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Agenda 2030: non avrai nulla e sarai felice

di Roberto Pecchioli - 11/02/2021

Agenda 2030: non avrai nulla e sarai felice

Fonte: Accademia nuova Italia

Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. Essa ingloba 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile in un grande programma d’azione per un totale di 169 obiettivi o traguardi. Così è scritto nel sito ufficiale delle Nazioni Unite. Promessa o minaccia? Piuttosto la seconda ipotesi. Il Grande Reset – grande cancellazione e reinizio – non è la stessa cosa, ma gli obiettivi coincidono e hanno in comune la vicinanza con le politiche del Foro Economico Mondiale, il cosiddetto “partito di Davos”, il cartello delle grandi multinazionali e degli uomini più potenti del pianeta.

L’ultimo incontro si è tenuto online a fine gennaio 2021, in attesa della riunione plenaria “in presenza”, prevista a Singapore per il prossimo maggio. Tutti insieme, i vari aspetti dell’agenda mondialista confluiscono in un immenso progetto di riconfigurazione antropologica, economica, ambientale ed esistenziale a medio termine (il 2030 non è certo lontano) che non è azzardato definire epocale, nel senso che il suo successo- se vi sarà- cambierà l’esistente, l’umanità e il suo stare nel mondo (l’”esserci”, Dasein, con il lessico di Martin Heidegger) come mai è accaduto nella storia.

Occorre distogliere lo sguardo dal pur cruciale scenario del virus e tentare un primo approccio con il piano mondialista, destinato a capovolgere, forse a travolgere, le nostre vite. Si tratta di una gigantesca azione coordinata su più piani – politico, economico, sanitario, tecnologico, ambientale – destinata a rafforzare l’impero del neo capitalismo e avviare un’era nuova per l’umanità. In sostanza, si tratta dell’istituzione di un tecno-feudalesimo per il quale vale il giudizio del filosofo Giorgio Agamben. “Il capitalismo che si sta consolidando su scala planetaria non è il capitalismo nella forma che aveva assunto in occidente: è, piuttosto, il capitalismo nella sua variante comunista, che univa uno sviluppo estremamente rapido della produzione con un regime politico totalitario. (…) Quel che è certo, tuttavia, è che il nuovo regime unirà in sé l’aspetto più disumano del capitalismo con quello più atroce del comunismo statalista, coniugando l’estrema alienazione dei rapporti fra gli uomini con un controllo sociale senza precedenti. “

Uno dei video diffusi a margine del recentissimo Forum Economico Mondiale mostra l’immagine di un giovane dal sorriso raggiante ed ha un titolo emblematico: “nel 2030 non avrai nulla e sarai felice “. Sembra un programma comunista e lo è, in effetti. Il video è stato subissato di critiche sulle reti sociali e il Forum lo ha cancellato da Twitter, ma è ancora visibile nella pagina Facebook.  Negli scritti di Karl Marx si ipotizza un mondo perfetto in cui – abolita la proprietà privata – ci sarebbero stati magazzini pieni di merci in cui tutti si sarebbero liberamente serviti.

Comunismo spietato in basso, capitalismo altrettanto schiacciante in alto, per lorsignori: la variante neo feudale è che non possiederà nulla la stragrande maggioranza dell’umanità, ma la proprietà privata – non più dei “mezzi di produzione” ma di tutto, proprio tutto quello che esiste al mondo – beni, servizi, tecnologie, denaro- resterà in capo a una minoranza dal potere ferreo. Un medioevo postmoderno privo della spiritualità e dell’altezza morale dell’era di mezzo. In alto, un pugno di imperatori – i padroni universali – coadiuvati da varie caste di feudatari, vassalli, valvassori e valvassini, in basso tutti noi, i servi della gleba a cui somministrare un’esistenza animale.

In questa riflessione ci limiteremo ad analizzare questo aspetto del Reset- che, lo ripetiamo- significa cancellazione. I padroni del mondo predicono un futuro prossimo in cui la proprietà privata diffusa sarà irrilevante e potrà essere eliminata. Nel 2016 il Foro Economico Mondiale pubblicò un articolo in cui si descriveva una società apparentemente utopica in cui tutte le necessità materiali di base erano soddisfatte. Ne era autrice Ida Auken, autorevole esponente del Forum, già ministro dell’ambiente in Danimarca. La nuova Città del Sole sarà un paradiso – o inferno? - in cui in pochi minuti qualcuno consegnerà ogni tipo di merci: l’Amazon-mondo. Nessuno avrà più l’automobile, sostituita da una rete di trasporti pubblici (ma di proprietà privata…). Non si pagheranno affitti per gli alloggi, che saranno utilizzati da altri in nostra assenza. Una perfetta vita animale, nomade o transumante – meglio dire liquida? – con il trolley in mano ad inseguire qua e là “opportunità”, una sorta di perpetuo Progetto Erasmus per un’umanità sradicata.

Anche il cibo, nel sogno-incubo è gratis: spazzatura consegnata da poveracci alle dipendenze delle piattaforme dedicate; nessuno possiederà più stoviglie e posate. Sarà più “comodo” riceverle a domicilio nel momento dell’utilizzo. E’ terribile l’insistenza sulla “comodità”, la stessa che fa preferire l’uso di carte di credito (cioè di debito), fornite, ovvero controllate dal potere finanziario a scapito dei contanti. “Potrai affittare qualsiasi cosa e sarai felice “. Milioni, miliardi di vite in locazione. Ma se paghiamo un affitto, significa che beni, merci, servizi, sono di qualcuno che mantiene ben salda la proprietà e può scegliere se, a chi e a quali condizioni concederne l’uso.

Possibile che non ci si accorga dell’immenso inganno? Possibile, perché i padroni universali hanno raggiunto la capacità tecnologica di entrare nelle nostre vite e nelle nostre menti. Diventa anacronistico l’estremo appello di libertà di George Orwell in 1984: “possono costringerti a dire qualsiasi cosa, ma non c’è maniera che te la facciano credere. Non possono entrare dentro di te.” Sbagliato: ora possono. Le tecnologie di sorveglianza e l’immenso apparato di programmazione neuronale, i chip sottocutanei, i farmaci imposti, ci riescono.

Neanche il lavoro esisterà più, sostituito da “tempo per pensare, creare e svilupparsi”. Pensare a che cosa, se non a consumi materiali e triviali? Creare, poi. A che scopo, giacché niente sarà “nostro” e non ne potremo godere i frutti e trasmetterli ai figli? Quanto allo sviluppo della personalità, noi pensiamo piuttosto a un infinito numero di nevrosi, a cui potrà porre rimedio solo un’ulteriore medicalizzazione della vita, la somministrazione massiva di sostanze psicotrope in grado di far sopportare all’ homo sapiens una vita in cattività, da animale d’allevamento.

Non ci sarà bisogno di uscire per fare compere, “l’algoritmo lo farà per me “. Si spiega assai bene l’immenso esperimento di ingegneria sociale sotteso al coronavirus: tutti a casa, distanziati “socialmente”, atomi solitari e diffidenti che ricevono la pastura dal padrone. Servi della gleba: nell’economia curtense, i contadini e le loro famiglie avevano l’obbligo di rimanere a vita nel feudo del vassallo o valvassino del Signore e lavorare per lui. In cambio, ne ricevevano protezione e la garanzia del minimo sostentamento materiale. Tutto, tranne pochi attrezzi e qualche suppellettile, era di proprietà del feudatario.

Che avesse ragione Nietzsche e la teoria ciclica della storia, l’”eterno ritorno” ? La Auken così conclude: “non ho alcuna proprietà. Non ho automobile. Non ho casa. Non possiedo vestiti né apparati. Ti può sentire strano, ma in questa città ha senso”. La proprietà privata è un accessorio superfluo, quasi un fastidio. Strano che non se ne liberino gli iperpadroni, proprietari di tutto, i Signori neofeudali. Non avremo più alcuna vita privata: “non ho intimità reale. Non posso andare da nessuna parte senza essere registrato. Tutto ciò che faccio, penso e sogno resta registrato. Alla fine, è una buona vita “. Folle, ma idee del genere sono l’avanguardia visibile di ciò che ci aspetta, e poco vale che il Forum abbia spiegato che le idee espresse sono della Auken e non del WEF, che però le pubblica e le diffonde in altri documenti, come il video dianzi citato, nel quale, tra l’altro, vi è la previsione che entro il 2030 mangeremo cibo artificiale.

E’ uno degli obiettivi di Bill Gates, che però, prudentemente, acquista fondi agricoli fertili; ne possiede già oltre centomila ettari. L’immondizia alimentare è per noi, non per lorsignori. Intanto, detto fatto: l’UE impone etichettature per carne e altri cibi con l’indicazione che possono causare il cancro. Hanno verificato con il virus che la paura fa novanta, nell’Occidente terminale e materialista. Cambieranno anche la civiltà alimentare, modificando in profondità non solo abitudini di vita, ma travolgendo interi settori economici e lo stesso panorama che abbiamo davanti agli occhi. Mangerai meno carne, intima il Forum, indicando come alternativa insetti, alghe e carne artificiale. Per il bene dell’ambiente e della nostra salute: il Grande Fratello è vegetariano e chissà se potremo scegliere ancora la nostra dieta. Per puro caso, Bill Gates è uno dei grandi finanziatori delle ricerche sui prodotti Frankenstein, attraverso imprese come Beyond Meat e Impossible Foods. Ha anche investito nella cosiddetta biologia sintetica, una tecnologia il cui obiettivo è produrre artificialmente ogni tipo di alimenti.

Ci permettiamo di sottolineare quanto siano futili le contrapposizioni politiche e ideologiche alimentate ad arte, rispetto all’immensa portata dei veri temi del presente e del futuro prossimo. L’ Agenda 2030 informa che “un miliardo di persone dovranno emigrare a causa del cambiamento climatico. Dovremo fare un miglior lavoro di benvenuto e integrazione di questi rifugiati”. Perché spendere risorse nel contrasto ai cambi climatici se sappiamo in anticipo che ci sarà un esodo biblico di quelle proporzioni? “

Le imprese pagano per il diossido di carbonio. Ci sarà un prezzo globale standardizzato. Questo accelererà la sparizione dell’uso di combustibili fossili”. Chi fisserà il prezzo? Forse il Soviet Supremo del partito monopolista globale. “L’umanità potrà viaggiare su Marte” Per fare che cosa, e chi paga? E Poi, perché andare su Marte, se saremo così felici quaggiù? Intanto, ci si organizza per un mondo in cui non ci si sposterà quasi più, la perfetta riedizione del feudalesimo. Il telelavoro ci terrà inchiodati alla scrivania domestica, controllati da remoto da un sorvegliante a sua volta dipendente da un livello superiore.

Dicono apertamente che ci dovremo scordare i viaggi, il turismo e i voli low cost: l’aereo sarà nuovamente riservato a loro, i pochi felici ed illuminati. Per noi, viaggi di corto raggio: è già in agenda il ritorno dei vagoni letto, la rivincita della cara, vecchia ferrovia. O macchinista, metti il carbone, quel macchinone fallo partir. E’ la realizzazione perfetta di ciò che Tocqueville aveva immaginato alla metà del secolo XIX, una tirannia che degrada, oblitera l’anima senza torturare il corpo, “potere immenso che manterrà in perenne adolescenza, alla ricerca costante di piaceri volgari”. Noi aggiungiamo l’avvento di un materialismo più greve di quello marxiano e più assoluto di quello liberale.

L’ epidemia è stata provvidenziale per l’oligarchia in quanto ha consentito di mettere alla prova con successo il rapporto verticale tra sudditi e sovrano, senza più mediazioni sociali, politiche e valoriali, con l’eliminazione di “ogni rapporto estraneo allo scambio individuale tra protezione e obbedienza” (Roberto Esposito). L’Agenda 2030 può quindi essere anticipata, come ha annunciato il Forum, giacché “i cittadini sono ormai preparati”. Verissimo, per questo ci hanno messo la maschera e nascosto il volto.

Loro non si nascondono affatto. Così ha scritto Klaus Schwab, il gran ciambellano del Forum, nel programma per l’anno in corso: “aspetto positivo della pandemia è che ci ha insegnato che possiamo introdurre cambiamenti radicali nel nostro stile di vita con grande rapidità. I cittadini hanno dimostrato ampiamente che sono disposti a fare sacrifici per il bene delle cure sanitarie. E’ evidente che esiste una volontà di costruire una società migliore e dobbiamo approfittarne per garantire il Grande Reset”.  Il bene dell’uno per cento dell’umanità, il tecno feudalesimo postmoderno è spacciato per interesse comune, sino alla grottesca critica del capitalismo globalizzato. Organizzano il futuro e anche la paradossale opposizione a se stessi, consapevoli che gran parte dell’umanità, nonostante il colossale indottrinamento, non la pensa come loro. Bill Gates avverte, dal canto suo, che i “viaggi aerei devono essere ridotti di oltre la metà. Gli aerei contaminano molto “.

Strana globalizzazione sedentaria, con la popolazione asserragliata in abitazioni d’affitto a lavorare a cottimo. Il Forum annuncia senza giri di parole che bisognerà tornare a spostarsi in treno. In un messaggio propagandistico, ci spiegano quanto sia “meraviglioso viaggiare nei treni notturni “. L’aereo sarà privilegio dei ricchi: campane a morto per Ryanair. Torneremo, noi della plebe, al treno del sole, tutt’al più riavremo l’Orient Express, pagabile a rate con prelievo diretto attraverso rid bancario. Le magnifiche sorti e progressive dei popoli che “il capitalismo attuale ha portato a grandi diseguaglianze economiche”. Parole sfacciate di chi ha provocato l’incendio.  

Si tratta, al contrario, di una grande controffensiva egemonica rispetto alla crisi di consenso che ha investito il finanzcapitalismo (Luciano Gallino) e che presto toccherà il tecno capitalismo feudale e panottico dei GAFA. E’ illuminante una riflessione di Geminello Preterossi, autore di Contro Golia: “se di un riorientamento c’è bisogno, per gli oligarchi di Davos questo dovrà essere realizzato dal capitalismo stesso, cioè da coloro che hanno prodotto il disastro. Con una sorta di illusionistico falso movimento, mettendosi all’opposizione dell’esistente, sfruttano l’occasione della pandemia per immunizzare il potere assolutistico del capitale da qualsiasi reale cambiamento che provenga dal basso e rappresenti un’alternativa organizzata: per far questo occorre mutare narrativa, fingere di liquidare il neoliberismo per salvare e rilanciare il capitalismo (il cui nucleo di potere neoliberale resta intatto), potenziandone le possibilità di dominio. Quel dominio delle menti si spinge fino al progetto smisurato di un controllo totale, algoritmico, sulle vite, il cui residuo di differenza e autonomia deve essere azzerato o neutralizzato con modalità automatiche. “

La passività sociale sostenuta dalla sorveglianza blocca il conflitto e riduce al minimo la socialità, divenuta sinonimo di pericolo. Il Reset distrugge la piccola e media impresa e gran parete del tessuto sociale e comunitario, abolisce le tradizioni storiche e disgrega l’autonomia dell’umano. E’ la fine della libertà in nome di una sinistra uguaglianza che Pasolini avrebbe chiamato feroce omologazione e Orwell conformismo coatto. Tutto ciò è condito con un’indigeribile salsa che Preterossi chiama “fatua retorica del bene comune, del green, dell’inclusione, in cui la neolingua esenta dalla coerenza per mistificare qualsiasi situazione, facendola apparire il contrario di quella che effettivamente è. “

L’obiettivo finale è l’anti società post umana. La posta in gioco è una trasformazione antropologica di cui Agenda 2030 non è che una tappa. L’obiettivo finale è superare l’uomo, la svolta del transumanesimo dentro un orizzonte in cui la tecnica è la levatrice della storia e il capitalismo si fa religione, come intuì Walter Benjamin. La nuova normalità sarà costituita da rapporti sociali ridotti al minimo, con la maggior parte dell’umanità (occidentale) chiusa nella tana, connessa ad apparati artificiali, sorvegliata dal nuovo Panopticon, con comportamenti e condotte previste e preordinate dal sistema tecnologico, in attesa di diventare una componente di nuovi, sofisticati apparati. Lo sfruttamento dell’uomo diventerà ancora più capillare, sino a produrre due specie umane distinte: i feudatari-padroni e i servi della gleba, a cui vengono fatte amare le catene attraverso l’ignoranza, la paura, le sostanze farmacologiche misteriose introdotte nel corpo fisico da un potere diventato biopotere.

Finiranno molte attività economiche, artistiche, culturali, l’impoverimento – materiale e spirituale- sarà immenso, mentre la digitalizzazione delle relazioni umane sarà l’apice del delirio anti umano e la resa a un raggelante nichilismo diretto dall’alto. Il totalitarismo mellifluo di Davos e Silicon Valley è la risposta di un liberismo incattivito dalla sua incapacità di ottenere legittimazione e consenso.

La vita è altrove e non è detto che la gigantesca operazione di riconfigurazione riesca. L’uomo ha riflessi di vita. Tutto sta a capire se la vecchia, antiquata realtà si lascerà sconfiggere dalla vita disincarnata preparata, con moto uniformemente accelerato, dalle oligarchie sociopatiche del denaro e della tecnica. Tuttavia, sia pure con modalità del tutto diverse da ogni passato, la dialettica resta quella indicata da Hegel: servo contro Signore. Non siamo nulla, quindi non possiamo avere nulla. La consapevolezza della condizione di servi, non più persone ma materiale umano, è il primo passo per uscire dalla caverna e attaccare i Signori.