Abolire le leggi è più importante che approvarle

di Giannozzo Pucci - 27/04/2021

Fonte: Giannozzo Pucci

Legiferare è un’arte e non basta essere eletti in parlamento o in consiglio regionale per acquisirla. Leggi anche vecchissime possono essere molto migliori di altre recenti. La verifica del funzionamento delle leggi è un’attività che tutti possono e devono fare, oltretutto perché serve a imparare a scriverle. Invece il metodo burocratico in vigore disegna cammelli secondo il proverbio “un cammello è un cavallo disegnato da un comitato”. La cappella Sistina non sarebbe mai stata dipinta da un comitato.
Le leggi sono spesso mediazioni, ma per farle bene e non distruggere attività, qualità e creatività tipiche della civiltà italiana bisogna imparare a immedesimarsi nelle realtà dei più deboli.
Quando fu approvata la legge Visentini che imponeva il registratore di cassa a tutti gli esercizi commerciali, qualcuno è andato a vedere quante piccole attività commerciali in frazioni di montagna o marginali che costituivano servizi essenziali per la popolazione hanno chiuso? E dopo quanta gente a lasciato quei luoghi?  
Le assemblee legislative devono passare la maggioranza del loro tempo a verificare il funzionamento delle leggi non solo insieme ai funzionari esperti, ma soprattutto fra chi le applica e le subisce, per analizzarne gli effetti. In questo modo si impara anche che governare non vuol dire solo fare leggi, ma soprattutto rispondere alle necessità della gente giorno per giorno nell’interesse generale, che così i cittadini imparano a coniugare con i propri bisogni.  
Si sente un estremo bisogno di una semplificazione legislativa che cessi di rinviare ad altre normative.
Abolire le leggi è più importante che approvarle. È d’obbligo per almeno vent’anni, in molti campi, non approvare una nuova legge senza cancellarne almeno tre in vigore.