Benvenuti nel mondo nuovo. Non è molto diverso da quello vecchio.
di Francesco Dall'Aglio - 14/06/2025
Fonte: Francesco Dall'Aglio
Salve, sono un piccolo/medio/grande attore locale, o una potenza regionale che per un motivo o per l'altro non ha ottimi rapporti con l'Occidente (loro dicono perché maltratto le donne, le minoranze, la comunità LGBTQIA+ e la cosa molto spesso è vera, ma a me continua a sembrare più probabile che il motivo sia che a casa mia c'è il litio, il lantanio, il petrolio, l'uranio eccetera, e che a casa loro economicamente le cose non vanno benissimo), e questo è quanto ho imparato dagli ultimi eventi (avrei potuto impararlo anche dalla questione ucraina, ma ero distratto).
1) La mia unica garanzia di sopravvivenza politica è l'arma atomica. Ovviamente svilupparla, produrla, schierarla e saperla utilizzare è una cosa difficilissima e costosissima, che non è alla portata di tutti. Dovrò legarmi a qualcuno che ce l'ha ed è disposto ad aiutarmi a svilupparla, se non addirittura a condividerla (difficile) o al limite a farmi 'ospitare' sue testate nucleari sul mio territorio, oppure sviluppare l'atomica cosiddetta “sporca”. Certo non ha lo stesso effetto, ma è meglio di niente. Anche le armi chimiche e biologiche, alla peggio, potrebbero essere un'idea. Alla peggio.
2) Negoziare con l'Occidente è inutile, serve solo a fargli guadagnare tempo per organizzarsi meglio, armare meglio i suoi proxy e piazzare i suoi uomini nelle mie istituzioni per minarmi dall'interno (questa non è una mia deduzione, è stato tranquillamente ammesso dalle stesse persone che negoziavano e firmavano gli accordi). Allo stesso modo devo evitare qualsiasi rapporto con agenzie tecnicamente neutrali (OSCE, AIEA eccetera) che non sono state costituite allo scopo di danneggiarmi ma hanno al loro interno persone che lo fanno, utilizzando le ispezioni e gli scambi concordati di informazioni per fornire dati ai miei avversari. Sempre allo stesso modo devo uscire immediatamente dai trattati che limitano in qualsiasi modo le mie capacità di difesa, tipo il Trattato di Ottawa sulle mine antiuomo (tanto non lo rispetta nessuno) o, per tornare al punto 1, il Trattato di non proliferazione nucleare. O la convenzione sulle armi chimiche.
3) Dal punto di vista della rappresentazione mediatica, in caso di conflitto più o meno aperto i media mondiali saranno inondati di dettagliatissime foto satellitari delle mie installazioni militari distrutte (allego foto del radar di Sobashi, in Iran, prima e dopo l'attacco israeliano. La foto del dopo è stata diffusa a pochissime ore di distanza), mentre per quanto riguarda l'Occidente o il suo proxy ci saranno solo foto di abitazioni o strutture civili (o presunte tali), in campo molto stretto. In questo modo l'opinione pubblica mondiale verrà convinta che io colpisco solo obiettivi civili (un po' perché i miei armamenti sono arretrati e raffazzonati, quindi non precisi, e un po', e forse soprattutto, perché sono cattivo) mentre il mio avversario colpisce solo obiettivi militari, con grande efficacia e precisione, senza fare nessuna vittima (dal satellite i morti non si vedono). Questo convincerà l'Occidente di essere nel giusto, e seminerà dubbi all'interno del mio paese.
4) Organizzazioni liquide come BRICS, SCO eccetera non servono a niente. Oltre all'atomica la mia unica speranza di salvezza è una rete di alleanze militari come quelle che legano i paesi occidentali e gli alleati statunitensi nel Pacifico, che mi garantirebbe un minimo di sicurezza in maniera più pratica, più economica e più veloce che sviluppare l'atomica. Certo, rischierei di essere coinvolto in conflitti che non mi riguardano direttamente e/o di mettermi al servizio di interessi altrui, per quanto non occidentali, ma sempre meglio che essere bombardato o che mi si organizzi una rivoluzione colorata nel cortile di casa. Se l'Occidente ha una rete di alleanze militari, anche il non-Occidente deve averla per sperare di cavarsela, altrimenti da solo ogni paese, fosse l'Iran, la Russia o anche la Cina, rischia moltissimo.
Benvenuti nel mondo nuovo. Non è molto diverso da quello vecchio.