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Diagnosi non richieste, no al terrorismo medico

di Massimo Fini - 20/03/2007

 
Un anziano oncologo della clinica universitaria di Galway (Irlanda) sta guardando alla Tv un talk-show sugli immigrati cui partecipa anche il ministro per l'Oltremare Conor Lenihan. Durante un primo piano del ministro il medico nota sulla sua mandibola sinistra un gonfiore, un gozzo e non ha dubbi: "Quest'uomo ha un tumore". La mattina dopo telefona alla segreteria del ministro, a Dublino, e lascia un messaggio: "Ditegli di chiamarmi. E' una questione privata. Ed è urgente". Lenihan richiama l'oncologo che gli riferisce la sua diagnosi . Spaventato a morte Lenihan, che ha 43 anni e tre figli, si fa visitare in un centro specialistico: effettivamente ha un tumore alla mascella, peraltro benigno. Si fa operare e si profonde in ringraziamenti per il suo salvatore. La vicenda diventa un caso in Irlanda e in Gran Bretagna e tutti ne danno, naturalmente, un'interpretazione positiva.

Un giorno una mia conoscente, un medico, la dottoressa Rita Bucca, di Roma, con la quale avevo perso i contatti dai tempi della nostra giovinezza, dopo avermi visto alla Tv mi lasciò un messaggio in segreteria in cui diceva che il mio aspetto era quello di uno che era candidato a un infarto imminente e mi invitava a curarmi. Ora, io posso morire d'infarto anche domani, ma poiché quella diagnosi fu fatta ventidue anni fa, è evidente che era sbagliata. Altrimenti tutti son buoni a fare i medici e a prevedere l'avvenire perchè ogni uomo e ogni donna, poiché vive, è candidato a morire, con buona probabilità d'infarto che, col tumore, copre quasi la metà dei decessi nei Paesi industrializzati. Ciò non toglie che quel lugubre messaggio in segreteria mi lasciò addosso, per qualche tempo, una certa inquietudine.

In un caso la diagnosi del medico è stata quasi azzeccata, nell'altro no. Ma io trovo che entrambi gli episodi configurino una gravissima e inammissibile intrusione nella vita privata. Nego non solo il diritto di un medico a fare diagnosi a distanza, attraverso la televisione, ma nego, in assoluto, che possa fare diagnosi non richieste .Questo terrorismo diagnostico e preventivo deve finire, insieme al delirio di onnipotenza della medicina moderna. Qualsiasi età si abbia bisogna controllarsi, palpeggiarsi, auscultarsi. Non si può più fumare, non si può più bere, non si può ingrassare, bisogna stare a dieta. In alcuni casi, secondo un grottesco decalogo dell'esimio professor Umberto Veronesi, di qualche anno fa, non si dovrebbe nemmeno respirare o, comunque, farlo al minimo. E, come se non bastasse, adesso arrivano anche le diagnosi a distanza, attraverso la Tv, e non richieste .

Dobbiamo vivere ibernati, vecchi fin da giovani. Non esiste più l'uomo sano. Siamo tutti 'a rischio' (espressione sinistra, se ce n'è una). Bella scoperta: è vivere che ci fa morire.

Il professor Veronesi, presidente dell'Istituto dei tumori a Milano, non fa che vantare i grandi successi ottenuti dalla medicina preventiva nel suo campo. Ma il solo risultato che si è riusciti ad ottenere è di anticipare di lustri la diagnosi facendo così vivere a dei disgraziati, sotto questa spada di Damocle, anni da incubo, devastati da terapie intrusive, quando erano ancora sani o, comunque, nella beata e santa ignoranza (altro che l'Aufklarung illuminista,questo tabe che ha corroso il mondo) e avrebbero potuto passarli serenamente e felicemente. In molti casi è stata proprio l'intrusione chirurgica a svegliare "il can che dorme" e a far esplodere un male che era solo latente.

La medicina è spesso iatrogena. E' cioè, in una sinistra eterogenesi dei fini, ammalante. Altissima è la percentuale delle persone che sono entrate in ospedale e ne sono uscite con i piedi in avanti, uccise da malattie più gravi di quelle per cui vi erano entrate.

Ognuno è libero. Di farsi curare dai medici. Ma anche di tenerseli alla larga il più possibile. E ancor più ha diritto di non essere sottoposto a diagnosi non richieste . Lasciateci vivere e, soprattutto, morire in santa pace. A ciascuno la sua vita, a ciascuno la sua morte.