Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / La forma universale di esistenza è la comunità

La forma universale di esistenza è la comunità

di Heilige Matrix - 11/03/2007

Fonte: tamera.org

 

La comunità originaria dell’uomo non è la famiglia, ma la tribù. La comunità originaria è il giardino, nel quale è piantata tutta

la vita umana, compresa la famiglia. Questa comunità fa parte della matrice sacra. Al suo interno l’ordinamento cosmico si

collega all’ordinamento sociale. Non è legata a determinate epoche né a particolari culture, ma è una componente sovrastorica

della nostra esistenza socio-umana. Fu possibile distruggerla solo usando la violenza, e soltanto quando avremo

trovato un valido equivalente, corrispondente alla nostra epoca, con cui sostituirla, potremo nuovamente ristabilire delle

relazioni sane tra noi.

La comunità è l’organo universale che ha subito la ferita più grave. Essa è una parte necessaria del Tutto, ed è una parte

che è stata distrutta in tutto il mondo. Dovunque degli esseri umani siano stati deportati, schiavizzati, venduti, tramite guerre

di conquista o colonizzazione, sono state anche distrutte delle comunità e perciò anche annientato il nerbo vitale di popoli

interi. Questo processo è durato dall’assalto delle popolazioni del “Kurgan” agli insediamenti fluviali neolitici circa 7000 anni

fa, fino all’annientamento dei popoli indiani del Nord America provocato dall’invasione degli Europei, a partire dal 17mo

secolo, ed è continuato fino ai giorni nostri, in cui su tutti i continenti gli ultimi popoli indigeni vengono deportati e annientati

in nome di interessi economici.

Con la scomparsa della comunità umana si è generata una brutta ferita nella civiltà degli uomini. Con la distruzione della

comunità l’uomo ha perduto l’autentica moralità (da “mores”, i costumi di vita) e responsabilità.

Gli esseri umani sono stati strappati dalla comunità organica. Ciò li ha via via separati anche dal loro Sé superiore, dalla loro

sapienza superiore e dagli ordinamenti superiori della vita.

La comunità era ed è l’humus naturale della fiducia e della solidarietà. Quando manca questo terreno di base, l’essere

umano sradicato diventa violento, si incattivisce e si ammala.

La vera forza dell’individuo viene dalla comunità. Una reale individuazione, che non debba servirsi di mezzi asociali, può

avvenire soltanto nella comunità. Individualità e comunità non si contrappongono tra loro, ma sono condizione l’una dell’altra,

l’una non può funzionare senza l’altra. La comunità senza individualità porta ad un collettivismo omicida (vedi fascismo).

L’individualità senza comunità porta al dispotismo individuale o al solipsismo dell’anima bella. Senza comunità manca il

terreno di coltura (la terra-madre) per un completo e sano sviluppo dell’individuo. Senza comunità, nello sviluppo del singolo

c’è sempre una vibrazione di solitudine, un sentirsi perduto, una paura della separazione e paura in generale. Una forma di

espressione dell’anima solitaria era, ad esempio, l’esistenzialismo francese. La nostra paura di fondo riusciremo con

certezza a superarla completamente soltanto quando saremo riusciti a costruire delle nuove comunità davvero funzionanti.

Nella scala della vita, la comunità è un gradino intermedio che non può essere saltato. Serve a collegare l’individuo ad un

ordinamento superiore e rafforza in lui/lei il senso della totalità. Una comunità sana rispecchia in sé un ordinamento

universale, con il quale possiamo quindi collegarci più facilmente. Grazie a questo collegamento, una comunità funzionante

possiede la sua elevata frequenza di forza formatrice di campo. Una forma originaria, un archetipo di questo ordinamento lo

troviamo nel cerchio di pietre di Evora. Nelle 92 (originariamente 96) pietre erette in quell’insieme riflette

contemporaneamente un ordinamento tribale e un ordinamento cosmologico, che vale probabilmente per tutte le

epoche(vedi: Sabine Lichtenfels, “Traumsteine”- pietre di sogno).

La comunità universale è un organismo unitario e le singole persone sono suoi organi. Il fegato lavora diversamente dai reni,

il cervello diversamente dal cuore, ma tutti fanno parte dello stesso organismo. Le persone che vivono in un organismo del

genere, non vivono secondo il principio del confronto reciproco e della concorrenza, ma secondo il principio della reciproca

compensazione, nella completezza. Diversamente l’organismo non potrebbe affatto funzionare. Una volta che un nuovo

organismo nasce, si sviluppa man mano in esso una nuova istanza: l‘Io comunitario. Nella gerarchia spirituale della vita

questo Io si trova ad un livello di ordine più elevato di quello individuale. L’Io comunitario contiene il sapere e la forza di tutti

gli Io individuali. Contiene inoltre la struttura della matrice sacra e provvede quindi alla capacità di sopravvivenza della

comunità. Tutti i collaboratori che fanno stabilmente parte della comunità, sono connessi all’Io comunitario e alla sua energia

spirituale e dispongono perciò delle capacità vitali che non avrebbero potuto sviluppare da soli. Se le prime persone

rientrano nello stato della comunità, se riusciamo di nuovo a pensare e ad agire partendo da questo collegamento, allora

rinascerà una nuova forza creatrice di campo, una energia di guarigione. All’interno di una comunità vissuta universalmente

si sviluppa l’intera sapienza universale di pace che esisteva già un tempo sulla terra e che torna ad essere necessaria oggi

per trasformare il mondo e le anime. Noi impariamo le leggi della pace universale imparando le regole universali della

comunità. Se vogliamo pace sulla terra, ci servono comunità che funzionano. E se vogliamo comunità funzionanti, ci serve

una rivoluzione –per dirla schietta- del nostro consueto, tradizionale concetto di Uomo e delle idee che abbiamo nutrito

finora.

In. Heilige Matrix, pag 360

Per ricevere i libri: “In dialogo con la terra” di Marko Pogacnik con Sabine Lichtenfels e D. Duhm;

“Cosmogrammatica del dialogo di pace con la terra” di Marko Pogacnik con Sabine Lichtenfels e D. Duhm a cura di M. Martinelli

contattare: Maurizio Martinelli 3488140449 ecovia@libero.it ; mera: www.tamera.org