crede che la sua missione sia di conquistare il nemico ed un’America insolente... È un linguaggio per il quale l’umanità ha pagato un prezzo alto nella storia". Il quotidiano di proprietà saudita ha comparato la retorica iraniana a fascismo, nazismo, sionismo, estremismo islamico e al regime di Saddam Hussein. Ha avvertito che “l’Iran rivoluzionario” andrà incontro ad una crisi storica se non si sposterà dalla “rivoluzione” allo “stato”, richiedendo con ciò una nuova consapevolezza di se e quindi dell'equilibrio di potere internazionale e regionale. Ha espresso l’opinione che l’Iran abbia bisogno più di pane che di arsenali nucleari; abbia bisogno della fiducia dei paesi confinanti e della regione più di altre concessioni. Il giornale dichiara che il linguaggio usato ventotto anni fa, al tempo della rivoluzione islamica, non è necessariamente valido oggi.

Un website pro neo-con degli Stati Uniti, Starfor, spiega la questione nei suoi complessi fattori. Afferma che c'è qualche prova che i recenti ribassi dei prezzi del petrolio siano collegati alle decisioni di Riad che sono dirette all’aumento della produzione, riducendo i prezzi e nuocendo agli iraniani. "Questo crea un problema alla Russia. Mosca ha una solida base di manovra ma il fatto è che l’abbassamento dei prezzi del petrolio impattano il prezzo dell’energia in generale, e quindi danneggia i russi. I sauditi, inoltre hanno bisogno che gli iraniani siano bloccati- ma senza andare così lontano da permettere a truppe straniere di venir dislocate nella stessa Arabia Saudita. In altre parole, loro vogliono vedere gli Stati Uniti rimanere in Iraq, in quanto gli americani finché ci restano servono perfettamente da scudo contro gli iraniani. Critiche agli Stati Uniti, come quelle dirette loro di Putin da Monaco di Baviera, sarebbero state applaudite dall'Arabia Saudita prima dell'invasione dell'Iraq nel 2003. Ma nel 2007 i risultati di quell'invasione sono precisamente quelli temuti dai sauditi- un Iraq crollato ed un l'Iran relativamente potente. Ora i sauditi hanno bisogno che gli americani stiano nella regione."

"Gli interessi della Russia e dell'Iran sono più strettamente allineati, ma ci sono anche punti di divergenza. Entrambi traggono beneficio dal fatto che gli Stati Uniti siano occupati, militarmente e politicamente, in guerre, ma Teheran sarebbe contenta di vedere un ritiro U.S. dall’Iraq, che lascerebbe un vuoto di potere da riempire all’Iran. I russi invece non vedrebbero questo risultato: primo, i russi sono piuttosto lieti di avere gli Stati Uniti impantanati giù in Iraq preferendo ciò all’avere i militari statunitensi liberi per operazioni altrove. Secondo, sono interessati ad una relazione con l'Iran ma non sono ansiosi di guidare gli Stati Uniti e l'Arabia Saudita verso relazioni più strette. Terzo, non vogliono vedere diventare l’Iran la potenza dominante nella regione. Loro vogliono usare l’Iran, ma entro limiti di manovra sicura".

Riunione trilaterale a Nuova Deli

Ad est di Monaco di Baviera, nel Medio Oriente ed addirittura nell’estremo Oriente asiatico, le spinte per la sicurezza dell’energia stanno portando India e Cina più vicine a Russia ed Iran.

Dopo una riunione trilaterale il 14 febbraio a Nuova Deli tra Pranab Mukherjee, Li Zhaoxing e Sergei Lavrov, Ministri degli Esteri rispettivamente di India, Cina e Russia, fissata durante la visita di gennaio di Putin a Nuova Deli, in una dichiarazione congiunta essi si sono accordati per coordinare l’azione contro il terrorismo internazionale, il traffico illegale di droga, il crimine organizzato transnazionale oltre a promuovere la cooperazione di affari fra di loro. Hanno affermato che "la chiave per costruire un ordine mondiale sempre più multipolare giacerebbe sul principio dell'uguaglianza delle nazioni, grandi o piccole, il rispetto per la sovranità e l'integrità territoriale". Hanno sottolineato l'importanza del dialogo invece dello scontro, dando forza all'Onu per produrre una diplomazia più efficace e multilaterale invece di un mondo unipolare. Questa dichiarazione era rivolta a Washington, sebbene non sia stato esplicitato.

Fonti hanno indicato che il ruolo “profondamente ambivalente” del Pakistan sul terrorismo è stato coscienziosamente esaminato durante le discussioni sull'Afganistan. Ma Delhi non ha protestato con Washington di fronte alle relazioni emergenti. Mentre la dichiarazione congiunta stabilisce che Russia e Cina, faciliterebbero attivamente la partecipazione dell'India nell’Organizzazione della Cooperazione di Shanghai, la richiesta di appartenenza pare piuttosto complessa: la Russia non è pronta all’adesione dell'Iran o del Pakistan allo SCO, mentre la Cina accetterebbe l’India solamente se anche al Pakistan fosse permesso.

Alla conferenza stampa Lavrov ha riferito che erano stati discussi i " problemi più scottanti" del momento, dal Medio Oriente a Afganistan, Iraq, Iran e Nord Corea.

La prossima riunione trilaterale sarà tenuta in Cina. I Ministri hanno anche esortato le loro federazioni di affari a tenere un forum trilaterale di affari entro l’anno. Il volume di scambi annuo del 2006 è basso: $30 miliardi tra Russia e Cina, $20 miliardi tra Cina e India, e $3 miliardi tra Russia e India. Ma il potenziale rimane alto.

I Ministri degli Esteri si sono incontrati quattro volte in passato- due volte a lato della Riunione Generale dell'Onu nel 2002 e 2003; poi ad Almaty nel 2004. Il loro ultimo incontro avvenne a Vladivostok nel giugno 2005. I paesi rappresentati insieme sono patria dei 2/5 della popolazione globale e sono tutte potenze nucleari.

Fu il vecchio stratega dell’Asia e del Medio Oriente, Evgeny Primakov, poi Primo Ministro russo sotto Boris Yeltsin, che per primo nel 1998 suggerì un "triangolo strategico" tra Russia, India e Cina. Fu deriso e respinto come irrealistico, assurdo. I cinesi furono esitanti, gli indiani furono sconcertati, ma i russi hanno perseverato. Al vertice del G-8 dell'anno scorso in S. Pietroburgo, il Presidente Putin, deciso a mandare un segnale all’Occidente, tenne un incontro separato con il Primo Ministro indiano ed il Presidente cinese, dando politicamente al triumvirato un viatico politico di alto livello.

A Monaco di Baviera Putin ha solo detto chiaramente che anche altri centri di potere emergenti del XXI secolo, come Cina, India, Brasile ed altri, si oppongono all'imposizione di un ordine unipolare statunitense del mondo e all’evidente caos e alla distruzione portata nella regione del Medio Oriente. Nonostante gli interventi privi di diplomazia dall'ambasciatore degli Stati Uniti a Delhi (e le minacce grossolane del Sen. Lantos al Senato), il Ministro degli Esteri indiano Pranab Mukherjee il 6-7 febbraio era a Teheran ed ha chiarito nei suoi commenti alla stampa che l’India si oppone ad ogni uso della forza contro l'Iran. Ha richiesto che la questione nucleare dell'Iran torni a riferirsi all’Agenzia Internazionale dell'Energia Atomica, e a Vienna di occuparsi del problema. Dopo essersi ingannata votando contro l'Iran sulla questione nucleare nel 2005, ora l’India sta quietamente facendosi valere e sta proclamando che il rafforzamento delle relazioni con l'Iran è molto importante per l'India. Mukherjee ha descritto l’Iran come un fattore di stabilità nella regione, rifiutando così la propaganda di Washington che l’Iran sia un stato terrorista che sta minacciando i regimi dei paesi dell’area.

Strette relazioni con Teheran sono cruciali per la sicurezza energetica dell'India perché non sia soffocata la sua marcia economica. A causa del voto negativo dell’India e della situazione del Pakistan, il progetto di conduttura di gas dall’Iran all’India via Pakistan ed un patto venticinquennale sul gas naturale liquefatto sono stati rallentati. Insieme alla Russia, la cooperazione energetica indo-iraniana forma un vettore cruciale di sicurezza per il divenire dell’Asia, che interesserà anche la Cina. Infine il Primo Ministro indiano Manmohan Singh durante la visita di Putin ha ammesso che la sicurezza energetica è ‘la più importante delle dimensioni emergenti’ dell'associazione strategica indo-russa. "Per ricevere il gas che passa per $7 miliardi di condutture, lo sviluppo delle infrastrutture all'interno della sola India innescherà affari vicino a $40 miliardi". E la Russia ha ampi fondi da investire e competenza nella posa degli oleodotti.

L’India sta osservando i piani europei, che dipendono dalla Russia per il 25% del loro fabbisogno di gas, nel diversificare il suo approvvigionamento che includerà l’Iran. L’Europa poterebbe affrontare scarsità di gas entro il 2015. Così è cominciata la competizione per il gas iraniano tra l'Europa e l’Asia. Gli esiti del dialogo russo-iraniano sull’energia, al quale gli stati del Golfo potrebbero coordinarsi ed anche unirsi, diventano quindi molto interessanti ed importanti.

Nonostante tutti i sarcasmi di media sul patto nucleare indo-statunitense, Washington vorrebbe usarlo per fare pressione su Delhi ad obbedire ai suoi dettami. Avendo un lungo periodo di gestazione, l’energia nucleare resterà marginale nell'economia indiana del prossimo futuro. Gli stessi Stati Uniti non hanno costruito impianti nucleari negli ultimi anni e cambiano i termini dei contratti energetici tutte le volte che vogliono; il che fa di loro un partner inattendibile.