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La Siria e l'ipocrisia occidentale

di Marco Tarchi - 11/06/2012

Fonte: irna

RingraziandoLa anticipatamente vorrei chiedere la sua opinione sulla situazione della Siria e il rischio di  una nuova guerra. Il Ministro Terzi in una intervista al Corriere della sera parla dell'ineluttabilità del ricambio di potere a Damasco e lo considera il modo migliore di conservare amicizie nel mondo arabo, proponendo l'intervento di caschi blu con la capacità di autodifesa per fermare la violenza.Qui bisogna essere chiari - dice il ministro - una cosa è fornire armi agli oppositori, altra molto diversa sarebbe intervenire militarmente . Lei cosa ne pensa...

Da molti anni le potenze occidentali praticano una forma di ipocrisia particolarmente insidiosa. Dall'Iran all'Afghanistan, dalla Libia alla Siria - e si potrebbe continuare con gli esempi - accampano pretesti per legittimare agli occhi delle opinioni pubbliche dei propri paesi azioni militari che in realtà corrispondono solo ai loro interessi geopolitici e/o economici. Il caso siriano non è che il più recente, e non è nemmeno originale. Ricalca uno schema ormai noto. Si favoriscono rivolte contro governi che sono considerati di ostacolo, le si esalta mediaticamente calcando i toni emotivi e facendo apparire lo scontro politico come una lotta fra il Bene (i ribelli) e il Male (i regimi esistenti). Si offre sostegno d'ogni tipo - inclusa la fornitura di armi sottobanco - ai rivoltosi, per far scoppiare la guerra civile. Quando questa è esplosa, non la si ammette ma ci si limita a parlare di una crudele repressione contro i dissidenti. Le uccisioni di parte governativa durante il conflitto sono presentate come massacri; di quelle di parte ribelle non si parla o se ne presentano le vittime come inevitabili "danni collaterali". Infine, dopo una martellante campagna contro le "negazioni dei diritti umani" e una prima fase in cui si parla genericamente di necessità di "trovare una soluzione", di "riportare la pace", di "creare canali umanitari per i profughi", di "procedere per via diplomatica", si passa all'azione. Che l'Onu voti oppure no, si reclama ancor più ipocriticamente il dovere di "proteggere i civili" (solo quelli che abitano le zone dove più forte è la presenza ribelle, beninteso) e, su questa base, si passa all'azione militare a favore degli insorti. Bombardamenti, azioni sul terreno di commandos infiltrati, eccetera. Fino a cogliere il vero obiettivo: eliminare a qualunque costo la situazione politica sgradita e tentare di imporre un regime di proprio gradimento. Come abbiamo visto e stiamo vedendo, non sempre quest'ultimo obiettivo viene raggiunto, ma quello è lo scopo. E la Siria non è che il prossimo tassello di questo mosaico. Che ne comporterà altri, dato che l'obiettivo finale è ampliare quanto più possibile la sfera di dominio "occidentale", cioè statunitense, sul pianeta.