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Società economica vs uomo

di Diego Imbriani - 26/02/2014

Fonte: decrescita

transition-townNon passa giorno in cui non viene ribadito, attraverso i mezzi di informazione, il problema dell’aumento della disoccupazione e in particolare di quella giovanile. Il mondo intero vive il lavoro come un valore fondamentale su cui basare la vita di tutti e su cui organizzare l’intera società. Ma, al di la di quello che i mezzi di informazione continuano a ribadire e al di la di quello che tutti noi siamo arrivati a credere fermamente, il lavoro non è un bene per l’uomo e mai lo è stato. In varie lingue europee tra cui alcuni dialetti italiani il significato originario di questa parola si concentra sui suoi accenti più negativi: dolore (travaillé, trabajo), servitù (arbeit); un altro termine italiano per dire lavoro è travaglio dal latino tripalium (antico strumento di tortura). Il lavoro in sostanza è sempre stato considerato una “iettatura” per l’individuo. Nell’antichità il lavoro veniva svolto dagli schiavi e gli uomini liberi erano occupati a vivere la vita e a conoscere il mondo. Per qualcuno il lavoro è l’essenza dell’uomo, il modo con cui l’individuo si realizza nella vita e nel sociale. Ma io metterei quel qualcuno dentro una miniera o a raccogliere frutta sotto il sole di una calda e “fantastica” giornata di luglio….

Il problema fondamentale è che nella ideologia attuale – condivisa dalle masse, dai politici, dagli industriali, dai giornalisti…e condivisa in ogni parte del globo - il lavoro è il bene primario per l’individuo e per il gruppo sociale. Il lavoro è un bene di per se…al di là della retribuzione che da esso si ricava (per cui vediamo spesso persone protestare per essere state messe in cassa integrazione). Questo fa si che chi ce l’ha il lavoro non lo molla e mai è disposto a ridursi l’orario di lavoro.

Siamo ciechi di fronte all’evidenza del fatto che è inutile aumentare le dimensioni della torta se questa poi viene tagliata male e la gran parte finisce a pochi privilegiati e la gran massa delle persone deve dividersi una piccola porzione. Tutti continuano a parlare di crescita, crescita economica…facciamo la torta più grande….sbagliatissimo….la montagna di rifiuti sotto cui stiamo per essere seppelliti dimostra che la il tortone è già fin troppo grosso, il segreto è tagliarlo meglio.

Con troppa facilità subiamo il lavaggio del cervello per non sospettare una nostra complicità: i beni materiali ci allettano e non riusciamo a farne a meno e il sistema ha gioco facile ad addomesticarci come bestie da consumo. Per non dimenticare che la maggior parte di questi beni viene prodotto in zone del mondo dove l’inquinamento è arrivato a livelli inimmaginabili, dove le città sono seppellite sotto una coltre di smog e le persone camminano con le mascherine.

L’umanità e l’uomo con la sua ricchezza, la sua intelligenza i suoi sentimenti sono schiacciati da questa società a una dimensione quella economica che tutto invade e tutto devasta. Dopo due secoli e mezzo di “galoppo industriale e economico” è arrivato il momento di ritrovare l’uomo. Se in passato c’era l’uomo ma non c’erano le condizioni materiali per costruire una società di persone felici ora tutto ciò è possibile. Mettiamoci al lavoro!