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C'era una volta il sindacato dei lavoratori (e di classe)

di Antonio Catalano - 10/07/2025

C'era una volta il sindacato dei lavoratori (e di classe)

Fonte: Antonio Catalano

Tra fine anni ’70 e inizi anni ’80 il sindacato cambia pelle, le nuove regole del mercato pretendono che il mondo del lavoro si adatti alle regole del gioco di un mercato che imprime una forte spinta iper liberista. 
Annientare la cosiddetta rigidità del lavoro, farla finità cioè con le “sicurezze” conquistate nei decenni precedenti a suon di battaglie sindacali e politiche. Il salario deve diventare variabile indipendente (dal mercato), come detto da Luciano Lama nel ’77 e come poi confermato dalla famosa “svolta dell’Eur” del ’78. Il sindacato confederale diventa concertativo, collaborazionista. 
È la Uil a teorizzare prima di tutti la necessità di passare dal sindacato dei lavoratori al sindacato dei cittadini. L’attenzione si sposta dai luoghi di produzione alla società, dove non è più il lavoratore ad essere considerato il centro dell’attività sindacale.
Siamo ora arrivati a Landini, che ultimamente vive una certa intesa con Marco Cappato. Va ricordato che Cappato è un classico prodotto della scuderia radicale, quella che in modo militante ha sempre sostenuto campagne contro i lavoratori, in nome di un liberismo estremo che va dal sostegno a politiche guerrafondaie alle rivendicazioni di libertà e “diritti” civili.
L’associazione Luca Coscioni, emanazione del mondo radicale, ora spinge perché si arrivi alla somministrazione della pillola abortiva al di fuori degli ospedali. Fu Roberto Speranza, nel 2020, a emanare linee guida che consentissero «l’accesso all’interruzione di gravidanza farmacologica nei consultori e negli ambulatori, con la possibilità di assumere l seconda pillola anche a casa». Le donne abbandonate a se stessa nella piena “libertà” di abortire in casa, senza scomodare il servizio sanitario.
La Cgil, insieme all’ormai fida Uil, «ha deciso di aderire e promuovere questa iniziativa che mira a superare gli ostacoli, spesso ideologici e non sanitari, che ancora limitano l’applicazione uniforme della 197». La Cgil si fa sostenitrice della campagna lanciata dall’associazione Luca Coscioni per una «petizione popolare per chiedere l’adozione di procedure chiare e uniformi che rendano realmente accessibile l’aborto farmacologico senza ricovero».
Di questo sindacato i lavoratori non hanno nessun bisogno… capito perché poi non vanno a votare a certi referendum?