Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Stupidaggini made in USA

Stupidaggini made in USA

di Dagoberto Bellucci - 12/10/2011

Fonte: dagobertobellucci

 

 

“… i clacson suonano le stronzate piacciono
le stesse cose ci annoiano senza un perché…”

( Luca Carboni – “Le band si sciolgono” – Album “Le band” – 2006 )

 

 

 

 

 

Quando i politici americani non sanno cosa fare rompono i coglioni a qualcuno: è il leit-motiv della politica estera di Washington oramai da quasi due secoli.

 

Iniziarono con il Messico e Cuba gli Stati Uniti la loro espansione colonialista, loro nati come colonia britannica indipendente, e , dagli inizi dell’Ottocento fino ai giorni nostri non hanno più smesso di andare a ficcare il naso nelle questioni interne di mezzo pianeta.

 

Questo ‘protagonismo’ globale degli USA ha , di riflesso, provocato un generale sentimento di odio nei confronti di quella che si è arrogata il titolo di ‘nazione favorita’ per la guida planetaria: il ‘destino manifesto’ americano che ha segnato le linee-guida negli ultimi due secoli oltre a conformarsi di un ipocrita e indesiderato bigottismo religioso d’impronta protestante-calvinista ha la pretesa di esportare, fosse anche manu militari, i principii della democrazia a stelle e strisce che si fonda su una particolarissima visione dei “diritti dell’uomo” che negano a qualunque nazione una propria via di sviluppo differente, una propria indipendenza economica e qualsivoglia genere di sovranità politica.

 

I diritti dell’uomo, sorta di dogma intoccabile della “religione” politica statunitense, spariscono ovviamente dal frasario dei delegati all’amministrazione della politica USA (siano essi democratici o repubblicani poco cambia) quando a negarli magari reprimendo brutalmente il proprio dissenso interno sono gli amici dell’America: è successo centinaia di volte che non vale neanche la pena di perdere tempo a contarle.

 

Il sostegno incondizionato dato dagli americani a feroci dittature anti-popolari, alle diverse giunte militari al potere negli anni Settanta in America Latina per esempio, o alle petrolmonarchie totalitarie del Golfo persico giusto per ricordare alcuni degli amici di Washington conferma questa politica ‘double-face’ mantenuta costantemente dai diversi inquilini della Casa Bianca quando di mezzo ci sono le relazioni bilaterali e , in particolar modo, gli interessi ‘nazionali’ della prima democrazia del pianeta.

 

A Washington non interessano affatto i diritti umani altrimenti non si spiegherebbero le contorsioni diplomatiche con le quali è stata avallata la repressione nel Bahrein, né l’appoggio incondizionato dato al regime criminale saudita che governa con una interpretazione assolutistica e intollerante le regioni meridionali della penisola araba e identica posizione potrebbe essere espressa per stati fantoccio degli americani e delle loro compagnie petrolifere quali il Kuwait o gli Emirati Arabi Uniti.

 

Ma, improvvisamente, gli americani si ricordano dei “diritti umani” quando ovviamente conviene e fa comodo tirarli in ballo per delegittimare un paese che, con ogni probabilità, ha il solo torto – agli occhi della finanza multinazionale che ha il suo centro nevralgico a Wall Street nel cuore del potere americano – di tenere fermo su alcune posizioni prime fra tutte quelle della sovranità politica ed economica.

 

Perché a dettare legge negli Stati Uniti sono le lobbie’s affaristico-commerciali, l’alta banca ebraica, le società massoniche: sono loro che costituiscono il vero, autentico, governo occulto degli USA e sono queste entità che lavorano nell’ombra e al lato del potere politico che determinano le principali decisioni in politica interna e estera che verranno stabilite dalla Casa Bianca e dal Congresso.

 

E Washington è la sede principale del complottismo su scala globale contro tutti quei popoli e quelle nazioni che non accettano di piegarsi al disegno egemonico della Plutocrazia Mondialista di creare un mondo unipolare, ad una dimensione, a guida statunitense, fondato sui valori della ‘democrazia’ plutocratica americana e sotto il dominio dei grandi alchimisti , autentici apprendisti stregoni dei giorni nostri, della finanza cosmopolita senza volto.

 

Ora è abbastanza assurdo leggere che la madre di tutti i complotti e la principale fonte di destabilizzazione planetaria accusi qualcuno di “complottare” …. Assurdo e inverosimile oltretutto specialmente se si pensa solamente per un attimo a tutta quella infinita serie di menzogne , bugie, mezze verità funzionali al Potere che sono state create ad hoc in occasione dell’auto-attentato terroristico dell’11 settembre 2001 che diede il via alla campagna contro il cosiddetto “terrorismo internazionale” lanciata dall’allora amministrazione Bush coadiuvata dai deliri su improbabili “scontri tra le civiltà” dei professori della scuola neo-conservatrice.

 

Ed è ancora più demenziale pensare di poter dare credito ad un’amministrazione americana quale quella retta da Barak Obama, l’abbronzata comparsa della politica USA ovvero il burattino della Sinagoga funzionale alle strategie egemonico-normalizzanti dei grandi finanzieri di Wall Street, che ha avallato il ri-finanziamento delle missioni militari all’estero (Iraq e Afghanistan) aumentato il numero dei militari inviati sui fronti ‘caldi’ a presidiare gli interessi delle multinazionali del petrolio e sostanzialmente tradito tutte quelle vuote promesse che, come sempre avviene in democrazia, furono il carburante elettorale utilizzato dai democratici per ritornare alla guida politica dell’America alias il Gendarme Planetario del Nuovo Ordine Mondiale.

 

Amministrazione americana che ha sprezzantemente carpito al Consiglio di Sicurezza dell’ONU lo scorso marzo una risoluzione di condanna contro la Libia per lanciare un nuovo assalto criminale contro il paese nord-africano e arabo dopo quello dell’epoca Reagan a metà anni Ottanta e stavolta con il consenso europeo e l’aiuto militare dei compari franco-britannici.

 

L’Imam Sayyed Ruhollah al Musawi al Khomeini (che Allah lo abbia in gloria) si riferiva agli Stati Uniti come al “Grande Satana” , fonte di tutti i problemi del pianeta e principale potenza colonialistica dell’era contemporanea: secondo la Guida della Rivoluzione Islamica iraniana era da Washington che dipendevano tutti i complotti e ogni strategia sediziosa che veniva a manifestarsi nei diversi paesi.

 

La storia degli ultimi trentadue anni dalla vittoria della Rivoluzione Islamica ha confermato il ruolo dell’America di vero e proprio nemico dei popoli e la sua funzione di cane da guardia armato fino ai denti degli interessi del capitalismo mondiale.

 

Oggi, dopo aver inventato falsi documenti per occupare militarmente l’Irak nel 2003 mediante l’esibizione , delegata all’ex generale Colin Powel, alle Nazioni Unite di ‘prove’ che l’allora presidente iracheno Saddam Hussein possedesse “armi chimiche” – delle quali non è mai stata trovata alcuna traccia – ; dopo aver soffiato sulle ceneri di tutte le cosiddette “rivoluzioni colorate” (dall’Ucraina alla Yugoslavia nei Balcani fino a quelle più recenti che hanno caratterizzato la cosiddetta ‘primavera araba’) gli Stati Uniti ci riprovano questa volta tornando ai consueti metodi propagandistici.

 

Nel mirino ritornala RepubblicaIslamicadell’Iran contro la quale nella giornata di ieri il Dipartimento di Stato USA ha lanciato pesantissime accuse in relazione ad un presunto ‘complotto’ che avrebbe visto una connection Iran-Contras per colpire l’ambasciatore saudita negli States ovvero l’ennesima cazzata interplanetaria creata ad hoc per distogliere il pianeta dai problemi reali della grave crisi che attanaglia l’economia americana e rilanciare la campagna di demonizzazione che vede Teheran nel mirino di tutte le amministrazioni statunitensi dall’epoca Carter fino ad oggi.

 

I media occidentali americano-centrici, asserviti ai diktat del padrone a stelle e strisce e supini di fronte allo strapotere della lobby ebraica che controlla ogni genere di informazione e qualsiasi canale di trasmissione, televisivo, informatico, cartaceo che sia, hanno ovviamente rilanciato la bufala “made in USA” parlando di un “complotto” iraniano contro l’America.

 

Un complotto che avrebbe, a leggere certe agenzie di stampa dei quotidiani di mezzo pianeta, dovuto far ripiombare l’America nel terrore e si sarebbe dovuto sviluppare mediante una serie di attentati contro obiettivi israeliani e sauditi nel cuore degli Stati Uniti, nella capitale Washington.

 

Un ‘piano’ dietro al quale, strano a ‘dirsi’, ci sarebbe niente popò di meno che lo zampino dell’Iran.

 

Questo a leggere qua e là le veline sioniste.

 

Il Segretario di Stato USA, Hillary Clinton, ha immediatamente accusato l’Iran (anche questa non è propriamente una novità) di aver ordito un piano in connessione con alcuni esponenti dei narcotrafficanti messicani.

 

Secondo la ricostruzione fornita alla stampa mondiale il Dipartimento di giustizia americano avrebbe ricostruito le fila del presunto complotto iraniano partendo da una indagine dell’FBI; indagine che avrebbe portato all’arresto di due cittadini di nazionalità iraniana.

 

Giusto per mettere un po’ di ‘mistero’ si ipotizzavano attentati anti-sauditi e anti-israeliani anche in Argentina. Secondo quanto hanno riportato le agenzie di stampa infatti queste erano tra i bersagli di una vasta strategia del terrore che si sarebbe dovuta estendere ad altre sedi diplomatiche e consolari dei tre nemici giurati di Teheran in altri paesi del centro e sud America.

 

In galera sarebbe finito Mansoor Ababsiar cittadino americano di origini iraniane che, a sentire gli inquirenti dell’FBI, si sarebbe messo in contatto con un investigatore americano scambiandolo per un elemento dei narcos messicani.

 

Sarebbero stati, il condizionale in tutta questa storia non solo è d’obbligo ma ci pare assolutamente fondato, questi ultimi a dover compiere materialmente l’attentato contro l’ambasciatore saudita negli USA dietro il compenso di 1,5 milioni di dollari.

 

Mah…che dire?

 

Che una simile ricostruzione non solo non convincerebbe neanche l’ultimo ragazzino arabo disinteressato alla politica ma che, soprattutto, non convince minimamente neanche chi , osservatore non proprio disattento, conosce come di muove la Savama iraniana e quanto poco, pochissimo interesse abbiano i servizi di Teheran a cooperare con elementi esterni, tantomeno non islamici, e ancor meno se narcotrafficanti incalliti come quelli dei cartelli della droga messicani (oltretutto quasi tutti under controll , noti e stranoti alle forze dell’ordine tanto di quelle messicane quanto di quelle statunitensi).

 

Una bufala di metà ottobre e nient’altro.

 

Questa la sola verità plausibile su una non notizia gettata nella rete informativa per agitare un po’ le acque o, come hanno sostenuto le autorità iraniane commentando la notizia del presunto ‘complotto’ anti-saudita, “accuse assolutamente prive di qualunque fondamento” e, secondo uno dei più stretti collaboratori del Presidente Mahmood Ahmadinejad uno “scenario precostituito per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica americana dai loro problemi interni”.

 

Mentre ‘esplodeva’ a livello mass-mediatico la notizia del presunto complotto iraniano contro sauditi, sionisti e americani da Teheran le autorità della Repubblica Islamica diffondevano la notizia secondo cui il pastore cristiano iraniano Yossef Nadarkhani non sarebbe “mai stato condannato a morte” smentendo quelle voci, girate alcune settimane fa, di una sua condanna a morte.

 

La sentenza, secondo quanto diffuso dall’agenzia di stampa iraniana, non è stata ancora determinata.

 

L’ambasciata iraniana a Roma, rispondendo all’appello lanciato agli inizi del mese dal Ministro degli Esteri , Franco Frattini, informava inoltre che “al pastore sono stati riconosciuti tutti i diritti previsti dal codice penale e dalla legge iraniana” e che nei suoi confronti ancora la magistratura non si è pronunciata.

 

Menzogne, falsità, bufale, invenzioni propagandistiche per creare eventuali dissensi e problemi nelle relazioni bilaterali tra Iran e mondo occidentale, in particolare versola SantaSede, queste sono le armi di ricatto utilizzate dall’Occidente mondialista per demonizzare uno Stato sovrano come la Repubblica Islamica contro la quale, in trentadue anni (da quando nel1979 aTeheran presero il potere i rivoluzionari islamici khomeinismi), sono state inventate di sana pianta ogni genere di accusa e qualunque idiozia possibile e immaginabile.

 

Niente di nuovo dunque dal ‘fronte occidentale’: solo tanto squallore e miseria politica.

 

Una miseria che contrassegna chi si trova, come gli Stati Uniti, in pieno alto mare con una classe politica irresponsabile, incapace di trovare una qualche soluzione alla crisi economica interna così come a quelle di politica estera (il pantano aumenta intorno alle truppe yankee in Irak come Afghanistan).

 

Teheran non ha niente da temere da Washington se i guerrafondai a stelle e strisce devono ricorrere ancora a questi mezzucci né lo devono avere tutte quelle nazioni sovrane che continuano a mantenere alta la guardia di fronte all’arroganza occidentale e sionista nel Vicino Oriente (Siria) e nell’America Latina (Venezuela).

 

 

L’America: la madre di tutte le menzogne.

 

Il Grande Satana, nemico dell’uomo e della verità.

 

‘Scusateci’ il “francesismo” ma queste sono solo , e soltanto, cazzate “made in USA”.