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Ma non chiamiamoli terroristi

di Massimo Fini - 29/03/2007

IL RILASCIO di Mastrogiaco-
mo e le sue modalità confermano
che la Nato non è in Afganistan
«per ricostruire il Paese e riportar-
vi l’ordine», come ci piace credere
(l’ordine c’era prima, quando go-
vernavano i talebani) ma è impe-
gnata in una guerra. Lo scambio
di prigionieri è un classico atto di
guerra. Ed è ipocrita scandalizzar-
sene, caso mai bisognerebbe impor-
re ai nostri giornalisti, come si fa
in guerra, di non pretendere di
muoversi all’interno delle linee ne-
miche.
Si accusa: abbiamo trattato con i
terroristi. I talebani non sono terro-
risti. Sono un movimento politico
e religioso che si affermò in Afgani-
stan perchè tagliò le unghie ai «si-
gnori della guerra» che, con l’im-
poverimento del Paese dopo dieci
anni di conflitto con i sovietici era-
no diventati più feroci che mai,
vessavano la popolazione, taglieg-
giandola, rubando, rapinando, as-
sassinando e stuprando. I talebani
riportarono la legge e l’ordine, e
sia pure una dura legge (la Sha-
ria) e un duro ordine, nel Paese,
con l’appoggio della popolazione
che non ne poteva più. Che cosa
c’entra questo col terrorismo? Non
c’era un solo afgano nei comman-
dos che attaccarono le Torri Ge-
melle e, in seguito, non è stato tro-
vato un solo afgano nelle cellule,
vere o presunte, di Al Qaeda. La
sola colpa dei talebani è di essersi
trovati in casa, al momento delle
Torri, Bin Laden, questo ricchissi-
mo e ambiguissimo saudita che
proprio gli americani avevano fo-
raggiato in funzione antisovietica
ma Osama era un problema an-
che per loro tanto che quando Clin-
ton propose al mullah Omar di uc-
ciderlo si mostrarono disponibili
purchè gli americani assumessero
la responsabilità.

MA A QUESTO PUNTO, la
partita che si gioca a Kabul non è
più nemmeno una questione tale-
bana, ma afgana. Secondo il Cen-
tro studi britannico Senlis l’88 per
cento degli afgani considera quelle
Nato truppe di occupazione. E in
questa lotta allo straniero ai tale-
bani si è unito anche chi talebano
non lo è mai stato. E sempre secon-
do il Senlis «nella insurrezione af-
gana Al Qaeda non riveste un ruo-
lo significativo». È la lotta di un
popolo fiero e orgoglioso che non
ha mai accettato armati stranieri,
che li ha sempre crociati come ha
fatto con gli inglesi, con i sovietici
e come sta cercando di fare ora
con gli occidentali. E proprio noi
italiani, che abbiamo fatto della
Resistenza un mito, anche eccessi-
vo per la verità, dovremmo ora
contribuire a schiacciare un popo-
lo che lotta per la sua libertà impo-
nendogli i nostri schemi mentali al
posto dei suoi? Lasciamola stare,
quella gente. Lasciamola stare.