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Trump ha davvero cambiato idea sull'invio di armi all'Ucraina?

di Daniele Dell'orco - 09/07/2025

Trump ha davvero cambiato idea sull'invio di armi all'Ucraina?

Fonte: Daniele Dell'orco

Ad appena una settimana di distanza dall'annuncio dello stop alle forniture militari Usa verso Kiev, tutti i giornali titolano che il Presidente americano, indisposto nei confronti di Vladimir Putin («ci racconta stronzate»), ha cambiato idea.
È davvero così?
La questione riguarda principalmente la tipologia di armi che l'Ucraina sta da mesi chiedendo agli Stati Uniti, che dall'insediamento di Trump non hanno MAI approvato, fino ad ora, nuovi pacchetti oltre quelli già stabiliti da Joe Biden.
Kiev, com'è noto, chiede diverse armi, sia difensive che offensive, ma soprattutto invoca a gran voce missili intercettori per i sistemi di difesa aerea Patriot.
Gli Stati Uniti dispongono oggi soltanto del 25% dei missili necessari per soddisfare i piani operativi del Pentagono. Ed è proprio questo allarmante impoverimento degli arsenali, aggravatosi a causa dei conflitti in Medio Oriente, ad aver indotto l’amministrazione Trump a bloccare temporaneamente l’invio di munizioni all’Ucraina.
In una telefonata con Zelensky, Trump ha preso le distanze dalla sospensione, sostenendo di aver ordinato solo una revisione delle scorte, non il blocco degli aiuti.
Ma fonti della Difesa Usa citate dal Guardian sostengono che la decisione di congelare i trasferimenti sia nata da una valutazione interna basata sul tracciamento globale delle munizioni, uno strumento usato dal Pentagono per garantire che le riserve restino sopra la soglia minima per i piani militari.
Già da anni, in realtà, molte munizioni strategiche risultano al di sotto di quel livello, soprattutto da quando l’amministrazione Biden ha intensificato il supporto militare all’Ucraina. Ma la situazione è persino peggiorata quando, tra febbraio e aprile, gli USA hanno dispiegato nuove batterie Patriot in Medio Oriente a difesa d’Israele e contro gli Houthi, oltre che durante l'operazione militare contro obiettivi iraniani, che ha richiesto il lancio di circa 30 missili intercettori solo per contenere la rappresaglia iraniana sulla base di Al Udeid in Qatar (servono sempre ALMENO 2 missili per ogni balistico da intercettare).
La Russia, che probabilmente due conti se li è fatti, ha iniziato proprio in questo periodo ad intensificare gli attacchi aerei sull'Ucraina, che vanno ormai a segno anche con risorse belliche modeste come i droni Shahed o Gerbera. Segno che le difese non ci sono.
C'è chi sostiene che il blocco agli aiuti voluto da Trump sia frutto di un accordo con Putin il quale avrebbe implicitamente ricevuto un semaforo verde per mettere in ginocchio Kiev. Molto più probabile invece che Mosca abbia intuito l'incapacità americana di far fronte alla difesa dei cieli di almeno 5 zone sensibili: quelli americani ovviamente, quelli israeliani, quelli delle basi Usa in Medio Oriente, quelli dell'Indo Pacifico e in particolare di Taiwan.
In tutto ciò, nonostante Zelensky abbia provato a convincere Trump che queste armi verranno PAGATE (con soldi derivanti dagli aiuti Ue) a differenza di quelle del passato e nonostante gli alleati europei si siano proposti di comprarle loro per poi dirottarle a Kiev, il problema è che gli Usa NON HANNO margini per produrle in tempi brevi. A maggior ragione visto che i contratti col Pentagono hanno la priorità e con le scorte a zero dovranno prima essere soddisfatti quelli.
La parziale inversione di rotta di Trump, insomma, non ha risolto l'interrogativo SU QUALI armi verranno inviate, visto che ha detto che parla "soprattutto di armi difensive" ma, per i motivi esposti, non ha menzionato i esplicitamente i missili Patriot.
La "pace attraverso la forza" sfoggiata da Trump col blitz in Iran rischia di aver prodotto l'effetto contrario: esporre il sistema industriale Usa a delle aspettative impossibili da soddisfare al momento, visto che la capacità produttiva nazionale non riesce a colmare il vuoto lasciato dai prelievi per l’Ucraina.
E di conseguenza incentivare gli avversari di Washington.
Gli USA hanno finora sostenuto Kiev attraverso due canali: l’attingimento diretto dalle scorte del Dipartimento della Difesa e l’USAI (Ukraine Security Assistance Initiative), che prevede contratti con aziende private per la produzione di armi. Tuttavia, entrambe le vie sono rallentate proprio per la necessità urgente di ricostituire gli arsenali statunitensi.
Gli Usa producono 600 missili Patriot all’anno, ma solo l’Iran dispone ancora di oltre mille missili balistici che potrebbero essere usati contro le basi americane nel caso saltasse la tregua con Israele.
O, per fare un altro esempio, i missili Stinger, circa 2000 quelli già inviati all’Ucraina, rappresentano l'equivalente di TUTTA la produzione americana di due anni e mezzo, e sono ormai essenziali anche per la difesa degli Stati Uniti stessi contro i droni nemici.
Anche e soprattutto viste le nuove tattiche militari ideate in Ucraina dall'intelligence di Kiev supportata proprio dal Pentagono.
Ecco perché i cieli ucraini sono sguarniti, ecco perché Putin ne sta approfittando ed ecco perché la brutta figura che rischia di far fare a Trump sta indispettendo il tycoon.
Bisognerà attendere con che luna si sveglierà The Donald domani o dopodomani o il giorno dopo ancora per capire se alle dichiarazioni contro Putin seguiranno provvedimenti reali.