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La laica Francia fa la fila per iscriversi alle scuole cattoliche

di redazionale - 03/03/2007

 
Sono state rifiutate 25 mila domande. Alcune classi hanno più di 30 studenti. Fa paura la violenza negli istituti pubblici


Sono state rifiutate 25 mila domande. Alcune classi hanno più di 30 studenti. Fa paura la violenza negli istituti pubblici

Parigi. In Francia, dopo i disordini nelle banlieue degli
scorsi mesi e il dilagare delle scuole musulmane clandestine,
sospettate di allevare generazioni di fondamentalisti,
le famiglie del paese hanno deciso di ripensare l’istruzione
dei figli. Sono in aumento, infatti, le richieste
giunte agli istituti privati cattolici francesi, al punto che
per l’anno scolastico che sta per cominciare sono state respinte
25 mila domande d’iscrizione. Da un quinquennio,
riferisce Paul Malartre, segretario generale degli Insegnanti
degli istituti cattolici, il numero degli iscritti è in
aumento. Ma una quantità di studenti esclusi così elevata
non si era mai registrata. Quest’anno, i ragazzi che frequentano
scuole cattoliche saranno 2,1 milioni, il 20 per
cento del totale nazionale, a causa anche di un calo degli
insegnanti assegnati dal ministero e stipendiati dai comuni.
Negli scorsi mesi, si è assistito alla scomparsa di 107
cattedre, 532 l’anno scorso, e le scuole private non possono
fare ulteriori assunzioni.
Ogni istituto cattolico ha in media una lista d’attesa di
tre persone. Il fenomeno, scrive la stampa francese, tocca
in particolare le grandi metropoli del bacino mediterraneo.
A Perpignan, c’è chi cerca di accaparrarsi un posto
per il figlio iscrivendolo con due anni d’anticipo. Ma anche
a Parigi la pressione è molto forte già da qualche anno.
Addirittura, il direttore diocesano di un quartiere della
capitale lancia l’allarme di classi con più di trenta ragazzi.
“Oltre un certo numero ne soffre la qualità dell’insegnamento
– spiega – Non è ragionevole. Preferiamo rifiutare
gli studenti piuttosto che farli entrare con un calcio”.
Questa grande affluenza nelle scuole cattoliche non
è un fenomeno soltanto francese: è presente anche in Germania
e Svizzera e sembra destinato a crescere.
In Francia, pare sia legato ai movimenti sociali che
hanno agitato il panorama dell’istruzione tra il 2003 e il
2005: una delle questioni cruciali nel periodo della rivolta
nelle banlieue era proprio quella della scuola. Filosofi,
sociologi e politici si interrogavano sul ruolo che (non)
aveva l’istruzione nei quartieri-ghetto composti a maggioranza
da immigrati di colore o francesi di seconda o terza
generazione di fede musulmana. “Nelle banlieue, dove vige
la legge del denaro facile – aveva detto al Foglio Alain
Finkielkraut – chi frequenta le lezioni per farsi una posizione
professionale è visto come un perdente”. Ed è forse
per rovesciare questa mentalità che centinaia di famiglie
si rivolgono oggi agli istituti cattolici ricercando qualità di
inquadramento e trasmissione di valori morali che sembra
sempre più difficile ritorvare nella società moderna.
La scuola pubblica, a volte, può fare paura. Il settimanale
Le Point è riuscito, tra la grande indignazione del sindacato
dei presidi francese (Sndpen), a scovare l’elenco
dettagliato della violenza scolastica nel paese. Le cifre
hanno aperto una discussione al punto che il ministero
dell’Educazione ha già fatto sapere che prenderà misure
per la prevenzione della violenza in classe, poiché sono
oltre 82 mila gli atti violenti registrati in quasi 8.000 istituti
pubblici, con i licei professionali più colpiti dei collegi
e dei licei tradizionali.
In testa alla classifica, il collegio Condorcet di Nîmes
con 285 fatti, mentre in fondo c’è il collegio Martinière di
Lione, con 23 segnalazioni. Scorrendo la casistica emerge
che le violenze fisiche senza armi sono le più frequenti
(29,7 per cento), seguite dagli insulti e dalle minacce gravi
(26). In 35 episodi, lo studente aveva portato in classe
un’arma. Questo mentre il ministero dell’Interno francese
dà la caccia alle scuole musulmane clandestine che
sorgono indisturbate tra le mura domestiche o all’ombra
delle moschee, finanziate da chi non vuole che i propri figli
crescano in un ambiente non islamico (come spiegato
dal Foglio mercoledì 30 agosto). Secondo l’ultimo rapporto
del dicastero dell’Economia, sembra che i ragazzi che
seguono lezioni coraniche o di arabo nell’illegalità in Francia
siano 50 mila.