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Banane in guerra

di Stella Spinelli - 19/03/2007

La Chiquita Brand ha ammesso di aver pagato oltre un milione di dollari ai paramilitari colombiani
Chiquita Brand, la multinazionale statunitense delle banane “dieci e lode”, ha pagato oltre 1.700.000 dollari ai paramilitari dell'Autodifesa Unita della Colombia, il gruppo di estrema destra fondato da Salvatore Mancuso, il re del narcotraffico. Lo hanno ammesso i suoi rappresentanti davanti al Tribunale federale di Washington, che l'ha condannata a una pena pecuniaria di 25 milioni di dollari.

L'icona della banana ChiquitaDietro le quinte. Tutto si è svolto nella regione colombiana dell'Urabá, al confine con Panama, dove sono concentrate le piantagioni della multinazionale. Si tratta di una zona strategica e quindi presa di mira dai paras. Da tempo, è al centro di un mega progetto che prevede la costruzione di un canale (un gemello di quello di Panama) che colleghi i due oceani, Atlantico e Pacifico, aprendo lo sbocco a lucrosi traffici, leciti e non. Per questo è teatro di una delle più grandi tragedie umanitarie della Colombia, che da oltre 40 anni è piegata da una guerra interna che ha fatto oltre 300.000 vittime. Le pattuglie dei paras minacciano chiunque si metta sulla loro strada. L'intento è indurli a scappare e a lasciar libero il prezioso territorio. E quando le minacce non bastano, si passa agli omicidi mirati e ai massacri. Il tutto dietro la scusa ufficiale che quella gente, quei contadini trucidati, altro non sono che simpatizzanti delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia o dell'Esercito di liberazione nazionale, i gruppi della sinistra extraparlamentare che vogliono rovesciare il governo a suon di kalashnikov.

ParamilitariLe scorribande dell'Auc. Un esempio di quanto accade nell'Urabá è il caso della Comunità di pace di San José de Apartadó, che, rifiutatasi di sfollare, si è dichiarata neutrale al conflitto, nella speranza di poter vivere tranquillamente di caccia e agricoltura. Una decisione presa senza considerare la vera ragione che sta dietro le scorribande anti-guerriglia delle Auc, ossia il pieno controllo del territorio, e che quindi ha decretato la loro condanna a morte: vivono ogni giorno in un clima di terrore e minacce, che si concretizzano in uno costante stillicidio di vite umane.
E' in questo clima che si inserisce la storia della Chiquita Brand, che dichiara di aver pagato perchè minacciati e per garantire la sicurezza dei propri dipendenti. Una sorta di pizzo versato costantemente alle Auc e di tanto in tanto anche a Farc ed Eln, secondo la filosofia di un colpo al cerchio e uno alla botte.
“Durante più di sei anni – dal 1997 alla fine del 2004, quando la Chiquita ha venduto le piantagioni dell'Urabá e quelle che aveva a Santa Marta, cinquecento chilometri più a nord – la multinazionale ha versato denaro alle Auc in entrambe le regioni”, riferisce il documento presentato mercoledì a Washington dal pubblico ministero.

Una lavoratrice colombiana che imbusta le banane ChiquitaLa reazione ufficiale. Felice per la decisione presa dal Tribunale Usa si è detto l'intero governo colombiano. “E' un segnale magnifico - ha commentato il ministro della Difesa – Pagare un gruppo illegale è un delitto, pagare estorsioni è un delitto, per questo applaudiamo a quanto è accaduto”, ha aggiunto durante un'intervista a un network radiofonico di Bogotá. Poi ha ammesso: “Sappiamo che questa situazione è una costante e porteremo ogni singolo caso davanti alla giustizia”.
Un accenno all'intenzione di chiedere l'estradizione dei cittadini statunitensi colpevoli arriva, invece, dal ministro dell'Interno e della Giustizia, Carlos Holguín Sardi: “La questione si regge su norme di diritto internazionale in vigore in entrambi i paesi, sempre che loro ce lo accordino”. Un atteggiamento che si spiega considerando che molto spesso i cittadini colombiani implicati nel narcotraffico con gli Usa sono estradati a Washington su esplicita richiesta della Casa Bianca .
E, intanto, da due delegati delle Nazioni Unite è già arrivata la proposta che l'intera somma della multa venga destinata alle vittime del conflitto armato a cui indirettamente la multinazionale ha contribuito.