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Sovranità economica per il Sudamerica

di Siro Asinelli - 23/03/2007




Undici Paesi membri della Comunidad Sudamericana de Naciones (CSN) si sono accordati per dare vita ad una possibile alternativa al Fondo Monetario Internazionale su scala macro regionale.
Il progetto lanciato definitivamente nell’ambito del quarto vertice della CSN svoltosi ad inizio dicembre a Cochabamba, Bolivia, sta entrando nel vivo della sua fase di attuazione. La settimana passata sono infatti iniziati i primi incontri tecnici per la costituzione di una nuova struttura finanziaria latinoamericana il cui principale scopo dovrebbe essere quello di intervenire con aiuti nei Paesi aderenti colpiti da crisi finanziarie. Il futuro organismo, allo stato attuale dei lavori battezzato con il nome di Fondo per la Stabilità Regionale (Fondo de Estabilización Regional – FER), avrà come principali scopi la compensazione di deficit, lo stimolo ad aumentare il volume d’affari del commercio interregionale ed il rafforzamento delle monete locali. Il FER si pone quindi come uno strumento alternativo al FMI, soprattutto, assicurano gli undici Paesi promotori, perché volto all’integrazione e distante dalle politiche usurocratiche cui il Fondo Monetario ha abituato i popolo del mondo.
La proposta al vaglio di esperti provenienti da tutto il continente sudamericano prevede che la prevista istituzione sovra nazionale si avvalga della partecipazione finanziaria di tutti i suoi futuri membri. Parte della riserva nazionale dei singoli Stati dovrebbe andare a formare una cassa di partenza stimata sui 5000 milioni di dollari, secondo quanto diffuso dal quotidiano argentino Pagina/12.
I primi contatti tra i tecnici finalizzati al FER si sono consumati a margine della riunione annuale della Banca Interamericana dello Sviluppo (Banco Interamericano de Desarrollo - BID), svoltosi la settimana passata a Ciudad de Guatemala, capitale dell’omonimo Stato centroamericano, e la proposta non ha mancato di suscitare parecchio disappunto tra le alte sfere della finanza neoliberista. Il FER, infatti, è stato concepito come strumento complementare ad un’altra grande novità introdotta ad inizio anno – e già in stato di avanzamento - dal presidente venezuelano Hugo Chávez Frías e subito condivisa da Argentina, Bolivia ed Ecuador: il Banco del Sur, organismo alternativo proprio alla stessa BID. Malgrado l’attuale centralità di FMI e BID, entrambe le iniziative hanno sollevato, oltre che clamori, parecchi interessi. L’una e l’altra riflettono la volontà di alcuni Paesi latinoamericani di sganciarsi definitivamente dalle logiche neoliberiste imposte da Washington attraverso strumenti finanziari che minano autonomia e, nei casi più gravi, la stessa sovranità degli Stati del continente. Genericamente, il Banco del Sur si occuperà di sviluppo, mentre il Fondo per la Stabilità Regionale si occuperà di prestiti per l’integrazione. L’idea, ovviamente, non piace a FMI e BID. E non piace, ancor più ovviamente, agli Stati Uniti che detengono il pacchetto di maggioranza del Banco Interamericano, pari al 30% delle azioni.
Il gruppo di esperti incaricato di elaborare il FER si è incontrato nuovamente lunedì scorso a Buenos Aires: presenti tecnici di Brasile, Paraguay, Uruguay (Mercosur), Perú, Ecuador, Colombia, Bolivia (Comunidad Andina), Chile, Suriname e Guayana. “L’obiettivo è creare solidarietà verso l’esterno per coprire gli squilibri transitori dei conti correnti dei Paesi”, ha dichiarato in un’intervista pubblicata da Pagina/12 Roberto Feletti, delagato argentino. La riunione è servita a definire una prima agenda di negoziati relativi a progetti complementari al FER: utilizzo di valute regionali nelle operazioni commerciali, formazione di un mercato di capitali integrato dalla collocazione di buoni di Stato, aumento del commercio interregionale e creazione di una moneta unica.
Il percorso non è comunque in discesa. Difficilmente le corporations che controllono l’attuale sistema finanziario globale lasceranno fare senza porre ostacoli. Inutile ricordare come un progetto analogo proposto nell’Europa di fine anni ’70 dal tedesco Helmut Schmidt e dal francese Valéry Giscard d’Estaing – che vedeva nell’istituzione del Sistema Monetario Europeo il suo cardine - fu boicottato proprio perchè andava a rompere gli equilibri imposti dalla grande finanza anglostatunitense. Se anche il Banco del Sur potrebbe essere realmente destinato a soppiantare il BID nel suo ruolo predominante in America Latina, il Fondo de Estabilización Regional è un progetto ancora molto lontano. A fronte di difficoltà esterne che non tarderanno a manifestarsi, resta comunque un proposito di reale rottura con il monopolio neoliberista e dal punto di vista propagandistico la sola idea che sia un’alternativa sia possibile rappresenta l’ennesimo scossone all’impero globalizzante.