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Siria: segnali premonitori del crollo dell’occidente?

di Amin Hoteit - 21/09/2012



Le maschere sono cadute … ma l’Occidente non si è ancora deciso ad abbandonare la sua “Teoria del caos costruttivo”, nato nel cervello dei “neoconservatori” malati di arroganza, dell’illusione di poter sostenere la sua supremazia e di risolverne i problemi non solo materiali [energetici e finanziari], ma anche politici, morali e spirituali. Eppure questa famosa teoria si scontra con un’altra teoria, del “ritorno di fiamma” inevitabile; come siamo purtroppo costretti ad osservare l’Occidente ha seminato ovunque quel caos che presume lo risparmi: Libia, Tunisia, Egitto… drappeggiati nella loro presunta preoccupazione umanistica e umanitaria, i nostri leader non sono in grado di invertire il corso degli eventi, accanendosi a dimostrare il contrario. La negazione della realtà è oramai l’idea principale con cui addormentarci. L’associazione con i criminali, vale a dire i “terroristi takfiristi”, era l’arma con cui intendevano compiere il lavoro sporco, risparmiando le nostre coscienze e le nostre finanze. Esattamente come accade in Siria … Ma abbiamo la speranza, perché “la fine della speranza è l’inizio della morte”, come ha detto un certo Generale! [Nota di Mouna Alno-Nakhal].

Quando l’occidente ha lanciato la sua aggressione contro la Siria, non si aspettava di trovarsi in un vicolo cieco, più pericoloso di qualsiasi altro in cui si sia impegnato da quando il mondo è diventato unipolare e che gli Stati Uniti decisero di dominare. Scegliendo di condurre una guerra contro la Siria per salvarsi e vendicare l’”Asse della Resistenza” [Iran, Iraq, Siria, Libano, Palestina], l’unico a tenergli testa dalla fine della Guerra Fredda e a rifiutarsi di piegarsi ai diktat degli Stati Uniti, non si aspettava che la resistenza continuasse, e certo non che la Siria potesse emergerne vittoriosa annunciando un nuovo equilibrio mondiale.
L’occidente ha immaginato che cooperare con “quelli che indebitamente si richiamano all’Islam“, avrebbe potuto minare la forza e l’indipendenza dei veri musulmani, mentre gli Stati Uniti hanno usato la loro strategia del “soft power”, dopo aver cercato di ingannare i musulmani con il famoso discorso del Cairo [1] del loro nuovo presidente dalle radici africane e musulmane. Descritto come un discorso storico, inframmezzato di riferimenti lusinghieri, destinato a cancellare il sospetto creatosi con la crociata annunciata da George W. Bush e la sua guerra contro il terrorismo“! H deliberatamente confuso l’Islam con il terrorismo, così come ha equiparato l’”Asse della Resistenza di liberazione con il terrorismo indiscriminato, la guerra contro la Siria non è che un passo tra gli altri.
Gli Stati Uniti hanno quindi utilizzato le organizzazioni, i partiti e i paesi che si richiamano all’Islam, ma che seguono dei precetti che gli sono estranei per combattere il vero Islam che resiste, che crede nell’uomo, nella sua libertà e nei suoi diritti, e ritiene gli uomini opera di un Creatore unico e fratelli nella fede, chiedendo il rispetto e il riconoscimento degli altri, consigliando il dialogo per gestire i disaccordi, per quanto gravi siano … Questa è la religione che hanno sfigurato ed emarginato per promuovere il “takfirismo” che può solo distruggere, togliere i beni, la vita e l’onore degli altri, considerando tutti coloro che non condividono la sua ideologia come apostati e, quindi, da eliminare con l’omicidio! Hanno reclutato questi deviati perché hanno trovato in loro quello che volevano: l’arma per combattere l’Islam resistente! Con l’uso e abuso di tale ideologia nemica dell’umanità, estranea alla storia e al diritto, gli Stati Uniti pensavano di uscire vittoriosi da una guerra universale che avrebbero condotto in tutto il mondo. E poiché il Medio Oriente è la via e il serbatoio dell’energia che avrebbe garantito la loro perpetua egemonia, l’hanno invaso e poi vi hanno sguinzagliato i fanatici del takfirismo, che rappresenta solo il 2% dei musulmani [i wahabiti non superano i quaranta milioni rispetto a un totale di circa un miliardo e mezzo], ma gli hanno permesso di mettere le mani su una formidabile ricchezza petrolifera, ricchezza che avrebbe dovuto andare a beneficio di tutti i credenti, che dovrebbero condividere “acqua, pascoli e fuoco”… Ma l’Occidente ha fatto sì che i wahabiti ne siano gli unici proprietari [2] e la benedizione si è trasformata in una maledizione, in quanto i suoi ricavi sono utilizzati per uccidere altri arabi e musulmani e distruggere le loro proprietà. E’ con questa strategia molto “soft”, che l’Occidente ha scelto di attaccare i musulmani con i musulmani e gli arabi con arabi, per annientarli tutti, ed è in questo spirito che ha condotto la guerra contro la Siria, sperando di raggiungere i suoi obiettivi nella regione. Ha usato i ricchi e potenti gruppi wanhabiti takfiristi per condurre il suo passaggio nel secolo: “a noi occidentali la potenza, a voi takfiristi il governo locale, a condizione che iniettiate i vostri soldi nelle nostre economie, affinché noi facciamo ciò che il vassallo può aspettarsi dal suo padrone!”.
Così le persone buone sono state ingannate, e alcuni regimi sono stati cambiati attraverso le urne, traducendo l’intesa esistente tra gli Stati Uniti e i governi occidentali, da un lato, e tra gli Stati Uniti e i cosiddetti musulmani dall’altro. I movimenti takfiristi operano sotto varie etichette, così che i pianificatori statunitensi-sionisti credevano che la Siria non potesse affrontare la loro intimidazione, il loro terrorismo e la loro demagogia, e che l’occidente avrebbe fatto tutto il necessario per demolirla, qualsiasi ne fosse stato il costo… Ma dopo diciotto mesi di terrore, distruzione e crimini contro il suo popolo, la Siria non è caduta… e gli aggressori hanno subito tali sconfitte che ora i loro slogan suscitano ilarità, e l’occidente, dopo una lunga esitazione, ha cominciato a esprimere dubbi, delusione, impotenza e un fallimento, i cui segnali di allarme sono:
1. La certezza che è ormai sia impossibile rovesciare il governo siriano del presidente Bashar al-Assad, dopo aver giocato tutte le carte contro di lui, viene espressa dall’ambasciatore francese in Libano, durante un simposio che si era svolto a Beirut la scorsa settimana [il 11/09/2012], quando ha detto, in sostanza: “Non sappiamo dove va la Siria. Non possiamo offrire nulla sul terreno, perché è impossibile stabilire zone di sicurezza, corridoi umanitari o no-fly zone. Noi crediamo che al-Assad deve lasciare il potere, ma non sappiamo come!” Una dichiarazione che dimostra chiaramente l’impotenza e il fallimento dell’occidente nella situazione. Poi è stata la volta del consigliere alla Casa Bianca a esporre diversi scenari, per concludere dicendo che è più probabile che il presidente al-Assad resti al potere … perché ne ha i mezzi! Un’altra affermazione che riflette certamente la delusione degli Stati Uniti, dopo aver erroneamente dichiarato la sua illegittimità e la sua caduta imminente, ora sono obbligati ad ammettere questa forte probabilità!
2. Il forte richiamo di Papa Benedetto XVI [3], la più alta autorità spirituale cristiana cattolica e autorità morale per eccellenza, a porre fine alle violenze, al traffico di armi, e lavorare per una soluzione pacifica in Siria con un vero e proprio dialogo tra tutti i componenti della società siriana, senza interferenze esterne. Un invito che il Papa non avrebbe mai pronunciato se non avesse preso atto della situazione esatta in Siria, e se pensava di non avere buone possibilità di essere ascoltato, in particolare da Francia e Unione europea, che ora dicono di astenersi dell’armare l’opposizione siriana” [4]!
3. La disponibilità del nuovo inviato delle Nazioni Unite, Lakhdar Brahimi, a dichiararsi libero dalle pressioni “urbane” dei wahabiti, e di avere la volontà di divulgare quello che ha fatto sapere alla dirigenza del Qatar e al suo ministro degli esteri Hamad bin Jassem, riguardo al fatto che ora dovevano stare lontano dalla missione che dovrebbe porre in essere le basi per una soluzione pacifica, che essa e la sua Lega hanno sempre silurato. A questo si aggiunge la sensazione che l’occidente abbia bisogno di Brahimi per cercare di salvare la faccia. Per non parlare della sua posizione dopo l’incontro con il presidente siriano, che gli ha permesso di togliersi ogni dubbio sulla forza del governo siriano, mettendo in guardia coloro che indirettamente ostacolano la sua missione, e che le ricadute della crisi non si limiteranno ai confini della Siria, ma che “rappresentano una minaccia per il popolo siriano, la regione e il mondo“; il che suggerisce che Brahimi non sarà un Kofi Annan bis!
4. La messa in discussione delle strategie occidentali che sostengono il terrorismo, avanzata da molte parti interessate che, pubblicamente, dichiarano che il perseguimento di tale politica minaccia i propri interessi, in particolare in Europa e negli Stati Uniti [6]. E le reazioni agli estratti del film blasfemo [L'innocenza dei musulmani NdT] dovrebbe spingere gli Stati Uniti ad abbandonare la loro arroganza, per capire che è giunto il momento di smettere di manipolare i popoli [7], e rendersi conto che anche i nuovi governi nati dopo la transazione della potenza mondiale contro le autorità locale“, non sono necessariamente suoi alleati! Non è senza un retropensiero che Obama abbia detto che l’Egitto “non è un alleato e né un nemico!”
Qualcuno potrebbe dire che, sul terreno, la realtà non rispecchia questo fallimento data la quantità enorme di armi consegnate sempre ai terroristi dal Libano o dalla Libia attraverso la Turchia … l’ultima consegna era di oltre 400 tonnellate [8]! Ma … questo non è in contrasto con il successo dell’esercito arabo siriano nella sua strategia di accerchiamento prima di ripulire“, con cui ha schiacciato molti di questi terroristi, liberando una dopo l’altra le aree infestate da essi… Quindi, diciamo che la Siria è entrata in una nuova fase che possiamo riassumere come segue:
1. Il campo degli aggressori è alla ricerca di una via in uscita e, anche se alcuni hanno ancora voglia di raggiungere i propri obiettivi primari con minacce e terrorismo, sono costretti a prendere in considerazione il fatto che se innescano l’incendio, rischiano di danneggiare gli interessi dei paesi occidentali.
2. Il dialogo nazionale per una soluzione pacifica, esso solo è in grado di ripristinare la stabilità. Deve essere garantito dalle forze regionali e internazionali coinvolte nella crisi, senza dimenticare che la Siria, dopo aver resistito all’aggressione, è stata in grado di avviare la contro-offensiva.
3. Le maschere sono cadute, l’Occidente non può più ingannare nessuno… la distruttiva ideologia takfirista ha rivelato la sua devianza e quella dei suoi seguaci!

Dottor Amin Hoteit, 17/09/2012 Al-Thawra -  Articolo tradotto dall’arabo da Mouna Alno-Nakhal per Mondialisation.ca

Riferimenti [nota di Mouna Alno-Nakhal]
[1] Video: Discorso di Barack Obama al mondo musulmano dal Cairo, in Egitto
[2] Arabie saoudite: Le Pacte de Quincy, une relation spéciale, mais de vassalité. [René Naba]
[3] Benedetto XVI fa appello per la pace in Siria [Jean-Marie Guénois]
[4] Le Drian: pas de livraison d’armes à l’opposition syrienne
[5] Sur Brahimi et son approche du dossier syrien [Louis Denghien]
[6] Ron Paul: L’obsession des États-Unis pour la guerre (Iran,Syrie)
[7] La fonction du film islamophobe: provoquer une discorde entre chrétiens et musulmans [Ghaleb Kandil]  Estratto: “La volontà di causare scontri tra musulmani e cristiani si è avuta dopo il fallimento del piano per trasformare la discordia tra sunniti e sciiti, soprattutto con gli sviluppi in Siria che non vanno in questa direzione, nonostante tutto ciò che viene fatto lì, così come in Libano, dove i fuochi della fitna vengono spenti ogni volta che i suoi fautori li accedono. La diffusione di questo film mirava a far fallire la visita di Papa Benedetto XVI in Libano, che ha lo scopo di promuovere e rafforzare l’idea di amicizia e collaborazione tra cristiani e musulmani in Oriente. Il che, ovviamente, non si adatta alla logica degli stati religiosi (salafiti ebrei), i quali sostengono Israele, le monarchie del Golfo e il loro mentore statunitense.
[8] Syrian rebels squabble over weapons as biggest shipload arrives from Libya [Sheera Frenkel] Una nave libica che trasporta la partita di armi più grande in Siria dall’inizio della rivolta, è ancorata in Turchia e la maggior parte del carico viene inviato ai ribelli in prima linea, scrive il Times. Tra le oltre 400 tonnellate di carico che si trovava a bordo, vi erano dei missili superficie-aria SAM-7.

Il Dottor Amin Hoteit è analista politico, esperto di strategia militare e generale di brigata in pensione libanese. Copyright © 2012 Global Research

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora